Obama: studiamo i videogiochi violenti per evitare tragedie

Nell'inaugurare le nuove regole sulla circolazione delle armi Barack Obama ha anche detto di voler avviare studi sull'effetto dei giochi violenti, che sembrano finiti in mezzo a uno scontro su altri temi.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Barack Obama ha chiesto che si studi con attenzione l'effetto dei videogiochi violenti sulle persone più giovani, nell'ambito del discorso che ha tenuto insieme al suo vice Joe Biden per sostenere un maggiore controllo sulla circolazione di armi da fuoco negli Stati Uniti.

L'intervento è una diretta conseguenza degli eventi drammatici che si sono verificati il mese scorso, vale a dire l'assalto armato a una scuola elementare. Qualcuno ricorderà che nei giorni successivi i commenti si sono (nuovamente) focalizzati sul fatto che gli aggressori fossero anche dei giocatori, e qualcuno come al solito ha cercato di trovare una connessione.

Quello di Obama tuttavia è stato un attacco diretto alla ricca industria della armi, non a quella dei videogiochi. Ciò che il presidente ha affermato è che si vuole fare tutto il possibile per prevenire la violenza, e questo significa anche comprenderne le origini, o almeno provarci. Obama ha quindi chiesto al Parlamento dieci milioni di dollari per finanziare uno studio che faccia emergere le possibili connessioni tra violenza e giochi, ma non solo: ha citato anche generiche "immagini mediatiche", riferendosi probabilmente a cinema e televisione.

Qualcuno ovviamente ha già preparato le barricate, ma per il momento non sembrano esserci motivi per gridare alla censura. Vale la pena domandarsi però perché Obama abbia voluto citare esplicitamente proprio i videogiochi. È senz'altro possibile, come lascia intendere Aurich Lawson di Ars Technica, che lo abbia fatto perché proprio questi sono stati chiamati in causa dalla NRA (National Rifle Association, la lobby che rappresenta i produttori di armi da fuoco), con lo scopo di spostare l'attenzione dalle armi stesse.

Il desiderio di approfondire l'argomento tuttavia non è nuovo, e il dibattito è aperto da molti anni ormai. Solo un mese fa infatti, sempre negli USA, era stata proposta una legge per rinnovare gli studi sugli effetti dei videogiochi violenti - liquidata senza molto clamore. Obama ha inoltre sentito le parti in causa prima del suo intervento pubblico. 

Venerdì infatti ha incontrato, insieme a Biden, i rappresentanti di alcune tra le più importanti aziende nel settore dei videogiochi. La ragione dell'incontro era proprio il massacro di Newton, un argomento sul quale "il governo sta cercando aiuto", come ha affermato lo stesso Biden in occasione del meeting, aggiungendo che "sappiamo che non esiste una soluzione definitiva. Sappiamo che è un problema complesso".

L'associazione dei produttori di videogiochi (ESA) ha successivamente rilasciato un comunicato stampa nel quale si riconosce il grave problema della violenza legata alle armi da fuoco negli USA, e si ricorda che gli studi fatti finora non hanno evidenziato nessun legame tra questa e i videogiochi. Ciò nonostante società come EA, Activision e altre si dicono ansiose di trovare "il modo di lavorare insieme, con responsabilità ed efficacia, per sostenere i rilevanti sforzi dell'amministrazione".

In effetti la comunità scientifica è generalmente d'accordo sul fatto che i videogiochi non rendano le persone violente, ma è bene ricordare che esistono opinioni discordanti a riguardo. Non si è giunti a una verità definitiva, e vista la natura della materia difficilmente ci si arriverà presto; anzi, visto che sono coinvolte psicologia, sociologia e altre discipline non numeriche, forse si dovrebbe accettare l'idea che una verità assoluta semplicemente non esiste. Il cuore della faccenda tuttavia è un altro.

Probabilmente infatti qui non si tratta di scienza, ma della consueta battaglia tra i gruppi di potere che influenzano la politica statunitense. Pressioni legalizzate che non sorprendono, ma resta il fatto che la NRA potenzialmente potrebbe influenzare l'opinione pubblica al punto da creare una "crociata antivideogiochi"; è probabilmente questo che temono l'ESA e i suoi associati.

###old2092###old

Insomma, ieri Obama potrebbe aver scoperchiato un nuovo vaso di Pandora, andando a toccare una delle corde più sensibili dei suoi concittadini. Potrebbe aprirsi una sorta di guerra interna, di cui l'industria dei videogiochi non vuole certo finire per essere vittima; una ragione più che valida per schierarsi con Barack Obama e con chi punta il dito contro le armi da fuoco. Che probabilmente sono la parte più rilevante del problema, insieme alla cultura della paura descritta, per esempio, in Bowling for Columbine.