Recensione Blue Reflection, e si marina di nuovo la scuola

Abbiamo giocato al JRPG Blue Reflection di Gust, meglio conosciuti per la saga di Atelier. Ci ha convinto? La risposta è "ni", ma per i dettagli ecco la nostra recensione.

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a cura di Jacopo Retrosi

Blue Reflection

 

Blue Reflection è la presa di posizione di Gust sul tema "mahou shoujo", un JRPG sui generis con un cast tutto al femminile e seri problemi di pacing.

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CONTRO: ...Non rende quindi granché sui sistemi fissi; Parecchie sbavature a livello tecnico e narrativo; Un sacco di elementi poco approfonditi o abbandonati frettolosamente al caso, nonostante la lentezza generale; Tanto potenziale inespresso.

VERDETTO: Blue Reflection è un prodotto creato da un team nipponico per un pubblico palesemente nipponico, che al suo stato attuale difficilmente troverà molti consensi da noi. Le basi ci sono, ma Gust sembra aver buttato gran parte del suo tempo in cavilli e dettagli marginali, che ingolfano l'esperienza e lasciano numerosi elementi nell'ombra. Una sufficienza strappata a fatica, per un titolo a cui avrebbe fatto comodo un po' di rodaggio extra. Peccato.

Con "Mahou Shoujo" s'intende quel filone di opere (generalmente anime) in cui un gruppetto di ragazzine in età più o meno adolescenziale se ne va in giro all'oscuro della società a combattere demoni e spiritelli cattivi in abitini succinti addobbati a festa con orpelli colorati di varia natura - Sailor Moon, DoReMi, avete presente?

Si tratta di un genere estremamente popolare nel Sol Levante, con origini piuttosto antiche all'interno del palinsesto televisivo, ma da noi non ha mai realmente preso piede, se non con una manciata di esponenti relegati a cartoni della domenica. Ci ha pertanto sorpreso l'arrivo in terra nostrana di un titolo fortemente ispirato al tema, e da parte di un publisher come Koei Tecmo per giunta.

Sviluppato da Gust, meglio conosciuti per la saga di Atelier, e in uscita su PC e PlayStation 4 - niente Vita oltreoceano - Blue Reflection ci infila nei panni di un'adolescente alle prese con sfuriate emotive incontrollate, mondi paralleli dalle geometrie bizzarre, sermoni sull'amicizia e tante, ma proprie tante sedute sotto la doccia. Il JRPG in rosa che mancava alla collezione? Scopritelo nella nostra recensione.

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Gente che dà di matto simulator

Hinako frequenta un liceo femminile, ma non è mai potuta andare a lezione a causa di un incidente. Dopo mesi di riabilitazione riesce finalmente a tornare tra banchi di scuola, salvo ritrovarsi subito invischiata assieme alle nuove amiche Yuzu e Lime in una lotta contro mostri extradimensionali nelle vesti di una Reflector (gonnellino vedo-non-vedo, sbrilluccichini a gogo, 30 secondi di trasformazione con posa finale annessa... ok, c'è tutto).

Ogni mahou shoujo che si rispetti vanta sempre una propria "area d'interesse", che ne determina i poteri e la distingue dal mucchio (vuoi la luna, la musica, i desideri più reconditi o cose del genere). Nel caso di Hinako, in quanto Reflector, sono le emozioni, che costituiscono il motore trainante dell'esperienza.

Seguendo una struttura episodica, tenuta assieme da un sottile filo narrativo, la nostra protagonista si ritroverà a fare amicizia con le altre studentesse, risolvendo le loro scaramucce (da crisi giovanili a veri e propri traumi emotivi) così da arraffare il loro "frammento" e acquisire maggiori poteri per fronteggiare i "mostroni" che incombono sull'umanità.

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