PS5 e Xbox Series X: serve uno slancio in più per il digitale

Sony e Microsoft punteranno sul digitale con PS5 e Xbox Series X, ma serve uno scatto in più per rendere questa distribuzione appetibile su console.

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a cura di Luca Salerno

A pochi mesi dall'arrivo di PS5 e Xbox Series X, l’annuncio da parte di Sony di una versione digitale della console next-gen è stata
 stata una mossa inaspettata. Non solo l’azienda prima d'ora non sembrava avere mai abbracciato con molta convinzione la distribuzione digitale, ma la PS5 Digital Edition rappresenta l’ultimo tassello che mancava al mercato videoludico per una piena e completa apertura al digitale.

Da qui al convincere gli utenti a rinunciare al supporto fisico, il passo è tutt’altro che breve. Anche se PS5 e Xbox Series X rappresentano un buon punto di partenza, pensiamo serva compiere qualche passo in più per rendere appetibile su console questo tipo di distribuzione rispetto a quella tradizionale su supporto fisico che, ancora oggi, oggettivamente, è irrinunciabile per molti utenti.

Ecco perché pensiamo che una spinta alle console digital-only possa passare solo da scelte ben precise che richiedono buona volontà e investimenti notevoli da parte dei produttori, senza i quali la distribuzione digitale non potrà che restare allo stato embrionale.

Garanzie sulla retrocompatibilità

Qualche anno fa avevamo acquistato uno dei nostri titoli preferiti di sempre per PlayStation 3: si trattava del remaster di Okami, gioco dell’ex studio Clover apparso originariamente su PlayStation 2. La stessa versione in HD era stata poi distribuita su PlayStation 4 con nostra grande sorpresa, ma che si era trasformata presto in delusione quando avevamo constatato che, pur trattandosi dello stesso identico gioco, era considerato separato dalla versione per PlayStation 3.

Potremmo citare tanti altri casi simili, come quando per giocare su Wii U i titoli già acquistati sulla Virtual Console della Wii avevamo dovuto ricomprarli al prezzo di circa un euro ciascuno. Ecco per convincere gli utenti a passare a una versione digitale di PS5 e Xbox Series X serve innanzitutto questa garanzia: che la retrocompatibilità diventi (o torni a essere?) lo standard su ogni console. Se questo non accadrà, il vantaggio del PC in termini di retrocompatibilità resterà per le console un traguardo irraggiungibile.

Ad oggi, sembra verranno compiuti dei notevoli passi avanti con le console next-gen. Se è vero che Microsoft ha da anni avviato il proprio programma di retrocompatibilità (una scelta quasi forzata per riposizionare Xbox sul mercato), Sony sembra andare nella stessa direzione, anche se restano ancora da chiarire sia la quantità di titoli PlayStation 4 che si potranno giocare su PS5, sia come i titoli PlayStation 3 si potranno giocare sulla console.

Lo streaming visto fino ad ora su PSNow non può essere considerato una valida alternativa alla retrocompatibilità via hardware. Durante una riunione finanziaria interna a Sony, proprio qualche mese fa, era emerso che sul servizio on-demand di PlayStation, il tempo di gioco dei titoli scaricati è doppio rispetto a quello medio speso per giocare i titoli in streaming e, sempre che ce ne fosse bisogno, questo conferma come il gioco sul cloud rappresenti un’alternativa poco adatta alle console e magari più appropriata ai dispositivi mobili e Project Xcloud sembra avvalorare questa tesi.

Al di là della pesante eredità tecnica di PlayStation 3, i titoli della sesta generazione di console Sony possono invece essere scaricati ma, a fronte dei 3.800 giochi rilasciati per PlayStation 2, sono circa una cinquantina quelli disponibili su PlayStation 4 e non sono neanche tra i migliori del catalogo, a parte qualche eccezione come Siren.

Aggiornamento alle versioni remaster

Da giocatori su PC, quando viene annunciato un remaster o una riedizione di un vecchio titolo, andiamo sempre a verificare che questa sia disponibile gratuitamente per chi già possiede la versione originale. Siamo decisamente viziati. Ricordiamo quando fu lanciata la versione remaster di BioShock (sulla qualità, non entriamo nel merito) che le versioni base vennero aggiornate automaticamente su Steam. La stessa circostanza si è verificata quando titoli meno conosciuti come The Vanishing of Ethan Carter e Dear Esther hanno avuto un consistente aggiornamento grafico con le edizioni, rispettivamente, Redux e Landmark.

In altri casi è andata un po’ meno bene come con Dark Souls Remastered che è stato venduto con uno sconto a chi già possedeva la versione base. Certo, la possibilità di avere titoli retrocompatibili con migliorie grafiche, come avverrà su PS5 e Xbox Series X, è un grosso passo avanti e l’impegno da parte di Sony e Microsoft nel convincere gli sviluppatori a implementare questo modello di upgrade è lodevole.

