Roboquest | Provato - Fuoco e fiamme nel roguelite di RyseUp Studios

Il nostro provato di Roboquest, il nuovo FPS roguelite targato RyseUp Studios, uno studio indipendente francese molto interessante

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a cura di Nicholas Mercurio

Ogni tanto succede che, per noia e curiosità, io mi metta a scrollare Xbox GamePass e lo store per capire quali novità stiano per arrivare. Lo faccio per due motivi: il primo, e lo ammetto, è perché sono una persona che adora programmare le prossime uscite e segnalarsele sul calendario. La seconda, invece, è perché trovo divertente farlo. In seguito, torno su Xbox GamePass per capire cos’è stato aggiunto nel catalogo, faccio una ricerca più approfondita e nella scheda dedicate alle uscite più recenti, dopo che ricordo della sua esistenza, trovo una nuova produzione appena aggiunta che scarico, per poi accorgermi di non averla mai sentita prima.

Non mi aspetto nulla, non intendo crearmi aspettative, avvio e poi vivo l’esperienza con leggerezza, consapevole che, nel bene o nel male, è pur sempre un videogioco. È così che ho conosciuto Roboquest, una produzione curiosa pubblicata su Steam nel 2020 in Accesso Anticipato, giunta due giorni fa su Xbox GamePass. Sviluppato dal team indipendente RyseUp Studios, Roboquest è un FPS roguelite sulla falsariga dell’apprezzatissimo Gunfire Reborn, un’altra droga in cel-shading che ho amato, disponibile anch’esso nel servizio in abbonamento della casa di Redmond.

Nel panorama videoludico, che ritengo sempre in costante mutamento soprattutto per merito di esperienze simili, il genere roguelite - quanto quello roguelike - è una certezza per moltissimi giocatori. La sperimentazione di nuovi approcci riesce a dare vita a videogiochi dal grande carattere, forti soprattutto di contesti e situazioni folli e fuori dall’ordinario. Ho parlato qualche giorno fa di Shoulders of Giants, e nei mesi passati di altre opere come Cult of the Lamb, un videogioco che considero più efficace perché cattura gli elementi vincenti di Forager, creato da Mariano Cavalero. Il fenomeno del momento, tuttavia, resta ancora Vampire Survivors, che su Steam, stando ai dati di ottobre, è stato il videogioco più scaricato della piattaforma, superando nomi noti come Elden Ring, l’ultima opera di Hidetaka Miyazaki.

Cosa significa, però, sviluppare un roguelite? Intanto, vuol dire immergersi in un mondo dominato da tante opere ormai difficili di superare, sia per contesto quanto per valore contenutistico. Hades, il capolavoro di Supergiant Games, è ancora oggi nelle memorie di tanti giocatori. Scappare dall’Ade, al tempo, non è mai stato così divertente e spensierato. E di recente, soprattutto per merito dei risultati ottenuti nel corso di questi anni, si è assicurato un prosieguo di prossima uscita che ha già attirato l’attenzione di tanti appassionati, che non vedono l’ora di metterci le mani sopra. Roboquest, invece, è nato dalla mente di RyseUp Studios in quel di Lione, in Francia, che nel corso di questi anni come studio di sviluppo e publisher è riuscito a stringere delle collaborazioni importanti con alcune delle scuole francesi più celebri.

Stando alla loro pagina ufficiale, la filosofia del team si riassume in tre parole: amore, passione e dedizione. Come ho avuto modo di notare nelle mie cinque ore in compagnia di Roboquest, tra sparatorie e morti a non finire, questi tre vocaboli tanto decantati rappresentano in pieno RyseUp Studios in ogni sua parte, perché la base di partenza della produzione in uscita quest’anno su Steam, Xbox Series/S e Xbox One ha caratteristiche degne di nota, oltre a un’ossatura di gioco migliorata progressivamente nel corso degli ultimi due anni. Ma procediamo con ordine.

Non c’è mai pace per la Terra

Ancora una volta, l’umanità è sull’orlo dell’estinzione. Sembra incredibile ma succede ogni volta che robot e cyborg si ritrovano a menare le mani e a seminare panico e morte in giro per l’intero globo acquifero. Qui non c’è nessun pianeta da salvare, tanto ormai è tutto automatizzato e le poche risorse ancora integre se le sono prese gli umani scappati nello Spazio alla ricerca di una nuova casa. La Terra è dominata da pochi sopravvissuti, che vivono alla giornata procacciandosi cibo e acqua dalle rovine cittadine di grandi metropoli, un tempo popolate ma ora ridotte a un cumulo di macerie. Ad abitarle, però, ci sono dei robot armati fino ai denti e degli spietati cyborg, che hanno l’obiettivo di conquistare il pianeta e ridurlo alla fame.

