Quanto è importante rigiocare un videogioco?

Quanto è importante rigiocare un videogioco? Ce lo siamo chiesti e siamo pronti a spiegarvelo, attraverso esempi anche cinematografici.

Avatar di Antonio Rodo

a cura di Antonio Rodo

Quante volte vi è capitato di esclamare frasi del tipo "vorrei che questa esperienza non finisse mai", oppure "vorrei tanto rivivere quel viaggio come se fosse la prima volta"? Comincio col dirvi quante volte è capitato a me: tantissime. Suvvia! Non nascondiamoci dietro le nostre passioni...Quando videogiochiamo e lo facciamo con trasporto, riusciamo ancora a tirar fuori il meglio di noi e perdiamo quasi la cognizione del tempo dinnanzi a titoli capaci di rapirci completamente. In poche parole, vorremmo che quegli attimi durassero più del normale.

Molti di voi, e metto in mezzo me stesso, potrebbero pensare che parte delle sensazioni citate sopra appartengano esclusivamente alla prima esperienza, la prima volta. Beh, non posso di certo darvi torto. Una volta che si è consapevoli dell'esperienza a cui si va incontro, il sapore cambia inevitabilmente, e non solo in ambito videoludico; lo stesso discorso vale anche per una serie televisiva o, perché no, anche nei rapporti tra esseri umani, siano essi amichevoli o amorosi. La verità, quindi, per quanto non ci piaccia, è che quelle sensazioni fanno esclusivamente parte della prima volta. Ingerita questa amara verità, però, vi siete mai soffermati a pensare che, quella che comunemente chiamiamo seconda run o seconda visione, è altrettanto pregna di sensazioni meravigliose? Parliamone.

Una nuova prima partita

Quello che sto per affrontare potrebbe essere un discorso tanto vario quanto confuso, cercherò quindi di essere molto chiaro al fine di farvi comprendere al meglio il mio punto di vista. Innanzitutto, è bene specificare che il discorso riguarda tanti media differenti, non solo il videogioco, ma partiremo da quest'ultimo in quanto assoluto protagonista di questo articolo.

Ci sono due videogiochi in particolare che vorrei utilizzare come esempio, validi per farvi comprendere il gusto e la rinnovata esperienza che una seconda partita può offrire in termini squisitamente ludici. I videogiochi in questione sono Elden Ring e Death Stranding. Questi due titoli sono piuttosto complicati da mandar giù e assimilare durante quella che comunemente viene chiamata blind run o prima run, perché pregni di meccaniche, menu di gioco e intuizioni di game design che, ai più, potrebbero sfuggire o divenire particolarmente ostici da imparare. Ed effettivamente, se ripenso alla mia prima partita, specialmente di Death Stranding, mi rendo subito conto dei tanti errori commessi e di come avrei potuto organizzare meglio i percorsi, incastrare contemporaneamente più consegne per ottenere vari unlock unici di gameplay, e via discorrendo. Quando ripresi in mano Death Stranding, infatti, nel Natale dello stesso anno, ricominciai dall'inizio e mi gustai ancora di più l'ultima opera di Hideo Kojima. Non c'era più spazio per la frustrazione: conoscevo le meccaniche base e potevo focalizzare l'attenzione sulle scelte più ardue. Appresi che serviva a poco portare a compimento le sole consegne principali, i cosiddetti ordini per Sam segnati in rosso. Scoprì quindi un nuovo modo di approcciarmi alle traversate e alle consegne. Ovviamente, partivo dall'ordine principale e controllavo attentamente la destinazione. Una volta inquadrata bene la zona e segnati tutti i prepper situati lungo il cammino che avrei affrontato da lì a poco, cominciavo a valutare eventuali ordini da portarmi dietro e tutte le fermate che avrei dovuto fare. Approcciai l'intero gioco sposando questa tecnica, questo approccio, e rimasi completamente sbalordito quando, giunto ai titoli di coda, nel riepilogo finale dell'esperienza, mi resi conto di aver investito più o meno lo stesso quantitativo di ore della prima run ma di aver sbloccato non il doppio bensì il triplo degli oggetti legati al gameplay e alla progressione del personaggio. In quaranta ore circa, insomma, ottimizzando al meglio i tempi e non avendo mai la foga di correre lungo i titoli di coda, riuscii a tirar fuori il meglio di Death Stranding e mi gustai la storia e il suo gameplay come non mai, definitivamente meglio di quanto fatto la prima volta.

Certo, nonostante la seconda run sia di gran lunga stata la migliore, le sensazioni provate durante la prima partita restano insuperabili: penso alle prime cadute, al carico andato perduto lungo un fiume, a tanti momenti narrativi e altri episodi simili, ma la seconda passata ha avuto un grande valore per me, ed esattamente come la prima non la dimenticherò tanto facilmente.

Riguardo Elden Ring, invece, altro titolo che ho definito un buon esempio per farvi comprendere il mio punto di vista, la situazione è leggermente differente. Almeno nel mio caso, conoscevo già le meccaniche tipiche della serie Souls e dei titoli From Software; Elden Ring, quindi, odorava di seconda run già durante la prima partita. Nonostante ciò, però, alcune nuove meccaniche come il cavallo o la possibilità di saltare liberamente, furono più che capaci di farmi sentire all'interno di un'esperienza inedita, esattamente come lo sono stati il sontuoso level design e le minacciose boss fight.

