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Pentiment | Recensione - Un thriller medievale unico

Pentiment, ultimo progetto di casa Obsidian, sta finalmente per arrivare: un esperimento davvero audace, avrà funzionato?

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a cura di Michele Pintaudi

Editor

Il 2022 si è finora rivelato un’ottima annata per la sempre più ricca industria dei videogiochi: un settore dove più andiamo avanti più riusciamo, anno dopo anno, ad ammirare una qualità e una quantità di scelta impressionanti. Ognuno, praticamente senza esclusioni di alcun genere, può trovare il prodotto perfetto per le proprie esigenze, con tantissime esperienze sempre più particolari.

Pentiment è una di queste: stiamo infatti parlando di un titolo pressoché unico nel suo genere, che sin dal suo annuncio lo scorso anno ha attirato l’attenzione del pubblico per il suo stile quantomai singolare. Una produzione con cui Obsidian Entertainment ha voluto sperimentare dando vita a qualcosa di totalmente originale. Il risultato? Scopriamolo insieme, cominciando da una piccola introduzione sull’ultima fatica del team californiano.

Pentiment: benvenuti nel XVI secolo!

Come il titolo di questo paragrafo suggerisce, Pentiment ci catapulta indietro nel tempo fino al XVI secolo: un periodo di transizione per un’Europa che, concluso il Medioevo, si preparava all’avvento dell’Età Moderna. I creatori di Fallout: New Vegas e Pillars of Eternity hanno qui voluto (ri)evocare le giuste atmosfere, a partire da un attento e ricercatissimo comparto estetico: un insieme di elementi perfetti per dar vita a un mosaico che, dal punto di vista grafico, è davvero una perla con pochi confronti.

Nel cuore della Baviera faremo conoscenza del protagonista di Pentiment: Andreas Maler, un giovane artigiano con il sogno di diventare un artista riconosciuto in tutto il continente. Una serie di tragici eventi lo porteranno però a trasformarsi suo malgrado in una sorta di investigatore, impegnato a scoprire l’identità dell’assassino di un importante nobile tedesco… Tentando di scagionare un amico, ingiustamente accusato del crimine.

La trama si estende in un arco narrativo di ben 25 anni, nei quali il nostro Andreas si troverà di fronte a scelte da compiere, a personaggi (alcuni fin troppo singolari) da conoscere e ai tanti eventi che hanno scandito la storia che tutti noi abbiamo studiato. Il tutto impreziosito da tinte thriller e da un costante senso di mistero che ci accompagneranno, passo dopo passo, in un viaggio che non possiamo che definire unico.

Oltre all’estetica, con la quale lo studio di sviluppo ha voluto sperimentare ottenendo un comparto artistico eccezionale, a colpire è infatti la narrazione vera e propria. Siamo infatti di fronte a un’avventura raccontata come solo Obsidian sa fare, con quel mix di sarcasmo che non va mai a sminuire l’importanza - e talvolta persino il dramma - di una storia che merita di essere vissuta. Da tutti i videogiocatori.

A scandire le vicende troviamo, come detto, tantissime decisioni su quale strada prendere: una scelta di dialogo potrà infatti portare a conseguenze importanti all’interno delle generazioni successive, e sarà dunque fondamentale valutare con moltissima attenzione ogni crocevia che ci si parerà davanti. La libertà in questo senso è impressionante, così come lo è la possibilità di esplorare ambientazioni realizzate con una cura dei dettagli davvero minuziosa.

Passeggiare tra la cittadina di Tassing e l’abbazia di Keirsau, nel bel mezzo delle Alpi Bavaresi, risulterà spesso e volentieri persino rilassante: anche da questo punto di vista Pentiment riesce appieno nei suoi obiettivi, offrendo al giocatore un’avventura capace di trasmettere le vere sensazioni di quel preciso periodo storico. In ogni sua piccola componente.

Un nuovo corso per Obsidian?

A livello di gameplay siamo di fronte a un gioco di ruolo dalla struttura assai particolare, e l’unico paragone che mi sento di fare potrebbe essere con Disco Elysium: due esperienze sì diverse, ma accomunate da alcuni elementi di base che scandiscono il viaggio del videogiocatore. Pentiment è infatti un’opera originale sotto ogni punto di vista, e ogni paragone rischia di essere superfluo o persino errato. La natura “doppia A” nel titolo potrebbe far sì che lo stesso venga sottovalutato o non considerato da molti, e il che sarebbe un vero peccato al netto dell’indiscutibile bontà del prodotto stesso.

