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a cura di Francesco Dellagiacoma

Per riuscire a solcare i mari cristallini della grecia o gli oceani tempestuosi dei caraibi, servono, come minimo, un paio di cose. La prima vi sarà sicuramente già venuta in mente, ma la ribadiamo per sicurezza: la nave deve galleggiare! La seconda invece, forse meno scontata, è la presenza di una buona vela... Certo, potremmo anche armarci di remi e "convincere" qualcuno a spremere un po' d'olio di gomito, ma ai fini della scienza, in questo caso sfrutteremo i venti.

Non si può parlare di galleggiamento senza però scomodare il buon Archimede e il suo famosissimo principio. La spinta di Archimede, detta anche spinta idrostatica, è una forza che si oppone a quella dei corpi immersi in un fluido. Essa dipende dal volume di acqua che l'oggetto immerso è in grado di spostare: chiaramente oggetti più pesanti richiederanno forze maggiori. Per questo oggi grandi navi di metallo possono stare a galla, a patto che abbiano chiglie molto profonde e una grande quantità di ambienti vuoti la cui "leggerezza" bilancia il peso dello scafo.

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Il funzionamento delle vele è un discorso molto più complesso di quanto inizialmente possa apparire, e non facilmente esplicabile senza conoscere vari concetti fisici. Per cercare di "raccontare" come funziona una vela, ci conviene in questo caso rifarci all'ala di un aeroplano, un esempio di più facile comprensione.

La forma dell'ala di un aeroplano è strutturata con una forma particolare, la sua geometria è infatti studiata per generare una forza detta portanza, che si crea grazie alla differenza di pressione tra la parte inferiore e quella superiore dell'ala (vi ricorda qualcosa?). Generando quindi una  riduzione della pressione dell'aria nella parte superiore dell'ala, otteniamo una spinta verso l'alto, che nel caso dell'aeroplano lo mantiene in quota. Bassa pressione sopra, alta pressione sotto = spinta verso l'alto. Semplice, no?

Questa differenza di pressione può essere spiegata in maniere differenti, ma in questo caso è preferibile pensare all'effetto Bernoulli, per il quale all'aumentare della velocità dell'aria sull'ala corrisponde una diminuzione della pressione. Comprendiamo quindi come mai la forma dell'ala dell'aeroplano sia studiata in maniera tale da permettere un movimento più rapido del flusso d'aria nella parte superiore.

Tornando alle vele, possiamo quindi scoprire il perché della loro forma, ma soprattutto del loro orientamento. Se prendiamo come esempio una barca a vela, che di vele ne utilizza due, scopriamo infatti che esse sono posizionate in modo da generare una depressione sul fronte, in modo da spingersi in avanti, ma grazie alle informazioni ottenute abbiamo capito - intuitivamente - perché.

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Questo tipo di uso della vela è molto importante perché permette di navigare anche senza il "vento in poppa", cioè nella direzione del vento: ruotando le vele si può sfruttare il vento per creare depressioni anche in direzioni diverse, per fino quasi opposte al vento. Questa navigazione è detta "Bolina" ed è possibile solo grazie alla resistenza dell'acqua sullo scafo che permette di "bilanciare" la spinta sfavorevole del vento.

D'altra parte però, nei tipici galeoni così come nelle navi greche, con il vento a favore la vela principale è orientata in direzione perpendicolare al vento in modo da raccoglierlo appieno, metodo che risulta sicuramente più intuitivo di quello di una barca a vela.

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Anche quì però Assassin's Creed oscilla tra il realismo e la fantasia: prendendo ad esempio Black Flag, in merito all'esperienza di navigazione, si può notare una buona dose di realismo sia in merito all'accuratezza storica nelle ricostruzioni, che nei movimenti delle imbarcazioni, tuttavia resta qualche dubbio sulla velocità delle navi. Facendo alcuni test infatti, il risultato oscilla tra i 30 e i 60 chilometri orari, il che si traduce in più o meno 15-30 nodi marittimi, decisamente troppo alto per gli standard del secolo XVII, dove l'arrivare a 10 nodi sarebbe già stato un record veramente grandioso.