Skeleton Crew | Recensione

Skeleton Crew è un platform dungeon-crawler con tante idee ma poca sostanza. Ve lo raccontiamo nella nostra recensione.

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a cura di Nicholas Mercurio

Un mondo in rovina, un gruppo di guerrieri contro l’oscurità e malvagi non-morti da sconfiggere per salvare ben più del classico regno in pericolo sull’orlo della distruzione. Se Skeleton Crew fosse un libro, e non un videogioco, sarebbe uno dei tanti volumi scritti da Brendon Sanderson, il celeberrimo autore fantasy de “La Saga della Folgoluce”, una delle serie più apprezzate dai lettori della letteratura fantastica.

Al contrario di quanto ci aspetteremmo se il nome di Skeleton Crew non fosse collegato a Modern Wolf, l’editore di questa esperienza platform dungeon-crawler, penseremmo che la produzione del team inglese Cinder Cone Games non sia altro che un nuovo libro fantasy, magari uno dei tanti che infoltisce un genere ormai saturo e sprovvisto di nuove proposte che arricchisca il panorama letterario.

Una classica storia fantasy con maghi, eroi e non-morti putrescenti

La storia raccontata per noi da questo studio indipendente, tuttavia, racchiude esattamente i classicismi del fantasy in tutto il suo splendore perché rimaneggia senza grande originalità le peculiarità che ormai conosciamo tutti, nel bene e nel male. Diciamocelo, è un regno come tanti, in un mondo come tanti, e come tanti altri pure quello di Karpathia non se la passa bene: i non-morti, risvegliati a causa di un oscuro rituale, minacciano il mondo intero, schiacciando qualunque forma di resistenza.

Un gruppo di impavidi, composto all’inizio da un guerriero e una maga, sono decisi a sconfiggere questa piaga una volta per tutte e con ogni mezzo a disposizione. Dopo una breve introduzione, interessante per le premesse, la storia lascio spazio all’azione vera e propria. Come accennavamo prima la trama è tra le più semplici e scontate, perché a contare nell’opera è più il contesto che la sua narrazione, mai realmente impattante all’interno dell’esperienza di gioco. La creazione del mondo è però convincente, seppure alquanto limitata, con poche reali interazioni tra i personaggi, ma d'altronde non è questo l’obiettivo finale della produzione.

Come molte altre opere presenti nel panorama, Skeleton Crew è un’avventura che inscena un mondo in contrasto con sé stesso e alla mercé di forze oscure, generate dagli stessi uomini e dalla loro bramosia di potere. Seppure non offra una storia memorabile, propone comunque una base solida da cui partire per raccontare attraverso il gameplay le avventure dei nostri impavidi eroi.

Se non puoi ammazzarlo, allora… calcialo: è il miglior insegnamento di Skeleton Crew!

Per chi non conoscesse i dungeon-crawler e non fosse avvezzo alle produzioni in 2D, Skeleton Crew è un platform come ce ne sono altri sul mercato ispirato a nomi celebri e noti che però non segue le stesse orme e incespica a causa di un ritmo di gioco altalenante e poco rifinito. Come accennavamo prima, al suo interno impersoniamo diversi personaggi che utilizzano armi e magie differenti, con attacchi specifici utili ad abbattere qualunque tipo di nemico. Noi ci siamo divertiti a muovere Elgar, un personaggio importante al fine dell’evoluzione del gioco, nonché uno dei pochi ad essere munito di accette che ci siamo divertiti a lanciare contro le orde dei non-morti.

C’è un attacco base, c’è un attacco potente, c’è uno scudo – magico e non – capace di deflettere i colpi avversari e c’è, ovviamente, un calcio roboante in grado di allontanare i nemici quando siamo in difficoltà. È una struttura di gioco classica e già vista altrove, contaminata da una linearità che rallenta il ritmo in modo esagerato, come se da un momento all’altro il gioco smettesse di impegnare il giocatore e preferisse lasciarsi andare, non intrattenendo e divertendo più.

L’opera prima del team inglese non ha problemi notevoli nel suo gameplay perché è in realtà semplificato all’osso, con un livello di sfida accessibile e quindi non molto stimolante per chiunque cerchi un’avventura duratura e impegnativa, in grado di metterlo in difficoltà. La struttura del game design è stato pensata per interfacciarsi con un pubblico vasto, non riuscendo a intrattenere per via di un taglio ludico troppo derivativo e timido, come se avesse paura a venire fuori.

