Planar Conquest

La Settimana Indie propone due titoli di stampo fantasy, ognuno con peculiarità piuttosto differenti.

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a cura di Lorenzo Quadrini

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Planar Conquest riprende chiaramente i grandi classici 4X a turni quali Age of Wonders, Warlock e il più recente Endless Legend. Il gioco in realtà, seguendo la storia editoriale della software house indipendente Wastelands Interactive, non è altro che una versione senza bug di un precedente lavoro: World of Magic. Sotto questo punto di vista Planar Conquest offre un’esperienza sicuramente priva di problematiche e di crash, inserendosi nel mercato in maniera finalmente giocabile.

Il prodotto ricalca in maniera fedele quasi tutti gli elementi caratteristici dei videogiochi citati in apertura di pagina. Il giocatore si trova a vestire quindi i panni di un Sorcer Lord, con l’obiettivo di eliminare tutti gli avversari presenti nella mappa. La modalità principale offerta è quella della campagna sandbox che, nonostante risenta di una trama fin troppo raffazzonata, ha come pregio quello di una grandissima personalizzazione.

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Il gameplay si snoda lungo i rodatissimi cardini di ogni 4X che si rispetti: gestione delle proprie economie, accumulo delle risorse, sviluppo militare e conquista territoriale e diplomatica. Il modello scelto, come già detto, ricalca tantissimo Age of Wonders. Al contrario quindi delle controparti non-fantasy quali Civilization, Planar Conquest propone una mappa terraformabile grazie alle differenti magie elementali del proprio alter ego, un sistema pseudo GDR per quanto concerne la gestione di Eroi e unità speciali, l’esplorazione di dungeon e la creazione di interi eserciti.

Il gioco ricalca le stesse feature di altri concorrenti più blasonati, aggiungendo una buona realizzazione tecnica che permette di far girare il software su sistemi operativi recenti - cosa non facilissima se si decide per esempio di dedicarsi ad Age of Wonders II.

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Tecnicamente Planar Conquest non fa gridare al miracolo, ma si rivela un prodotto sicuramente degno di essere acquistato, almeno per i più appassionati del genere. Unico grosso neo sono le battaglie automatiche, le quali spesso e volentieri si risolvono a favore dell'intelligenza artificiale, senza minimamente curarsi della disparità di forze in gioco. Un problema questo che porta il giocatore a doversi sorbire manualmente ogni singolo scontro, rischiando altrimenti di perdere la propria armata migliore in qualsiasi scaramuccia.

A livello grafico il prodotto offre una buona caratterizzazione di truppe ed elementi di game design. Planar Conquest in conclusione è un titolo che può fare gola ai nostalgici dei 4X in salsa fantasy, che al posto di optare per un revival vogliono puntare su un prodotto di ultima uscita, seppur non molto originale.