Lost Planet 3, seminare distruzione a spasso con il RIG

Anteprima - Abbiamo avuto l'occasione di provare Lost Planet 3, lo sparatutto fantascientifico di Capcom. Scopriamo insieme cosa aspettarsi da questo gioco, in uscita a giugno su PC, PS3 e Xbox 360.

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a cura di Roberto Buonanno

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Lost Planet 3, seminare distruzione a spasso con il RIG

Il gioco è, per la maggior parte del tempo, uno sparatutto in terza persona, tra personaggio e mirino buona parte dello schermo è occupata da elementi che nascondono la visuale. Il mirino è molto grosso perché include un indicatore della carica dell'arma, decisamente ingombrante; non è possibile regolarne la trasparenza con le opzioni, almeno non lo era in nella versione preview. I controlli sono i soliti da shooter.

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Come variazione al tema ci sono alcune missioni o mini giochi nei quali si pilota il RIG, un mech che serve per recuperare materiali e, grazie a chele e braccia può anche massacrare i nemici, così come schiacciarli sotto i piedi. Insomma, una specie di MechWarrior senza mitra e lancia missili.

La fase di pilotaggio del RIG è in prima persona ed è decisamente epica, con vibrazioni a ogni passo e distruzione di parti dell'ambiente a durante l'incedere inesorabile del bestione. Nel gioco si combatte spesso e volentieri contro gli Akrid, creature primitive e aggressive che si nascondono nell'ambiente, sotto i ghiacci o tra le rocce.

Già nel corso delle prime fasi di gioco c'è un enorme massacro di creature indigene. Le cose più interessanti sono sicuramente le gerarchie dettate dalla catena alimentare. I mostriciattoli più piccoli scappano quando arrivano quelli più grossi, pesce grosso mangia pesce piccolo, eccetera eccetera.

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Il combattimento è spesso tattico, ovvero non basta mirare e sparare alla rinfusa. Molti Akrid sono corazzati e quindi sono vulnerabili solo in determinati punti, che di solito sono rossi.

Infine ci sono i soliti, enormi boss, mega mostri da sconfiggere come sempre, non sparando a raffica, ma schivando i colpi, concentrandosi sui punti giusti per renderli vulnerabili e poi colpirli dove fa più male.