Sono infatti tanti i particolari che vanno a impreziosire il lavoro di Obsidian, tra i quali non potrei non citare ad esempio anche la colonna sonora: un grazioso accompagnamento in pieno stile medievale a cura di Alkemie, collettivo di Brooklyn fortemente appassionato e specializzato nella realizzazione di musica di questo genere. Un consiglio spassionato? Se non lo conoscete, date un’occhiata qui!

Il comparto estetico, impressionante per l'incredibile attenzione ai minimi particolari, può risultare a tratti addirittura un'autentica opera d'arte. Lo stile delle illustrazioni è forse il vero e proprio elemento distintivo dell'esperienza complessiva, in tutte le componenti che la caratterizzano. Appena avviato il gioco, potremo scegliere persino i font che ci accompagneranno durante la nostra avventura: una scelta stilistica per l'appunto, ma non solo. Di base si tratta infatti di un'ulteriore plus per quanto riguarda il fattore accessibilità del gioco, con alcuni dei caratteri scelti che potrebbero in effetti essere un po' ostici da leggere: la soluzione proposta, oltre a essere elegante, è insomma utile e pratica.

La natura ampia dell’esperienza nel suo complesso la rende, per forza di cose, passibile di qualche piccola imperfezione. Non manca qualche errore grammaticale qua e là - nulla che vada a compromettere l’esperienza di gioco, e comunque prontamente risolto dalla Day One patch - e qualche missione secondaria non all’altezza degli standard del gioco. La sensazione, con queste ultime, è che lo studio abbia optato per qualche riempitivo di troppo al fine di arricchire il quadro generale. Come detto, in ogni caso, nulla di compromettente.

Se da alcuni punti di vista Obsidian ha osato e anche tanto, dall’altro lato va detto che forse ci si poteva aspettare qualcosa di più. Tra le decisioni che andremo a prendere, infatti, ne troveremo di fondamentali… E altre quasi totalmente fini a sé stesse. Sotto questo aspetto siamo davanti a un piccolo passo indietro rispetto a quanto visto, ad esempio, con The Outer Worlds: un titolo dove le scelte si andavano a propagare in maniera molto importante, talvolta persino esagerata, all’interno del ricco impianto narrativo del gioco. Non possiamo in ogni caso dire, nella maniera più assoluta, che le forti aspettative intorno a questo progetto non siano state soddisfatte: ci troviamo davanti a un'esperienza solida, divertente e capace di intrattenere a più livelli. Se da un lato spicca infatti una narrazione curata nel minimo dettaglio, non manca qualche momento più scanzonato a ricordarci di quanto si tratti pur sempre di un prodotto videoludico. Ma di qualità davvero, davvero elevata.

Il tutto senza tralasciare un aspetto molto importante: Pentiment si presta infatti a essere giocato e rigiocato più volte, proprio perché è impossibile condensare tutta l'esperienza di questa piccola perla in un'unica run. La longevità del titolo è variabile, ma la sua rigiocabilità offre molti spunti per (ri)vivere l'intera avventura più volte e prendendo ogni volta strade differenti. Ciò che rimane con Pentiment è dunque la sensazione di avere per le mani qualcosa di unico: un prodotto con una sua anima chiara e definita, che potrebbe persino dar vita a una sorta di nuovo filone per Obsidian Entertainment. Mentre il team è al lavoro su Avowed e sul sequel del già citato The Outer Worlds, non è infatti da escludere un impegno in progetti dalle dimensioni più contenute sulla falsariga di quest’ultima produzione.

Titoli del genere sono infatti un toccasana per un’industria, quella dei videogiochi, troppo spesso legata a prestazioni e a una fin troppo marcata esagerazione di quanto ci si possa spingere oltre. Talvolta il meglio lo si può trovare nella semplicità: Pentiment ne è la perfetta dimostrazione, ed è disponibile sin dal day one su Xbox Game Pass. Allora, pronti a un viaggio agli albori dell’Età Moderna?

Voto Recensione di Pentiment - Xbox Series X


8.4

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Comparto artistico fenomenale

  • La solita, inconfondibile penna di Josh Sawyer

  • Tantissime decisioni da prendere…

Contro

  • … Ma alcune non contano davvero

  • Qualche missione riempitiva di troppo

Commento

Pentiment è un prodotto che mi sento di definire con un aggettivo ben preciso: unico. Un’avventura dalle forti tinte thriller dove a colpire, oltre a un’estetica davvero eccezionale, è la cura verso una narrazione che ci accompagna in ben 25 anni della vita del nostro protagonista. Il tutto condito da tante scelte da compiere e dalla sensazione di trovarsi, sotto molti punti di vista, di fronte a un titolo capace a suo modo di innovare l’industria del videogioco.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Pentiment - Xbox Series X

Pentiment - Xbox Series X