Playstation 3 senza Linux? Sony pagherà milioni

A sei anni dalla rimozione della funzione OtherOS dalla PS3 Sony si ritrova a pagare milioni di dollari ai consumatori inviperiti.

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a cura di Manolo De Agostini

Sony pagherà per la rimozione di Linux dalla Playstation 3, una feature tolta dalla console con un aggiornamento firmware pubblicato nel 2010. A godere del risarcimento - dopo sei anni di battaglia - saranno gli utenti statunitensi, più in particolare fino a 10 milioni di possessori della console in versione "Fat".

L'azienda nipponica ha firmato un accordo extragiudiziario per cui si impegna a versare 55 dollari a ogni individuo che sarà in grado di dimostrare che, al momento dell'aggiornamento incriminato, beneficiava della funzione OtherOS per usare altri sistemi operativi sulla console.

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L'intesa, che dovrà essere approvata da un giudice il mese prossimo, vede per l'azienda un ulteriore esborso di 9 dollari verso ogni acquirente che al momento dell'acquisto dimostrerà di essere consapevole della funzione Other OS. La richiesta di risarcimento può arrivare solo da chi ha acquistato una PS3 Fat negli Stati Uniti tra il primo novembre 2006 e il primo aprile 2010.

Spiegato l'epilogo, o presunto tale, è bene ricordare cosa avvenne sei anni fa. Sony decise di rimuovere la funzione OtherOS dalla Playstation 3, non integrandola nei modelli Slim e togliendola con un update del firmware dalla precedente versione Fat. La scelta fu ricondotta a presunti problemi di sicurezza, un modo elegante per non dire "pirateria".

La scelta dell'azienda creò tumulto tra gli appassionati e furono diversi gli acquirenti di PS3 che insorsero perché ritenevano quella funzione parte fondamentale della loro decisione di acquisto. Alcuni avevano scelto di acquistare la console solo per quella caratteristica, al fine di usare la console come un duttile media player.

Il problema non era solo la decisione dell'azienda, ma anche come era stata proposta: Sony disse che l'aggiornamento era assolutamente volontario, anche se nei fatti ciò voleva dire castrare enormemente il potenziale del dispositivo.

Chi non aggiornava al nuovo firmware era infatti impossibilitato a connettersi al PlayStation Network, giocare online/offline e vedere film in Blu-Ray qualora i contenuti avessero richiesto il nuovo firmware. Diciamo che la casa nipponica non giocò bene le sue carte, messa alle strette sul fronte della pirateria.

A vincere non è solo una fetta di acquirenti PS3 che ha deciso, probabilmente per senso di giustizia, di portare avanti la propria battaglia, ma soprattutto gli avvocati che si sono occupati del procedimento. Sony verserà infatti fino a 2,25 milioni di spese legali. E poi dicono che Linux non vale niente.