Certo, poi ci sono le eccezioni che per fortuna rimangono tali. La scelta di 505 Games di rendere disponibili gli aggiornamenti per PS5 e Xbox Series solo a chi possiede la versione Ultimate Edition di Control in uscita il 27 agosto, è stata fortemente criticate e non sono bastate le spiegazioni degli sviluppatori che hanno dichiarato di «non poter offrire un aggiornamento agli utenti che possiedono tutte le versioni di Control». 

Il programmatore Lance McDonald famoso per i contenuti nascosti e le mod di titoli From Software e per l’hack della telecamera su titoli come P.T., è intervenuto su Twitter: «Posso garantire che quello che 505 Games descrive come “impossibile” è assolutamente possibile da fare. E onestamente non è particolarmente complicato». Per fortuna, ribadiamo che Control è la classica eccezione che conferma la regola in merito agli aggiornamenti alla versione next-gen per PS5 e Xbox Series X.

Control: la versione standard è in offerta su Amazon.

Accelerazione su Game Pass e PS Now

I servizi su abbonamento diventeranno sempre più popolari su PS5 e Xbox Series X e questo non può che essere un contributo notevole al passaggio al digitale. Tra le poche perplessità (oltre a quelle discusse nel paragrafo sulla retrocompatibilità), al momento, c’è quella sulla permanenza dei giochi su questi servizi. Molti titoli, che potremmo inserire nella categoria “popolari ma non troppo”, solitamente restano su queste piattaforme a tempo indeterminato permettendo ai giocatori di recuperare giochi estremamente validi sfuggiti ai radar (un caso su tutti, il sottovalutato Prey).

Per i titoli più famosi la questione è un po’ più complicata, soprattutto se si tratta di titoli first party. Alcune esclusive per PlayStation 4 sono rimaste, in tutta onestà, troppo poco sul PSNow. Spider-Man di Insomniac, ad esempio, era stato inserito nel catalogo ad aprile 2020 ed è stato rimosso a luglio. Assolutamente troppo poco. 

Non molto diversa la situazione di Control di Remedy, arrivato a marzo e rimosso dal PSNow ad agosto. Si tratta di scelte pur sempre comprensibili dal punto di vista aziendale, ma una permanenza di tre, quattro mesi nel catalogo impedisce agli abbonati che si iscriveranno in un secondo momento di godere di titoli che i più fortunati hanno invece avuto la possibilità di giocare in abbonamento.

Sul fronte Microsoft, invece, servirebbe ad esempio un po’ più di preavviso per sapere quando i titoli lasceranno Game Pass. In un caso del tutto invertito rispetto a PSNow, qui le esclusive sono destinate a rimanere in catalogo a tempo indeterminato, mentre i titoli secondari escono dal servizio con maggiore frequenza. 

Spesso però gli avvisi sui titoli che stanno per lasciare il catalogo sono troppo a ridosso della scadenza. Andando a memoria parliamo di circa due settimane, un tempo decisamente non congruo per la lunghezza di alcuni titoli e per la disponibilità di tempo di una certa fascia di giocatori. A onor del vero, dobbiamo dire che su PS Now la data di scadenza dei titoli viene comunicata con largo anticipo, anzi in contemporanea all’introduzione del gioco nel catalogo, e questo permette di dare una giusta priorità ai titoli da giocare. La base di partenza dei servizi on-demand è dunque più che buona, ma qualche limatura sarà inevitabile con l'uscita di PS5 e Xbox Series X.

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Xbox Game Pass: abbonamento di 3 mesi disponibile su Amazon. 

Possibilità di prestare e rivendere i giochi

Qui entriamo nelle ipotesi in stile Orwell. Quando nell’introduzione facevamo accenno agli investimenti, ci riferivamo proprio alla necessità di impiegare tempo e risorse nell’implementare opzioni come il poter prestare o rivedere giochi. Al di là delle ovvie ragioni monetarie e del risparmio dello scambio di giochi con amici, la possibilità di prestare un titolo tra giocatori fa parte della socialità insita dei videogiochi su console. Condividere esperienze, discutere dei pro e dei contro, commentare la storia di un gioco è una parte irrinunciabile per buona parte dei giocatori e scommettiamo lo sarà anche su PS5 e Xbox Series X.

Allo stesso tempo il mercato dell’usato resta ancora molto diffuso e spesso viene visto come un diritto da parte dei giocatori che rivendendo (o scambiando) i titoli possono ridurre al minimo la spesa per i videogiochi. L’obiettivo di arrivare al prestito o alla vendita dei giochi digitali sembra, attualmente, un miraggio e non siamo sicuri di quanto i vari produttori vogliano raggiungere questo obiettivo considerato che, com’è ovvio, non guadagnano nulla da un mercato di seconda mano. 

