Il caso Rockstar North si sta trasformando in uno degli episodi più controversi dell'industria videoludica britannica degli ultimi anni. Dopo il licenziamento di 31 dipendenti dello studio scozzese avvenuto lo scorso 30 ottobre, la situazione è rapidamente degenerata in una battaglia legale e sindacale che vede coinvolti centinaia di sviluppatori, sindacati internazionali e persino il parlamento britannico. Al centro della disputa ci sono accuse di union busting – pratiche antisindacali volte a reprimere l'organizzazione dei lavoratori – che lo studio, noto per essere la fucina della serie Grand Theft Auto, respinge categoricamente attribuendo i licenziamenti alla fuga di informazioni riservate.
La risposta interna non si è fatta attendere. Ben 220 dipendenti di Rockstar North hanno firmato una lettera consegnata al management senior dello studio, chiedendo l'immediato reintegro dei colleghi licenziati. Un numero significativo che rappresenta una sostanziale porzione della forza lavoro dello studio e testimonia il malcontento diffuso tra i team di sviluppo. L'Independent Workers' Union of Great Britain (IWGB), sindacato che rappresenta i lavoratori coinvolti, ha reso noto che tutti i 31 dipendenti licenziati erano membri attivi dell'organizzazione sindacale, rafforzando le accuse di ritorsione antisindacale.
La versione ufficiale di Rockstar punta invece su presunti leak di materiale confidenziale come giustificazione per i licenziamenti. Una motivazione che l'azienda sostiene essere completamente slegata dalle attività sindacali dei dipendenti. Tuttavia, la coincidenza temporale e il fatto che tutti i licenziati fossero iscritti al sindacato hanno sollevato più di un dubbio nella community degli sviluppatori, storicamente attenta alle condizioni lavorative nel settore videoludico, specialmente dopo anni di denunce sul crunch e sullo sfruttamento negli studi AAA.
La protesta ha varcato i confini dello studio scozzese trasformandosi in un movimento internazionale. Venerdì 7 novembre si sono tenute manifestazioni simultanee davanti agli uffici di Rockstar North a Edimburgo e della casa madre Take-Two Interactive a Londra. Oggi sono in programma ulteriori presidi presso la sede londinese di Take-Two, mentre a Parigi il sindacato francese Le Syndicat des Travailleureuses du Jeu Vidéo (STJV) organizzerà una manifestazione davanti al quartier generale europeo dell'editore. Il 18 novembre è prevista un'altra protesta a Edimburgo presso Holyrood, programmata strategicamente in concomitanza con una riunione parlamentare trasversale sull'industria videoludica scozzese.
La questione ha raggiunto anche la Camera dei Comuni britannica. Christine Jardine, deputata Liberal Democrat per Edinburgh West, ha sollevato il caso durante la sessione parlamentare di questa settimana, sollecitando i ministri a supportare i lavoratori licenziati e a implementare misure preventive contro simili episodi futuri. Un'escalation politica che dimostra quanto la vicenda stia acquisendo rilevanza ben oltre i confini del settore gaming, toccando temi più ampi di diritti del lavoro e organizzazione sindacale.
Sul fronte legale, l'IWGB ha ufficialmente depositato reclami formali contro Rockstar questa settimana. Il sindacato ha dichiarato che lo studio ha rifiutato di incontrare i rappresentanti sindacali per discutere i licenziamenti e tentare una risoluzione attraverso la negoziazione. Nelle dichiarazioni ufficiali, l'IWGB ha definito la condotta di Rockstar "inaccettabile e illegale", accusando l'azienda di vittimizzazione sindacale e blacklisting – pratiche che in Regno Unito sono soggette a severe sanzioni legali. I ricorrenti sostengono che i licenziamenti rappresentino una ritorsione diretta per la loro attività sindacale.