Può sembrare una delle tante storie in cui l’umanità, a causa di eventi catastrofici, è ridotta allo sfacelo. Invece, la trama di gioco appare semplice ma ben delineata, con ottimi spunti che potrebbero spingere a ulteriori riflessioni, una volta compresa appieno. Viene spiegato cos’è accaduto e perché ora i cyborg, spinti dalla sete di potere, intendono guadagnare terreno e instaurare un regime di terrore per eliminare completamente la razza umana. La miglior difesa è però l’attacco, direbbe qualcuno, e infatti non mi sono limitato soltanto ad attendere il nemico, ma l’ho fronteggiato senza paura. Dapprima con una pistola, e poi con qualunque strumento di morte utile per vincere gli scontri. Il racconto, anche se è condensato e non viene ulteriormente approfondito, è ancora tutto da capire. Di sicuro, le impressioni sono ottime, perché viene mostrato uno spaccato di mondo che potrebbe delinearsi in ogni modo specialmente grazie alle ambientazioni e alla lore insita nel progetto, che appare dettagliato e trattato in modo peculiare.

Quando però mi sono interfacciato con Roboquest, temevo di trovarmi davanti un concept non all’altezza e poco chiaro. Il team, sia su Steam che su Xbox, non approfondisce adeguatamente la descrizione dedicata all’opera, e nonostante le recensioni positive sulla piattaforma di Valve, del videogioco si racconta molto poco. Se non fosse arrivato su Xbox GamePass, e lo ammetto senza problemi, lo avrei mai scoperto. Invece, eccoci qui, a parlarne e pure bene, perché RoboQuest è un videogioco realmente appassionante sviluppato da persone che di amore e dedizioni ne hanno da vendere.

Si spara, si ammazza, si muore e si ripete: una tranquilla (più o meno) giornata da robot

Più o meno tranquilla, in realtà, perché Roboquest non ha tempo da perdere e getta subito nel bel mezzo dell’azione senza chiedere il permesso a nessuno. Il tutorial spiega come sparare (incredibile ma vero, piovono proiettili a profusione) e a muoversi, schivando e saltando agilmente. Una nota scomoda è correre, che costringe il giocatore alla pressione della rotellina sinistra del pad, ma niente che non possa essere sistemato prossimamente con ulteriori patch risolutive per sistemare questa sottigliezza anche su console.

Al netto di questo, però, Roboquest è un videogioco coinvolgente grazie al suo gunplay, che intrattiene per la sua fluidità e le tante soluzioni che si possono utilizzare all’interno dell’esperienza di gioco, che offre un ottimo dinamismo fra un’azione e l’altra. A riguardo, è proprio grazie a questa particolarità che sono rimasto sorpreso per tutt’e cinque le ore passate in sua compagnia. Anche se si spara, si uccide e non c’è mai un freno alla battaglia nuda e cruda, il videogioco di RyseUp Studios coinvolge grazie a una cura particolareggiata all’interno della sua struttura di gioco.

Certo, non si tratta di niente di particolarmente originale, ma Roboquest esegue in modo più che dignitoso quanto intende proporre, e riesce nel complesso tentativo di arrivare al suo obiettivo con naturalezza e intensità. Interfacciarsi con opere del genere, infatti, risulta una scoperta e ricorda anche produzioni celebri e note a molti: le ispirazioni alla serie Borderlands, in tal senso, sono tantissime. Pad alla mano, sembra in effetti di star giocando a un capitolo della serie creata da Gearbox Software, sebbene non sia paragonabile ai suoi stessi risultati. Da appassionato di Borderlands, tuttavia, questa è una buonissima notizia, perché dà modo di vedere l’opera anche oltre i suoi chiari riferimenti alle avventure dei Cacciatori della Cripta. È solo un riferimento, però, rispetto ai molti altri elementi vincenti di una produzione di questo calibro, capace sia di entusiasmare e stupire, quanto di coinvolgere il giocatore grazie a un ottimo bilanciamento interessante e particolare che includa tutte queste sinergie.

