Outriders: Worldslayer | Recensione

Outriders: Worldslayer espande il gameplay del titolo di People Can Fly, dando nuovi stimoli a investire ore e ore ancora una volta

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a cura di Alessandro Palladino

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Espandere Outriders era un augurio che tutto sommato era un desiderio che avevamo covato già in recensione, quando ne parlammo in termini comunque lusinghieri. Il titolo di People Can Fly non è certo un looter shooter che può contendere con i colossi del genere, anzi non ci si avvicina neanche, eppure ha il suo fascino, si aggrappa alla sua idea e fa le sue cose abbastanza bene da incollarvi allo schermo quanto basta. Con Outriders: Worldslayer, la prima (e unica?) espansione dopo il corposo aggiornamento New Horizons, la posta in gioco sale con una nuova campagna di breve durata e un endgame invece arricchito enormemente, seppur mantenga quelle che sono le caratteristiche tipiche del titolo base.

Chi si aspettava una rivoluzione può anche terminare qui la lettura: non c’è nulla che sovverta l’equilibrio di Enoch, a meno di essere giocatori del day one, allora in quel caso ci sono una marea di migliorie che vi siete persi in tutto questo tempo. Tutta roba assennata, ascoltando la community e cercando di bilanciare le richieste con l’identità il più possibile. Ma come se la cava quando si esce dagli aggiornamenti ai numeri e si parla di contenuti a pagamento?

Spaccamondi

La base di trama a cui si aggrappa Outriders: Worldslayer riprende dalla fine del gioco base e dal mezzo della ricerca dei pod, andando a indagare ancora di più l’effetto dell’Anomalia e andando a risolvere diversi punti focali senza dimenticare di introdurre nuovi personaggi, come la Comandante dei Ribelli: la Mutazione che spicca sulla copertina del contenuto aggiuntivo. Meramente a livello di storia, Outriders: Worldslayer non è altro che una piccola aggiunta di poche missioni, con aree che non hanno neanche secondarie da completare o collezionabili da cercare. Andate, pulite e arrivate direttamente al nocciolo della qualità, ovvero i contenuti post-campagna.

Forse sarebbe stato carino espandere ancora di più il mondo di gioco, regalare una campagna dignitosa e prendere ispirazioni dalle missioni meglio riuscite della storia principale. In un certo senso, Outriders: Worldslayer lo fa nel proporre ambientazioni spettacolari che ci ricordano quanto l’art direction del gioco sia più che ispirata, ma per il resto le catene dei difetti di un tempo continuano a inchiodare il potenziale cinematografico dell’avventura sci-fi, regalandoci perfino i nefasti momenti in cui la telecamera fa un po’ quel che vuole.

Però almeno tutto è doppiato e l’aggiunta di nuovi personaggi ci regala una caratterizzazione nuova sia delle new entry che della squadra del nostro Outrider. Sebbene sia evidente che la scrittura non sia stato il focus centrale nell’ideazione di Worldslayer, il quale punta tutto sull’aggiungere una marea di equipaggiamento, elementi da personalizzare, rami di classe, livelli di difficoltà e tanto altro.

Alla fine della Tempesta

Sostanzialmente Outriders: Worldslayer fa quello che un po’ ci aspettavamo facesse un ipotetico contenuto aggiuntivo dopo il lancio: dare nuovi stimoli a continuare a giocare. Inizialmente questo si traduceva nelle Spedizioni e ci vedeva intenti a completare le stesse missioni a difficoltà crescente per ottenere equipaggiamento sempre migliore. Questo non è affatto cambiato, anzi è ancora così, e quello che aggiunge Worldslayer in questo senso va a colpire dei parametri che possiamo aumentare per sentirci più forti, provare nuove build e aggiungere set inediti per far vedere quanto versatili siano le classi.

Le armi ottengono una nuova rarità che porta a 3 gli Slot Mod identitari e il livello difficoltà Apocalisse è una versione migliorata del Livello Mondo, se non più crudele. Essenzialmente adesso avrete più scelte e obiettivi da perseguire in termini di creazione dell’Outrider definitivo, pur rimanendo nel loop delle orde di nemici da sconfiggere. Ma questo non è un male di per sé, Outriders nasce e diverte proprio perché è soddisfacente veder esplodere in mille pezzi alieni e ribelli in nome dei numeri e del bottino, quello che serviva era una motivazione che rendesse meno monotono il giro nei contenuti finali del gioco. Worldslayer esaudisce questo desiderio con un dungeon longevo e difficoltoso.

In questo luogo legato alla fine del gioco, vi ritroverete a seguire percorsi e prove di natura casuale, le quali metteranno alla prova il vostro equipaggiamento e la conoscenza delle varie tipologie di nemici da abbattere. Inutile dire che il bottino migliore si cela nei piani più alti del dungeon insieme a una sfida finale che va a fare il verso al Cuore della Tempesta della versione base. Qui People can Fly ha colto la necessità dei giocatori di vecchia data, ha dato un parco giochi in cui divertirsi e sperimentare, una sfida che può essere ripetuta all’infinito e senza mai annoiare troppo. Questo è il vero motivo che dovrebbe spingervi verso Outriders: Worldslayer, chiamasi fame di passare altre ore ad apprezzare il gunplay del gioco. Poche pretese, pochi vrtuosismi, solo il naturale proseguimento di un’idea per chi ha avuto già modo di viversela a suo tempo.