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Returnal, l'avventura di Selene sbarca su PC | Recensione

Returnal, sparatutto roguelike di Housemarque uscito nel 2021, approda finalmente anche su PC: ecco la nostra recensione.

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Con Returnal, sparatutto roguelike in terza persona uscito nell'ormai lontano aprile 2021, Housemarque si era affacciata per la prima volta a un mondo completamente diverso dalle proprie corde, facendo pienamente centro. L'opera del team finlandese non solo ha rappresentato un esperimento di successo, ma si è convertita anche in uno dei migliori titoli di quell'anno, ottenendo un riscontro eccellente sia dalla critica che dal pubblico.

Returnal in questi quasi due anni dal rilascio è sempre stato un'esclusiva Sony, quindi l'annuncio del suo arrivo anche su PC non poteva dunque che essere ben accolto: a partire dal 15 febbraio l'avventura di Selene non sarà più accessibile solamente a coloro che possiedono una PlayStation 5, bensì milioni di giocatori potranno sbarcare sul pianeta Atropos e godere del connubio eccezionale tra gameplay e narrazione creato da Housemarque.

Selene e i pezzi del puzzle

Partendo però dal principio, dato che molti potrebbero non sapere nulla sul videogioco: cos'è Returnal? Il modo migliore per definire il roguelike è probabilmente un continuo ritorno nel mistero, nella paura e nell'oscurità che pervadono ogni angolo di Atropos, pianeta sconosciuto in cui è approdata Selene, protagonista assoluta del gioco. La ragazza è un'astronauta impavida e preparata, nonché amante della scoperta e dello spazio e, soprattutto, pronta a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere il suo scopo.

È proprio la sua curiosità a spingerla a scoprire di più su un misterioso messaggio arrivato dallo Spazio profondo, in particolare dallo sconosciuto pianeta Atropos. La missione non poteva però iniziare in modo peggiore, dato che una tempesta la costringe a un atterraggio di fortuna in una foresta apparentemente dimenticata. Selene però non ha il tempo di ambientarsi nell'ambiente già di per sé angusto, dato che ben presto si trova a scoprire dei risvolti inaspettati sul mondo in cui si trova e sui abitanti — o meglio, ex abitanti —.

Ho detto però che la foresta è solo apparentemente dimenticata, questo perché Atropos non è affatto un mondo vuoto, bensì è popolato da pericolose e sconosciute creature, le quali di certo non vogliono offrirle un caffè. Selene non solo dovrà fronteggiarsi contro tali mostri, ma anche destreggiarsi per evitarec trappole di ogni genere: come una fenice, l'astronauta si ritroverà dunque a morire ancora e ancora, risorgendo ogni volta e ricominciando il suo viaggio in un loop che sembra non avere una fine.

Morte e storia vanno a braccetto

Ciò che ha reso Returnal fenomenale all'epoca e che, ovviamente, si ritrova nella versione per PC è la simbiosi perfetta tra le meccaniche roguelike e la narrazione. Il loop in cui si ritrova Selene è infatti parte integrante della storia: è solo attraverso l'esplorazione che troverete documenti e note legate al passato di Atropos grazie alle quali potrete giungere a una conclusione sull'accaduto. A ogni partita aggiungerete dunque un pezzo del grande puzzle, ponendovi domande e dubbi sul misterioso pianeta in cui vi trovate, fino ad arrivare al quadro completo dopo aver completato i sei biomi e aver ottenuto ogni informazione necessaria.

A concorrere nella formulazione di un'ipotesi vi è anche l'inusuale abitazione della protagonista collocata nel mezzo della foresta, dove potrete trovare ricordi e flashback legati sia al passato stesso di Selene che degli antichi abitanti di Atropos. Passo dopo passo, morte dopo morte, scoprirete dunque un racconto dalle tinte horror estremamente originale e cervellotico, il tutto senza la necessità di continue cutscene ma bensì attraverso spunti impliciti e diluiti con il contagocce.

Così come narrativamente parlando, anche a livello di gameplay la versione PC di Returnal si ripresenta identica a quella per PS5: ci troviamo dinanzi a uno sparatutto in terza persona di genere roguelike ma accessibile anche a chi non ha dimestichezza con il genere tipicamente punitivo e spesso frustrante. A ogni ciclo otterrete infatti un qualche tipo di potenziamento, che esso sia resina per aumentare l'integrità (ovvero la salute) o Etere per poter acquistare un respawn aggiuntivo o per purificare gli oggetti maligni; possiamo dunque definire l'opera un roguelite, termine oramai sempre più usato e diffuso per definire questa sottocategoria "semplificata" dei roguelike.