Per assurdo, nonostante la premessa fatta, anche in Elden Ring ho trovato speciale l'idea di una seconda run, affrontata in modo meno minuzioso, sia chiaro, ma portata avanti per un bel po'. Lo stimolo maggiore mi è arrivato dalle assurde possibilità di progressione del personaggio presenti nel gioco. Affrontai la mia prima partita con un cavaliere abbastanza forzuto e pregno di armi pesanti e scudi massicci. Quando, durante la seconda passata, diedi vita ad un personaggio più eclettico, ricco di piromanzie e magie, mi resi subito conto delle enormi differenze in termini di difficoltà e gameplay, nonostante avessi già sperimentato in altri Souls questi approcci. Insomma, farlo in Elden Ring aveva un sapore differente e il paragone con la prima run affrontata era costante. Mi meravigliavo spesso e volentieri delle difficoltà ulteriori o delle facilitazioni che l'esperienza subiva, tanto da ritenere questa seconda partita, infine, speciale quanto la prima.

Una nuova chiave di lettura

Qualche anno fa, il noto regista Quentin Tarantino, interrogato sulla classifica dei dieci migliori film del decennio, fece il nome di Dunkirk, film di Christopher Nolan. E fin qui, tutto nella norma. Dunkirk è un film eccezionale e non è strano vederlo all'interno di classifiche del genere. A stupirmi fu il fatto che Tarantino lo spostò dalla settima alla terza posizione, semplicemente rivedendolo una terza volta. Stando alle parole del regista, durante le prime due visioni non riuscii ad andare oltre l'incredibile tecnica, e ne servirono ben tre per comprendere al 100% tutto il potenziale dell'eccezionale docufilm bellico diretto da Nolan.

Chiuso questo preambolo avrete già capito il punto: esattamente come il buon Quentin, penso che una sola passata sia, il più delle volte, tutt'altro che sufficiente. Il rischio è di fermarsi alla superficie, non approfondendo eventuali sottotesti, citazioni, simbolismi e significati nascosti dietro ogni inquadratura.

Tutto questo, esattamente com'è valido per i film e le serie televisive, lo è anche per i videogiochi, per i più complessi e sfaccetti, chiaramente. Un Call of Duty, tanto per fare un esempio, è comprensibilissimo già durante la prima run (eccezion fatta per il primo Black Ops, forse), esattamente come lo sono molti film pensati per accontentare le massa.

Un esempio piuttosto calzante di videogioco meritevole di una seconda run, a mio avviso, è l'eccezionale Metal Gear Solid 3 Snake Eater di Hideo Kojima, titolo che, una volta raggiunti i titoli di coda e ascoltata la scena post-crediti, prima ti fa piangere e poi ti fa venire una voglia matta di rigiocare tutto d'accapo per rileggere e guardare eventi e personaggi in un modo completamente differente. Un vero capolavoro.

In altri casi, a spingerci, può essere la voglia di passare nuovamente del tempo insieme ad un personaggio, magari il protagonista, oppure la volontà di comprendere meglio la natura di alcuni eventi. Insomma, che sia la storia o il gameplay, rigiocare i videogiochi, rivedere i film e le serie televisive, tempo permettendo, è davvero una gran cosa.

La fretta gioca brutti scherzi

Voglio chiudere questo articolo raccontandovi un'ulteriore situazione che mi spinge, in alcuni casi, a riprendere in mano un gioco; una situazione abbastanza esclusiva perché legata alla figura del redattore.

Succede, infatti, che i giorni concessaci per lavorare un prodotto non siano poi così tanti da permetterci di giocare in tutta tranquillità, approfondendo al meglio delle nostre capacità il titolo in questione. Nel mio caso, ad esempio, è successo con gli ultimi tre Assassin's Creed, specialmente Valhalla, i quali mi hanno costretto ad ingerire un quantitativo mostruoso di ore nel minor tempo possibile. In casi del genere, persino valutare se il gioco in questione sia più o meno intrattenente diventa piuttosto complicato, poiché la noia provata in alcuni frangenti potrebbe essere causata dall'eccesiva quantità di ore giornaliere trascorse insieme al gioco. Ecco perché, a distanza di qualche settimana o mese, è possibile che mi senta invogliato a ricominciare il gioco per godermelo al meglio, adesso che la recensione è stata archiviata e data in pasto al pubblico. Vita facile quella del redattore, vero? Scherzi a parte, sono situazioni che nel tempo abbiamo imparato a gestire, sebbene rappresentino ancora oggi un grosso problema.

Detto ciò, spero che questo mio flusso di coscienza vi abbia invogliato a considerare, d'ora in avanti, la possibilità di rigiocare un titolo, rileggere la narrativa sotto una lente differente e sperimentare con le meccaniche di gioco in modo consapevole. Io, proprio in questi giorni di magra per il mondo dei videogiochi, sto rigiocando il primo Red Dead Redemption, e, superati alcuni strani problemi legati al sistema di controllo del personaggio e della cavalcatura, lo sto apprezzando più di quanto non avessi fatto la prima volta. È proprio vero, quindi, è la magia della seconda run.