PC vs Console: perché è un dibattito senza senso

PC vs Console: un confronto inevitabile per chi gioca ma che, da qualche anno, ha perso totalmente di senso. Oppure no?

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a cura di Michele Pintaudi

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Il mondo dei videogiochi, si sa, è bello perché è vario: ognuno di noi ha infatti a disposizione, oggi più che mai, decine e decine di possibilità diverse per decidere come vivere e come fruire di questo medium così particolare. C’è chi vede il videogioco come una forma d’arte, chi come un mezzo di comunicazione e chi semplicemente vi si approccia considerandolo un bel passatempo.

Ognuna di queste concezioni, in ogni caso, può assolutamente dirsi corretta: la società di oggi offre tante opportunità in tema di intrattenimento, e sta a noi capire dove e come muoverci in questo senso. In un panorama così ampio e variegato non mancano però diverse dispute che, se prese nel modo sbagliato, rischiano di rovinare quella che è e deve essere un’esperienza in ogni caso piacevole. Un esempio? La costante “battaglia” PC vs Console: una questione di cui spesso si parla e che, oggi, vogliamo analizzare in maniera quanto più possibile imparziale e ponderata. Perché, insomma, parlare ancora di PC vs Console non ha senso?

PC vs Console: gli albori di una battaglia priva di significato

Partiamo dal principio, andando forse addirittura un po’ troppo indietro. La storia dei videogiochi ha inizio tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, e i primi esempi a nostra disposizione ci mostrano uno strumento impiegato perlopiù in contesti e per scopi di carattere accademico.

Progetti come OXO e Tennis for Two avevano infatti obiettivi di natura didattica, e solo nel 1972 arriverà un primo grande passo verso il gaming come lo conosciamo oggi: è quello l’anno di uscita della prima console casalinga della storia, che risponde al nome di Magnavox Odyssey. Da quel momento l’industria del videogioco non ha fatto che crescere e prosperare ancora e ancora, arrivando poco alla volta a conquistare del tutto il panorama mainstream e a ritagliarsi un posto sempre più importante nell’immaginario collettivo.

Al fianco delle console, dall’Atari 2600 al NES fino alla prima PlayStation, troviamo vivo e pulsante anche un altro modo di approcciarsi a questo medium così particolare: il PC, che offriva un’alternativa diversa e indirizzata prevalentemente a un pubblico più formato e avanzato. Se le console offrivano infatti un’esperienza già pronta, diretta e immediata, giocare su PC andava spesso a richiedere abilità e competenze che non tutti avevano a disposizione: si trattava insomma, a grandi linee, di un’operazione per veri smanettoni.

Anche il PC gaming si è però evoluto nel corso degli anni, adottando dalla metà degli anni Novanta a oggi un carattere sempre più accessibile per ogni tipologia di utente. Se prima si trattava di materia per pochi, oggi siamo di fronte a un contesto molto più aperto e che anzi riesce a essere fruibile al 100% da utenti di ogni età e senza particolari specializzazioni. Ciò che conta, la maggior parte delle volte, è conoscere e saper scegliere i giusti componenti per creare la macchina perfetta per giocare.

Entra qui in gioco un primo aspetto di confronto tra PC e console: mentre la prima è una piattaforma ampiamente personalizzabile, con il giocatore che può acquistare e gestire decine e decine di componenti in totale autonomia, la seconda propone al pubblico una sorta di pacchetto “già pronto”. L’hardware non è infatti modificabile (almeno non in via ufficiale) e l’utente finale si trova con già a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno. Con tutti i pro e i contro del caso.

È infatti inevitabile incorrere, in questi frangenti, in qualche limitazione di carattere tecnico: chi sostiene a spada tratta il PC gaming, fa molta leva su quanto in effetti una console non possa raggiungere determinate vette dal punto di vista grafico e non solo. Il punto di questo articolo vuole essere proprio questo: è vero che le console sono qualche passo indietro da questo punto di vista, ma è davvero qualcosa di così importante?

