Quando un videogioco è definito "di successo"

Vi siete mai chiesti cosa vi spinge a definire un videogioco "di successo"? Cerchiamo di capire cosa rende tale un titolo.

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a cura di Lorenzo Ardeni

Molto spesso ci interroghiamo su quale sia il valore effettivo di un videogioco, ponendoci importanti e lecite domande su quale debba essere, prima di tutto, l’elemento basilare per la valutazione di questo elemento. Ciò che ancor più spesso facciamo è ricollegare il valore di un titolo al suo “successo”, una parola che anch’essa è molto difficile da definire. Parliamo infatti di “valore” e non “qualità” perché sono due elementi che non sempre trovano una diretta connotazione in analisi di un videogioco. 

Per fare un esempio, per alcuni (pochi) il recente Halo Infinite potrebbe essere un gioco mediocre, mentre per altri si tratta di un’opera di grandissimo spessore. Ciò che non cambia è che entrambi riconoscono il valore effettivo del titolo di 343 Industries. Ma proprio per questo dissidio, per questa mancanza di elementi analitici, ci siamo chiesti quale fosse il modo corretto per decretare che un gioco è “di successo”.

Lasciamo parlare i numeri?

Alcuni potrebbero tagliare corto e tirare delle somme sulla base delle vendite di un videogioco. Non mentiamo: riconoscere che un gioco è stato capace di totalizzare milioni di dollari di ricavato nelle tasche del publisher non è affatto un modo inesatto per decretarne il successo. Dopotutto, non sono neanche le copie vendute a fare i numeri, basti pensare a Fortnite! Il fattore economico è senza ombra di dubbio un chiaro segnalatore di apprezzamento da parte dei giocatori che, per un motivo o per un altro, si sono ritrovati invogliati a investire le proprie finanze. Impostiamo il punto di vista in un altro modo: nessuno vorrebbe mai spendere un soldo su un titolo che non gli piace.

Pensando a quest’ultima frase, però, potremmo anche dire che pochi hanno effettivamente comprato Halo Infinite o Forza Horizon 5, per tirare in causa grandi esclusive Xbox. Quanti di voi hanno davvero acquistato questi titoli, invece di giocarli tramite Xbox Game Pass? La risposta di ognuno di noi non esclude però che i due titoli non siano stati apprezzati dai giocatori. Quindi l’elemento economico non è sempre il più adatto per concretizzare il successo di un’opera e, anzi, può talvolta non essere neanche un indicatore che gli utenti abbiano continuato a giocare a un determinato titolo sul lungo termine.

Gli utenti come indicatore di successo di un videogioco

Pensiamo a titoli come Destiny 2, che nel primo anno di vita ha avuto non poche difficoltà a farsi amare dai fan della serie ma che, nel suo futuro, è stato capace di dimostrarsi un titolo particolarmente valido per moltissimi giocatori, molti più rispetto a quanti ne ha avuto in passato, divenendo free-to-play. Nel caso di Destiny 2, il fattore economico è quasi completamente inutile per analizzare in che modo un titolo può esser definito “di successo”. Bungie è stata capace di rielaborare sia il suo titolo che le sue strategie di marketing e pubblicazione, riuscendo infine a dare nuova vita alla sua opera e garantendole un futuro più prosperoso. 

In questa situazione potremmo dire che il fattore che ha decretato il successo del titolo è totalmente emotivo. Possiamo andare a guardare dati come il numero di utenti, i nuovi giocatori e i veterani che tornano dopo esser stati delusi al lancio, le ore passate con i propri amici o altri utenti, la fruizione dei contenuti stagionali sempre aggiornati. Sebbene anche in questo caso la quantità di cifre presenti nel ritorno economico sia un buon grado di valutazione, è la passione stessa dei giocatori a decretare il successo di Destiny 2, nonostante ci sia voluto del tempo per il titolo.

Giungiamo quindi a un’inevitabile conclusione, laddove molti potrebbero dire che la definizione di successo sia prettamente soggettiva, considerando quanti elementi differenti possono esser presi in analisi, noi pensiamo che la realtà è molto più lontana di così, semplice e complessa allo stesso modo. Il videogioco è un arte, non ha bisogno di fare successo, così come non possiamo ridurre il divertimento e le ore passate con il nostro titolo preferito a un mero numero affiancato dal simbolo dei dollari. 

Se volessimo però in qualche modo quantificare quanto un titolo può esser definito “di successo” potremmo andare ad analizzare diversi parametri in base alle singole casistiche. Ad esempio, potremmo decretare che Destiny 2 è riuscito a risollevarsi da un inizio non perfetto e farsi amare da moltissimi utenti. Allo stesso modo, un Game as a Service come Fortnite potrebbe mostrare i muscoli con il numero di utenti, il supporto a lungo termine e gli enormi introiti.

Se ci pensiamo, un gioco non di successo è spesso quel titolo che non ci ha lasciato nulla, né emotivamente e né a livello di impatto positivo nell’industria. Potrebbe essere il caso dei meno fortunati Predator: Hunting Grounds, Anthem o anche Arms di Nintendo, per fare degli esempi misti. Nessuno nega che siano titoli con cui è possibile ancora oggi divertirsi e passare qualche ora in compagnia dei nostri amici, e senza dubbio potremmo ricordarli come opere che ci sono piaciute, ma purtroppo non sono riuscite a imprimere un segno dentro di noi, seppur piccolo.

Ma, come dicevamo poc’anzi, la realtà dei fatti è tanto semplice quanto complessa: se considerate quello del gaming come un medium capace di essere espressione artistica, non guardate i numeri e ascoltate l’opinione di altri come voi. Vi è piaciuto Halo Infinite? Gridatelo al mondo. Non avete apprezzato una dinamica di God of War? Non fatevi problemi a dire la vostra. Fate sapere a tutti cosa ne pensate e ascoltate cosa ne pensano anche altri giocatori. Dopotutto, è ciò che un videogioco lascia dentro di noi a definirlo davvero “di successo”.