Lingue inventate nei videogiochi: a cosa servono?

Spesso capita di trovare lingue inventate nei videogiochi: proviamo a spiegare la loro introduzione attraverso esempi celebri.

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a cura di Alessandro Colantonio

Editor - GameDivision

Perché alcuni videogiochi hanno lingue inventate? Cosa spinge gli sviluppatori a creare da zero un'intera lingua per un'esperienza virtuale che occuperà solo una manciata di ore nella vita delle persone? E addirittura quei giochi che hanno più lingue? La creazione di una lingua da zero potrebbe sembrare semplicemente una scelta casuale o un mero esercizio stilistico, ma in realtà può nascondere motivi un po' più profondi.

Quando parliamo di lingue inventate, i nostri primi pensieri sono sicuramente volti al Signore degli Anelli e agli altri libri ambientati nella Terra di Mezzo di Tolkien, ma anche a opere audiovisive come Star Trek e Game of Thrones. Sono esempi ben fissati nel nostro immaginario collettivo, perché la costruzione dei loro mondi narrativi è scesa così in profondità da spingere i loro creatori a sviluppare e inventare anche linguaggi fantasiosi come l'Elfico, il Klingon e il Dothraki. Ma anche nei videogiochi accade spesso di inventare nuovi linguaggi per rispondere a diverse esigenze di design.

L'esigenza più importante per l'introduzione in gioco di una lingua inventata è sicuramente l'incentivazione dell'immersione del giocatore: se il gioco in questione si svolge in un mondo fantastico e mai visto prima, avere lingue estranee alla realtà può essere un ulteriore livello di immedesimazione nella narrazione e nel gameplay del prodotto. Esempi puri di questo tipo sono l'Hylian della serie The Legend of Zelda, riportato nei diversi giochi della serie anche in differenti declinazioni antiche e moderne, alcune delle quali esistono in gioco addirittura solo come contestualizzazione con strani simboli e parole dal suono esotico, senza possibilità di essere comprese o capite dal giocatore.

Tuttavia, l'immersione spesso non giustifica da sola l'invenzione di una lingua, e anzi, questa può essere accompagnata da altre motivazioni. In questo articolo proviamo proprio a illustrare alcuni esempi famosi di linguaggi inventati, sottolineando il loro ruolo nel videogioco di cui fanno parte.

L'Animalese, la buffa lingua di Animal Crossing

L'Animalese di Animal Crossing, celebre simulatore di vita paesana in un territorio abitato da buffi animaletti antropomorfi, è considerabile una lingua pur trattandosi di una semplice sintesi vocale approssimativa di un testo scritto in lingue reali. Approssimativa, perché le parole scritte nei dialoghi non sono riprodotte nella loro interezza, ma invece ne vengono sintetizzate le singole lettere in fila, portando in diversi casi a pronunce sbagliate ma buffe.

Col tempo, le pronunce dell'Animalese hanno subito modifiche e rimaneggi. In alcuni casi, come in Animal Crossing: Wild World, la sintesi vocale è stata rallentata per cercare di adattarla al suono delle sillabe invece che delle singole lettere, portando però a risultati ancora più buffi e meno intellegibili. Invece con Animal Crossing: New Horizons, l'ultimo gioco della serie, la l'Animalese è stato ri-programmato con un adattamento più internazionale, con una copertura maggiore e più chiara dei fonemi del mondo occidentale, nonché la possibilità anche di comprendere i segni d'interpunzione nei discorsi.

La pretesa dell'Animalese, nonostante non sia un vero e proprio linguaggio, trova la sua ragion d'essere nella semplice contestualizzazione chibi, buffa e rilassante del gioco. Immersione in gioco, appunto. Le voci degli abitanti di Animal Crossing, infatti, per rimarcare questo mood sono riprodotte con pitch molto alti o molto bassi.

Il Simlish, la lingua senza regole di The Sims

Uno dei più celebri giochi a includere una lingua inventata è sicuramente The Sims, simulatore di vita che ha fatto la storia dei videogiochi e che attualmente continua a macinare numeri incredibili con le tantissime espansioni di The Sims 4. Se avete toccato almeno una volta questo videogioco, vi sarete accorti che i personaggi parlano usando parole incomprensibili. Ebbene, tali parole sono state codificate in una sorta di lingua chiamata Simlish.

Ciò che dovrebbe far riflettere del Simlish è che la sua creazione non è stata intesa tanto come immersione in gioco, dato che si tratta di parole rasenti il nonsense e dato che ci troviamo in un mondo riconducibile al nostro pianeta. Il Simlish è nato semplicemente come approssimazione di una comunicazione che deve essere intuitiva e inclusiva: che i giocatori siano americani, italiani, arabi, cinesi, tedeschi o indiani, essi devono intuire cosa accade dalla gestualità dei Sim e dal suono delle parole senza incontrare barriere linguistiche.

