Silence Recensione, la favola arriva su Nintendo Switch

Silence è il seguito di The Whispered World: scopriamo nella nostra recensione come si comporta in versione Nintendo Switch.

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a cura di Nicola Armondi

Era il 2009 quando Daedelic Entertainment, famoso sviluppatore di avventure grafiche, ci donava The Whispered World, un titolo che fondeva un’ambientazione magica e fiabesca a un eroe assolutamente atipico, un clown depresso e sempre pronto a vedere il lato negativo di ogni cosa, ma comunque determinato a salvare il proprio mondo. Nel 2016, anche in seguito alle continue richieste dei fan, è arrivato Silence, un sequel che ha rivoluzionato la formula classica sulla quale Daedelic si è costruita. Ora, il gioco approda su Nintendo Switch, dopo essere stato rilasciato su PC, PS4 e Xbox One.

Attenzione, per parlare di Silence è necessario fare spoiler su The Whispered World: se ancora non avete giocato il primo capitolo e siete intenzionati a farlo, non continuate con la lettura.

Silence inizia qualche tempo dopo il primo capitolo, seguendo il finale nel quale il clown Sadwich ha distrutto lo specchio per salvare la propria versione della realtà, Noah. Come sappiamo, il mondo di gioco, Silentia, è un limbo tra la vita e la morte, nel quale il “re” o la “regina” possono tornare alla vita solo frantumando il proprio riflesso. Noah si è risvegliato quindi dal coma ed è ora insieme alla sorella minore, Renie. Il mondo reale però è tormentato dalla guerra e i due, rimasti senza famiglia, si devono proteggere a vicenda. Durante un bombardamento, Noah e Renie si barricano in un rifugio che non regge però alla distruzione. Ecco allora che i giovani vengono catapultati in Silentia.

Ovviamente, Silentia non è più lo stessa. Ora, al comando c’è una “Falsa Regina” che guida una serie di “Cercatori”, bestie umanoidi oscure che sono alla ricerca dell’ultimo frammento dello specchio. Questo è anche l’obbiettivo della Resistenza, con la quale avremo a che fare. Silence si basa sul primo capitolo, riprendendo alcuni elementi come Spot, il bruco mutaforma, e un paio di personaggi secondari, ma anche le stesse regole di base: ciò significa che questo seguito non ha alcuna sorpresa da svelare sul piano narrativo.

Il suo principale punto di forza è il rapporto tra Noah e Renie, che riesce a evolversi quel tanto che basta per sorreggere ogni fase di gioco. Purtroppo il resto è abbastanza piatto, ma sopratutto monco: i membri della Resistenza, inizialmente punto di riferimento per la prosecuzione, spariscono all’improvviso senza aver trovato uno scopo vero e proprio, mentre la trama nel complesso subisce una accelerata improvvisa facendoci saltare fino alla conclusione quasi senza preavviso. Ci sono poi, regolarmente, una serie di scelte narrative (come approcciarsi con gentilezza o con aggressività a una discussione) che non hanno alcun impatto sulla prosecuzione o sul rapporto con gli altri personaggi: i due finali sono accessibili in ogni caso.

È sopratutto il cambiamento del gameplay, che vedremo fra poco, a modificare la “quantità” narrativa dell’opera. Silence rinuncia alla struttura da avventura punta e clicca, perdendo quindi la possibilità di interagire in più modi con uno stesso elemento. Quante volte abbiamo analizzato o parlato con un oggetto inanimato anche solo per sentire cosa aveva da dire Sadwich? In Silence manca questa profondità e cura per i dettagli.

Nel complesso, inoltre, questa avventura grafica “moderna” punta a semplificare di molto la prosecuzione, eliminando l'inventario e riducendo il numero di schermate all'interno delle quali va risolto l'enigma (e non è per forza un male, attenzione), ma nel farlo rende troppo lineare ogni fase di gioco, visto che basterà interagire con una manciata di elementi, anche senza aver ben chiaro quale sia la logica di fondo e quale possa essere il risultato. Solo in una fase, durante la quale Renie, Noah e Spot agiscono separatamente aiutandosi a vicenda, il gioco riesce a trovare il giusto modo di mescolare un livello di sfida basso con una struttura comunque dinamica e interessante: purtroppo è una situazione unica. Nel mezzo, troviamo qualche specie di QTE e minigiochi molto limitati e dimenticabili.

Ciò che rimane è la componente grafica: Silentia è un mondo bellissimo e Silence, abbandonando il puro 2D e mescolandolo con modelli 3D, riesce a rendergli onore. Il lavoro svolto dagli sviluppatori è notevole sotto questo punto di vista e ogni scena è un piacere, anche se il numero di ambienti è abbastanza limitato. La pochezza di contenuti è un altro difetto dell’opera: visto anche il livello di sfida, non ci vorrà molto per arrivare alla conclusione.

La domanda ora è: come si comporta la versione Switch? Non benissimo. Per iniziare, ci sono alcuni bug che, in certi scenari, posizionano il menù di pausa fuori dalla schermata. Inoltre, nella seconda metà di gioco, durante i filmati, vari personaggi affondano nel terreno. Si tratta di limiti minori, probabilmente risolvibili con un patch, ma danno fastidio. Un altro problema, non risolvibile però, è la fruibilità del gioco in versione portatile: la visuale è sempre lontana e sullo schermo di Nintendo Switch gli elementi più piccoli diventano poco chiari. Ludicamente non è un problema, visto che è possibile vedere quali oggetti sono interagibili con la semplice pressione di un tasto, ma visivamente si perdono molti dettagli. Silence è quindi un titolo valido solo in docked.