È da capire, oltretutto, come l’opera potrebbe espandersi in futuro, e in che modo la roadmap, disponibile nel menu iniziale, potrebbe dare ulteriori informazioni per quanto riguarda i prossimi passi del team per costruire un’opera ancora più densa di particolari. In tal senso, spero di vedere una spiegazione più esaustiva delle varie dinamiche narrative, che potrebbero garantire ulteriori stimoli all’evoluzione complessiva dell’opera soprattutto per quanto riguarda la storia. Non approfondita del tutto ma comunque interessante e di valore, la sorpresa definitiva potrebbe risiedere per l’appunto nel contesto. Ogni opera passa dalla sua evoluzione, dal suo modo di raccontare qualcosa, da come intende evolversi e migliorare, e da cosa vuole comunicare agli altri. Questo serve non solo per scoprire il futuro e il passato di qualcosa che, oltretutto, deve funzionare e migliorarsi con il tempo, ma soprattutto per delineare un approccio chiaro e particolareggiato al resto delle varie caratteristiche di gioco.

Un altro aspetto dell’opera certamente ben riuscito ed appassionante, infatti, è nelle componenti roguelite che il team ha inserito all’interno della produzione, con un hub dedicato ricco di tutto ciò di cui c’è bisogno. È un centro cittadino in cui si può decidere con quale robot partire per le missioni e quali armi equipaggiare nel corso dell’esperienza. Anche se ho sempre tenuto lo stesso robot, è possibile utilizzarne altri, con bonus differenti e offensive letali per abbattere chiunque si abbia davanti. Ci sono possibilità di potenziarsi, accrescere le proprie abilità e migliorare aspetti importanti in corso d’opera. Può sembrare un elemento da nulla ma, in realtà, sotto questo Roboquest è curato con perizia, perché permette di aumentare in maniera significativa il proprio apporto offensivo.

Durante l’esplorazione dei livelli, inoltre, è possibile visitare in lungo e in largo cos’è celato nei vari luoghi dell’esperienza, ottenendo potenziamenti e tanto altro, essenziali per accrescere ulteriormente le proprie abilità, fondamentali per potenziarsi maggiormente. È un apporto utile sia per migliorare il proprio grado offensivo quanto per affinare elementi in corso d’opera che possono agevolare il combattimento.

Il game design, in tal senso, appare semplice e denso, ispirato e ben strutturato, capace di focalizzarsi ulteriormente sull’evoluzione complessiva della produzione. Non vediamo l’ora di scoprire come la progressione possa evolversi con più frequenza e in che maniera possa rafforzarsi, così da comprendere al meglio quanto possa essere fondamentale anche per l’intero processo evolutivo che un’opera simile può dimostrare.

Se Gunfire Reborn è riuscito a ritagliarsi un ampio spazio all’interno del panorama, è soprattutto per merito di un approccio coinvolgente e preciso, utile e sfaccettato. Opere del genere, infatti, servono per arrivare a uno scopo assolutamente nobile: coinvolgere. In tal senso, la produzione di RyseUp Studios è riuscita a farlo in modo inaspettato, nonostante sia arrivata su Steam da un po’ di tempo, parlando in modo plateale al cuore dei giocatori e alla sua nutrita cerchia di appassionati del genere roguelike. Un’opera simile, quindi, può solo fare del bene in un momento simile, anche se potrebbe far storcere il naso a chi non sopporta proposte analoghe e sta cercando nuovi stimoli, reduce magari dallo stesso Hades o Cult of the Lamb.

Cosa aspettarsi da Roboquest?

Lo ammetto, Roboquest mi ha colpito in maniera inaspettata. Ci ho giocato per cinque ore e l’ho assorbito in ogni sua parte, e ne sono uscito colpito e totalmente coinvolto, perché mi ha dato modo di sperimentare, curare e pensare attentamente alle mie mosse.

Il futuro, stando alla roadmap, è ancora tutto da scrivere: l’opera si sta preparando a un nuovo aggiornamento in vista della primavera, per arrivare all’appuntamento del lancio definitivo in forma smagliante. Di sicuro, le premesse sono ottime, sebbene siano tutte confermare. La produzione necessita ancora di qualche mese di lavoro per presentarsi all’appuntamento in modo dignitoso. E sarà una ricca riscoperta, ne sono certo.