Will Wright, mente dietro The Sims, aveva provato inizialmente a usare diverse lingue esistenti come l'inglese per la sua internazionalità, o il navajo, l'ucraino e l'estone per i suoni marcati; il motivo era la creazione di un livello di astrazione tale da poter ricondurre a ogni situazione un feedback intuitivo per il giocatore. Per questo dalle lingue reali passò a far sperimentare al suo team un linguaggio che suonasse nuovo, randomico e colorato, ma soprattutto senza regole. Nel Simlish, infatti, i doppiatori non seguono regole grammaticali, ma farfugliano parole nonsense cercando di dare un senso aleatorio, enfatizzando accenti e toni dei discorsi.

Col tempo, ovviamente, alcune parole sono diventate riconoscibili e sono attualmente usate con un determinato significato. Ogni giocatore di The Sims, per esempio, sa che se sente un "Sul Sul", vuol dire che un Sim sta salutando per andare via. La cosa divertente di tutto ciò, è che EA Games a partire da The Sims 3 ha inserito anche canzoni originali cantate da artisti internazionali, ma in Simlish!

Le lingue-cifrari: Final Fantasy, Pokémon, Tunic e Stray

Quante volte vi è capitato di incontrare strani simboli nei videogiochi, riconducibili a linguaggi perduti? Oltre che per motivi di contestualizzazione fantastica e immedesimazione, questi vengono lasciati dagli sviluppatori anche per lasciare messaggi nascosti, o più semplicemente per creare una sorta di gioco nel gioco, dove l'utente è chiamato a risolvere un puzzle sfruttando il mondo reale.

Per lingue inventate del genere basta segnarsi su un foglio i simboli incontrati (o trovarli su eventuali guide in gioco, cartacee o online), e sostituirli ciascuno con una lettera dell'alfabeto. Un esempio molto semplice e basilare è l'Al Bhed di Final Fantasy X, un dialetto che il personaggio Tidus, assieme al giocatore, impara pian piano col procedere del gioco. Nell'Al Bhed basta semplicemente scambiare una lettera dell'alfabeto latino con un'altra per trovare la chiave di lettura.

Un esempio invece un po' più complesso invece è quello che succedeva in Pokémon Zaffiro e Rubino: esplorando delle antiche rovine, il giocatore si imbatteva in strani linguaggi puntiformi. Mediante l'aiuto del libretto d'istruzioni del gioco, si scopriva che quegli strani simboli erano parte dell'alfabeto braille, un linguaggio utilizzato dalle persone non vedenti e ipo-vedenti nel mondo reale. Ogni frase cifrata in gioco celava il metodo per aprire un portale e catturare un Pokémon leggendario; in questa maniera attraverso il puzzle dell'alfabeto braille si scopriva un ulteriore puzzle in gioco, e nel contempo si sensibilizzavano anche i giocatori a temi come la disabilità visiva.

Esempi più recenti appartengono al mondo di Tunic e di Stray, dove decifrare le rispettive lingue inventate per i giocatori costituisce una sfida nella sfida, una sorta di meta-gioco per scoprire ulteriori dettagli sull'ambientazione del titolo e, magari, anche nuovi segreti di gameplay. Pensate che per Tunic è stato realizzato perfino un tool dai fan per apportare una traduzione più efficace e veloce.

Più linguaggi e culture che coesistono in opere fantasy e sci-fi

Il livello massimo di immedesimazione viene raggiunto in opere fantasy come per esempio Skyrim, dove sono presenti molti più linguaggi di finzione per rappresentare un ambiente vivo e vibrante di tante diverse culture, come il Signore degli Anelli insegna.

Alzi la mano chi ha imparato a memoria gli urli di Skyrim, o almeno chi ha urlato almeno una volta nella sua vita Fus Ro Dah! Tali "formule magiche" che sbloccano poteri antichi riconducibili ai draghi, fanno parte del Dovahzul, un linguaggio che presenta 34 caratteri nel suo alfabeto fatto di rune, le quali identificano sia sillabe che lettere singole. Benché sia la lingua più famosa dell'universo narrativo di tutta la saga di The Elder Scrolls, il Dovahzul non è di certo l'unico linguaggio di finzione presente.

In giochi di questo tipo la cosa sorprendente è che i loro creatori hanno pensato anche all'aspetto culturale dei linguaggi di finzione. Restando in Skyrim, gli individui della razza dei Khajiit si riferiscono a sé stessi in terza persona quando parlano, mentre se cerchiamo vere e proprie lingue inventate con tanto di regole grammaticali, si finisce per studiare la lingua Aldmer, utilizzata dalle razze elfiche di The Elder Scrolls, la quale è composta da declinazioni come il latino o il greco antico.

Una sorte simile capita in opere sci-fi come per esempio Mass Effect, dove alcuni linguaggi vengono inventati proprio per calare il giocatore in un contesto multiculturale e diversificato. Molti dei personaggi alieni incontrati utilizzano termini ed espressioni della loro lingua madre, offrendo spunti aggiuntivi sulle culture di riferimento.