Al contempo, l’altra faccia della medaglia ci mostra tutta una serie di ragioni per cui giocare su console non è un’esperienza meno significativa. Qualche esempio? PlayStation, Xbox e Nintendo offrono una nutrita lista di titoli che è possibile vivere in esclusiva su tali piattaforme, ma anche qui stiamo entrando in un territorio i cui confini stanno pian piano andando a scemare.

Oggi infatti quelle che un tempo erano esclusive stanno, poco alla volta, approdando anche su altri dispositivi: pensiamo all’arrivo di The Last of Us e Uncharted su PC, così come alla possibilità di sfruttare addirittura tecnologie come il cross-play per vivere mille avventure insieme a chiunque, indipendentemente dalla piattaforma. Meglio insomma puntare sull’hardware o sulle esclusive? L’importante, siamo seri, è giocare. E farlo nella maniera che più ci rende felici, e in grado di goderci appieno il medium più bello che ci sia.

PC vs Console: serve davvero discuterne?

Nel corso degli anni, anche e soprattutto a seguito dell’esplosione delle piattaforma social, il dibattito PC vs Console si è rapidamente trasformato in una polemica che spesso lascia poco margine al contraddittorio. Tutti vogliono aver ragione, e in pochi accettano quantomeno di ascoltare l’opinione altrui: siamo sicuri che si tratti di un comportamento sano?

La domanda è assolutamente retorica, in quanto è bene tenere conto come e quanto, soprattutto oggi, il mondo dell’intrattenimento sia ampio e variegato. Ognuno di noi ha a propria disposizione decine e decine di opportunità per divertirsi e trascorrere qualche ora del proprio tempo libero, e l’azione del videogiocare è soltanto una delle tante. Perché allora ridurla a una sterile polemica, come può essere la scelta di una piattaforma piuttosto che un’altra? In fin dei conti l’obiettivo finale è il medesimo: divertirsi.

Le differenze tra console e PC si sono negli anni assottigliate, e oggi siamo di fronte a uno scenario dove il confine tra queste due realtà è meramente di carattere tecnico. Da una parte abbiamo l’hardware e dall’altra la possibilità di vivere alcune esperienze in via esclusiva, ma per il resto si tratta di due facce della stessa medaglia.

Tralasciando il discorso delle prestazioni ci si trova davanti a poche, pochissime differenze: un motivo, questo, che deve spingere il giocatore medio a una breve ma importante riflessione. Se il mondo di oggi ci dà la possibilità di scegliere, forse è bene accogliere quest’opportunità e non cercare sempre e comunque la polemica o uno scontro che in fin dei conti risulta sterile e privo di motivazioni.

Cos’è meglio tra PC e console? Entrambe, nessuna, non ha importanza. Vivere, concepire e percepire un prodotto videoludico dev’essere qualcosa capace di trascendere i limiti e le imposizioni dettate da una piattaforma o da una particolare tecnologia. Quel che conta davvero è quel che troviamo alla fine del viaggio: un’esperienza che, se colta e vissuta in modo corretto, può divertirci ma soprattutto coinvolgerci in un modo mai visto prima. Questo, semplicemente, è ciò che un videogioco è in grado di fare. Tutto qui.

PC o console? Tiriamo le somme!

Abbiamo visto insieme i mille aspetti legati al dibattito PC vs Console: uno scontro che ormai non ha più senso di esistere, anche e soprattutto per merito dell’evoluzione costante di un medium ricco di sfaccettature come il videogioco. La speranza per il futuro è che l’argomento si possa sì affrontare, ma con un approccio meno polemico e magari persino collaborativo.

Non dimentichiamoci come, indipendentemente dalle nostre preferenze, siamo sempre e comunque videogiocatori. Se decidiamo di vivere la nostra saga preferita su Xbox, su PlayStation, su Switch o su PC… Cosa cambia, in fin dei conti? Si riduce tutto a una mera questione di prestazioni, aspetto che non dovrebbe determinare quelle che sono le reali qualità di un prodotto videoludico. Un gioco deve infatti saper emozionare, colpire e coinvolgere a vari livelli: tutto il resto, dalla grafica al comparto sonoro fino a tantissimi altri elementi, possono e forse devono passare in secondo piano. Ciò che conta non è dove, ma come decidiamo di vivere un’esperienza di questo tipo. Giusto?