Ciò che non significa comunque che Returnal sia facile: si tratta comunque di un titolo abbastanza impegnativo, che può addirittura diventare frustrante se lo si approccia in modo sbagliato. Riuscire a costruire un buon equipaggiamento a ogni run — dato che con la morte si perderà quasi tutto — è vitale per riuscire a sopravvivere più a lungo e sconfiggere i boss presenti alla fine dei livelli, ma a concorrere vi sono anche elementi come fortuna, bravura ed equilibrio, essenziali in qualsiasi roguelike (o roguelite che dir si voglia).

In ogni caso, non vi basterà correre all'impazzata e cercare di evitare i nemici per completare il gioco, dato che il vero segreto per trionfare è prendersela con calma ed esplorare attentamente ogni angolo dei sei biomi che compongono la mappa di Returnal. In ogni zona dovrete infatti trovare e raccogliere gli Oboliti, la moneta virtuale del gioco nascosta in ogni zona della mappa, con cui potrete acquistare i reperti necessari per potenziare la protagonista in modo permanente o temporaneo.

Avrete però modo di migliorare anche le armi, che chiaramente sono un elemento fondamentale in Returnal dato che da loro dipenderà gran parte della vostra sopravvivenza su Atropos; con queste vi ritroverete immersi in combattimenti spettacolari e a dir poco frenetici, complici i fuochi secondari a disposizione, un sistema di ricarica rapida e la meccanica dell'Adrenalina. Abbattere i nemici senza farvi colpire aumenterà infatti la vostra potenza, permettendovi di eliminarne ancora di più e generando così massacri di massa in men che non si dica.

L'esperienza di Returnal su PC

Passando ora nel dettaglio alla nuova versione per PC, parliamo di un gioco che non è di certo un gioco facile da far girare, dato che richiede almeno 32GB di RAM per uguagliare le prestazioni della PS5. Ho avuto modo di testarlo con diverse schede video e in differenti risoluzioni, in particolare ho impiegato le RTX 4090 e RTX 4080 per test in 4K ottenendo una media di 89FPS con la prima e 66FPS nella seconda.

Ho poi scelto la RTX 3070Ti per la risoluzione 2K, ottenendo una media di 60FPS, e infine la RTX 3060 Ti per un test in Full HD, e il risultato è stato 70FPS. Insomma, Returnal gira bene anche su PC ma, almeno per il momento, non aspettatevi di ottenere i 120FPS anche se possedete un'ottima scheda video.

Infine, anche le piccole criticità riscontrate sulla versione originale si ripresentano su quella PC: le aree si ripetono in maniera simile — se non identica — nel corso dell'avventura, ed essendo un'esperienza in terza persona è impossibile non notarlo con il passare delle morti. Vi è poi l'endgame, che purtroppo è piuttosto limitato alla parte narrativa e quindi non stimola sufficientemente i giocatori a ritornare nei panni di Selene dopo aver concluso l'avventura.

Detto ciò, non posso che consigliarvi Returnal su PC se non avete avuto modo di vivere il viaggio di Selene nella versione originale per PS5. Nel caso in cui abbiate però sia un computer che la console di casa Sony, vi suggerisco di continuare a optare per quest'ultima, dato che potrete godere di un'esperienza videoludica nettamente migliore grazie al 3D Audio e al feedback aptico del DualSense, i quali rendono l'opera ancor più spettacolare.

Voto Recensione di Returnal | PC


9

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Narrazione ben riuscita

  • - Combattimenti appaganti e adrenalinici

Contro

  • - Ambientazioni spesso ripetitive

  • - Endgame limitato

Commento

Così come nell'originale versione per PS5, anche su PC Returnal si dimostra un titolo spettacolare che riesce a unire le meccaniche roguelike (o meglio, roguelite) con una narrazione implicita che il giocatore deve scoprire con il passare delle morti. I riflessi, l'intelligenza, la pazienza e la fortuna sono vitali per riuscire a completare tutti i biomi di Atropos, ma se riuscirete a mantenere il sangue freddo scoprirete un Tripla A dalla qualità assoluta.

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