Pokémon Let’s Go Pikachu ed Eevee Recensione, il ritorno a Kanto

Abbiamo recensito il nuovo videogioco di Pokemon di Game Freak: Pokémon: Let's Go, Pikachu!

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a cura di Yuri Polverino

Sono passati tanti anni, 22 per la precisione, da quando i mostriciattoli più famosi del mondo sono arrivati nelle mani di milioni di appassionati grazie a Pokémon Rosso e Blu. Era il 1996, e l’ormai obsoleto (ma sempre affascinante) Gameboy ci raccontava - in enormi texture bianche e nere – la storia di come un giovane e ambizioso allenatore di Pokémon potesse ambire al riconoscimento più alto: completare il Pokedex, ottenere tutte le medaglie e diventare il nuovo campione della lega Pokémon.

Sono passati tanti anni dicevamo, e dopo tante incarnazioni ed evoluzione del brand (che hanno attraversato tutte, o quasi, le console portatili Nintendo) ecco arrivare il tanto desiderato capitolo per Switch. Contro ogni aspettativa, però, la casa grande N decide d’interrompere temporaneamente la normale prosecuzione del franchise, per proporre quella che di fatto è un’operazione a metà fra lo spin-off e il remake. Pokémon: Let’s Go, Pikachu ed Eevee rielaborano in chiave moderna (estetica e di gameplay) gli storici episodi Blu e Rosso. La trama è pressoché la stessa, le novità invece riguardano più che altro il lato tecnico e quello pratico, grazie alle possibilità offerte da Switch, dalla Poké Ball Plus e dalla modalità cooperativa. Abbiamo passato circa 30 ore nella tanto amata regione di Kanto: ecco la nostra recensione.

Il Pokémon per tutti

Lo dice proprio Junichi Masuda –director del gioco, nella lettera d’accompagnamento allegata al codice review ricevuto diversi giorni fa: “Volevamo sviluppare un gioco Pokémon adatto a tutti.” Dichiarazione d’intenti chiara e netta, che in qualche modo tradisce le aspettative dei giocatori più hardcore ma che al contempo esalta i nostalgici che non vedevano l’ora di avere fra le mani un’esperienza accessibile e divertente, in onore dei vecchi tempi. E, andando per gradi, la prima cosa che salta all’occhio di Pokémon: Let’s Go è proprio questa: sembra di ritornare negli anni novanta, a Biancavilla, nei panni di un giovane allenatore pieno di sogni e tanta curiosità. La telecamera dall’alto ci mostra un mondo di gioco però completamente rinnovato nell’aspetto, ora più colorato, definito, accattivante. Non mancano anche delle piccole cut-scene che sicuramente rendono più moderna tutta quanta l’esperienza. Se l’estetica dunque si rinnova, a cambiare sono alcune delle dinamiche classiche.

Non ci sono più gli incontri casuali, bensì i Pokémon selvatici saranno ben visibili e potranno essere facilmente evitati. Nel caso in cui invece vogliate affrontarli, questi non potranno essere uccisi bensì solo catturati seguendo le dinamiche di Pokémon Go!, il famoso titolo mobile. Lanciamo la Poké Ball e, se siamo bravi e fortunati, il piccolo esserino sarà nostro. Avremo anche a disposizione le bacche per rendere più facile la cattura, oppure le “Ball” più potenti per facilitarci il compito. Completare il Pokedex sarà molto importante nell’economia dell’avventura, mentre il potenziamento della nostra squadra di Pokémon deriverà principalmente dalle lotte con gli altri allenatori. Sono quest’ultime infatti a fornire la quantità di esperienza più consistente: esplorare e battersi con tutti i nemici farà la differenza. Interessante anche la possibilità di viaggiare accompagnati dai Pokémon che non resteranno all’interno della sfera, bensì ci faranno compagnia durante le passeggiate. Alcuni di questi possono essere cavalcati per superare determinati ostacoli.

Il gameplay dunque ibrida alcune delle meccaniche di Go e della serie classica, creando un sistema molto accessibile arricchito però dalle possibilità fornite dalla Poké Ball Plus e dalla Switch stessa. Andando con ordine, è bene precisare che la difficoltà generale è piuttosto bassa, e che difficilmente avrete grande difficoltà a superare le varie sezioni del gioco, anche quelle più avanzate. In questo senso, utilizzare la Poké Ball Plus vi permetterà di gustarvi l’esperienza da una prospettiva diversa. Impugnata in una mano, infatti, vi darò la possibilità di giocare semplicemente con due comandi, quello dello stick centrale su di essa e quello nella metà rossa della sfera che funge  da tasto B. La cattura avverrà tramite la gestualità, quindi dovrete mimare il lancio della sfera verso lo schermo per catturare il Pokémon. Il problema è che dopo qualche ora l’esperienza si appiattisce, e viene voglia di tornare a giocare in modalità portatile piuttosto che “dock”, quindi con la console attaccata alla tv. Come per quasi tutti i titoli Switch, in portatile il feedback risulta migliore, soprattutto in questo caso dove la sensazione è quella di avere fra le mani un Gameboy “molto più bello”, e quindi giocare ad un titolo che ci provoca una piacevole sensazione di nostalgia, però in chiave moderna. La risoluzione e le prestazione rimangono pressoché uguali anche in modalità dock, anche se impugnare la modalità portatile, come detto, rimane certamente la migliore.

Interessante anche l’integrazione con Go! che permette di scambiarsi Pokémon così da facilitarvi un po’ la vita, mentre la modalità cooperativa è gradevole ma non particolarmente utile: semplicemente vi darà la possibilità di condividere l’esperienza con un amico, ma senza aggiungere elementi particolarmente interessanti.

Con la connettività wireless invece è possibile riunirsi con gli amici per scambiarsi Pokémon e sfidarsi in duello all’ultimo sangue. Nel caso in cui abbiate appunto amici con cui condividere delle sessioni di gioco, questa features è decisamente gradita e capace di regalarvi pomeriggi e serate di grande divertimento.

Effetto Nostalgia

Al netto di tutto quello che riguarda il sistema ludico che definisce e regola l’esperienza, Pokémon: Let’Go rappresenta un’operazione che vuole riavvicinare i fan di vecchia data e conquistare i più giovani, in particolare quelli che non conoscevano per niente il brand. Conscia del fatto che la community hardcore rimarrà in fermento per i veri, prossimi capitoli del franchise, Nintendo propone quindi un titolo estremamente legato al passato, che prova però ad inserire alcune features di nuova generazione.

L’esperimento, nel complesso, è certamente riuscito: non parliamo di un’esperienza particolarmente longeva (sopra le venti ore sicuramente, dipende anche tanto da voi) ma capace comunque di suscitare emozioni positive. Il problema risiede più che altro in un certo senso di ripetitività che emerge piuttosto presto. La struttura classica infatti sente il peso degli anni che sono passati, e il semplice esplorare, catturare, combattere perde brio abbastanza in fretta. Quando la nostalgia positiva esaurirà il suo effetto, potreste sentire la mancanza di una vera innovazione per quanto riguarda il gameplay. La crescita e lo sviluppo dei Pokémon, infatti, rimane classico senza particolari novità.

Non ci sentiamo però di condannare il lavoro di Nintendo e Masuda, anzi ci siamo divertiti molto a riscoprire i Pokémon di prima generazione e con loro tutta la regione di Kanto, i suoi segreti, le sue iconiche città e tutto quello che ne consegue. Certo, forse qualche guizzo in più avrebbe migliorato il quadro finale, ma nonostante questo siamo soddisfatti di quanto visto e giocato.

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