Nel 2019 l’associazione dei consumatori UFC-Que Choisir aveva citato in tribunale Valve, la casa responsabile di Steam, rivendicando, in base alla normativa europea, il diritto degli utenti a rivendere i giochi digitali. La corte si era espressa a favore dell’associazione. Nulla sembra essere cambiato fino ad ora, anche se la possibilità di rivendere i giochi digitali che passi direttamente dai marketplace, permetterebbe non solo di venire incontro ai giocatori, ma anche, eventualmente, di incassare una percentuale delle vendite. Inoltre è possibile immaginare delle restrizioni sulla possibilità di rivendere una copia digitale, magari limitando questa facoltà a una sola volta dopo l’acquisto.

Sulla stessa base potrebbe essere implementato un sistema per i prestiti che permetta di trasferire a un amico la licenza di un gioco con un certo limite di giorni entro il corso dell’anno. Ugualmente potrebbe essere possibile bloccare, per la durata del prestito, il gioco sulla console del proprietario originario. 

Vedremo tutto questo a breve, magari su PS5 e Xbox Series X? Le possibilità, onestamente, sono minime. In definitiva sono tutte pratiche che portano, ad oggi, zero incassi nelle casse degli sviluppatori, ed è difficile che aziende come Sony e Microsoft siano interessate a perseguirle nella generazione di PS5 e Xbox Series X. Il recente caso di Epic contro Apple (ben ricostruito in questo nostro articolo) ha inoltre mostrato come la questione della spartizione dei ricavi delle vendite digitali sia un campo molto complesso e motivo di tensioni striscianti (ma non troppo) tra aziende proprietarie delle piattaforme e sviluppatori.

Maggiore sicurezza sulle licenze

A gennaio di quest’anno GTA 4 era scomparso da Steam senza che ci fosse una comunicazione a riguardo. Inizialmente si pensava ad un problema di licenze per le tracce musicali ma si scoprì che era dovuto a Games for Windows Live (GFWL), che Microsoft aveva smesso di supportare. Il gioco, per fortuna, era poi riapparso in versione Complete Edition.

Nel settembre 2018 uno dei JRPG più validi di Square Enix della scorsa generazione, The Last Remnant, era stato rimosso da Steam. Questa versione era, tra l’altro, la migliore disponibile in commercio con molti vantaggi rispetto alla controparte su console. Nessuna motivazione era stata data ai consumatori ma alla fine il mistero era stato svelato con l’annuncio della remaster per PlayStation 4. Che la casa giapponese volesse evitare una competizione interna tra le due versioni? Molto probabile, ma sta di fatto che i giocatori PC al momento non hanno più la possibilità di acquistare questo titolo.

Tra i casi principali del cosiddetto delisting vale la pena ricordare P.T., Marvel vs. Capcom 2 e l’ottimo picchiaduro a scorrimento Scott Pilgrim vs. The World: The Game (che, però, per fortuna starebbe per tornare). Chiaramente, chi ha già comprato i titoli ormai fuori catalogo può continuare a scaricarli ma per alcuni giochi minori il digitale rappresenta un po’ una roulette russa con le possibilità di delisting ancora più alte per quei titoli che contengono contenuti su licenza, come le tracce musicali. La materia del copyright è sicuramente spinosa, quindi blindare questo settore potrebbe essere un segnale importante sul fronte del mercato digitale.

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PS5 e Xbox Series X: un passo importante verso un mercato solo digitale

Come per la digitalizzazione di altri settori, gli eventi internazionali di questo 2020 hanno mostrato come le potenzialità per un mercato svincolato dal supporto fisico siano ancora enormi. GamesIndustry.biz ha condotto un’analisi sugli ultimi dati di mercato disponibili e nella prima settimana del lockdown in Italia, ovvero dal 9 al 16 marzo era stato registrato un aumento delle vendite digitali del 174,9%, numeri poi scesi notevolmente già dai giorni successivi ma che comunque mostrano la possibilità di espansione del settore anche nel nostro paese.

C’è poi la questione del collezionismo ma anche dell’esistenza di una grossa catena come GameStop senza dubbio portatrice di notevoli interessi affinché il mercato mantenga gli stessi livelli di vendita di copie fisiche. Insomma, la distribuzione digitale sembra essere destinata, anche nel settore console, a diventare il futuro, anche se tutt’altro che prossimo. Senza dubbio PS5 e Xbox Series X contribuiranno all’accelerazione di questo processo e non è da escludere che, nella decima generazione di console, le console con il lettore ottico possano diventare solo un ricordo del passato.

Cyberpunk 2077 potrà essere giocato sulle console attuali e quelle next-gen: potete prenotare su Amazon la versione Day One Edition per PlayStation 4, quella Xbox One.