Un’implementazione curiosa riguarda la possibilità di calciare qualunque cosa ci capiti a tiro, da teschi ormai privi di vita a botti, nemici ancora integri e a palle incatenate e spuntate capaci di sconfiggere i nemici più coriacei. È una delle meccaniche più divertenti dell’opera perché permette contribuisce a unire le combo e gli attacchi in modo scenografico. Lo studio di sviluppo, in tal senso, ha raggiunto in parte il suo obiettivo, sebbene abbia proposto un sistema di combattimento semplice e poco variegato.

I personaggi, per quanto diversi esteticamente, esaltano e hanno tutti delle loro peculiarità, tra difese e attacchi che possiamo utilizzare quando siamo assaliti dai nemici. Trovarli tutti, come è ovvio, è un’impresa ardua ma piacevole: alcuni sono nascosti nel level design, magari dietro una parete impossibile da superare; mentre altri sono sbloccabili quando superiamo i livelli e raggiungiamo un nuovo obiettivo.

In tutto ce ne sono diciassette, un buon numero per quello che il videogioco di Cinder Cone Games propone al pubblico. Accompagnato da una longevità modesta e da un sistema di gioco non molto originale ma comunque funzionale, Skeleton Crew si accontenta non prendendosi rischi di alcun genere. Dimenticatevi opere come Unpacking e Vesper, come di Death’s Door oppure Road 96, e non fatevi troppe aspettative sull’evoluzione della struttura ludica di Skeleton Crew, perché potreste rimanerne delusi. La progressione è purtroppo minata dai soliti problemi che riguardano altrettanti videogiochi del genere.

Anche in Skeleton Crew si è spesso costretti a ripetere i livelli all’infinito per rinforzarsi e potenziarsi, rallentando così un ritmo che già di per sé non brilla di alcuna luce iridescente, forzando un backtracking fin troppo lento e ripetitivo. Per progredire, una volta ottenute le monete d’oro dalle nostre peripezie, possiamo avvicinarci a un altare o parlare con i mercanti, che possiamo sbloccare man mano che avanziamo, acquistando degli oggetti necessari per proseguire nell’avventura. Se c’è però altro che funziona, oltre alla meccanica del calcio e a un sistema di combattimento lineare, è il suo level design ben più arzigogolato e d’impatto. Spesso ci siamo persi entrando in una porta sconosciuta e siamo stati costretti ad affrontare i nemici, morendo perché erano troppo numerosi. Se non fosse stato per la resurrezione, un supplemento di gioco interessante che prende il posto dei soliti checkpoint tipici del genere, saremmo stati costretti a ricominciare da zero un livello a ogni nostra morte. Le trappole posizionate al suo interno, oltre a essere imprevedibili, spesso ci hanno messo in difficoltà quanto gli arcieri.

In tal senso, c’è una buona varietà di nemici, un valore aggiuntivo che dimostra un’attenzione maniacale del team di sviluppo per la creazione di un mondo vivo e pulsante, scritto e pensato in modo che ogni elemento avesse un suo scopo. Queste buone intenzioni si perdono nella seconda parte dell’avventura, dove i momenti di stanca sono accompagnati da una ripetitività quasi fastidiosa. Consigliamo di vivere l'esperienza di gioco in modalità multiplayer, il miglior modo per godersi Skeleton Crew.

Anche se nella prima parte riesce a confezionare un’avventura tutto sommato godibile e divertente, Skeleton Crew perde di mordente quanto di ritmo, arrancando per arrivare al suo obiettivo: questo è un vero peccato, perché le premesse del gameplay non sono da buttare. A salvare tutto sono le bossfight che, oltre a essere divertenti e sfaccettate, possono essere approcciate in modi differenti e con i vari personaggi, combinando così più combo e stili di combattimento.

Uno piacevole stile artistico, ma…

Gli errori grossolani, quando si sviluppa un videogioco, possono capitare a tutti. Ma un’opera sa anche farsi perdonare e Skeleton Crew, nonostante qualche errore di troppo, confeziona una buona veste grafica e uno stile artistico convincente, con alcuni scorci d’ambientazione sono stimolanti e ben realizzati, composti da colori vivaci che riempiono lo schermo.

Se non altro, è proprio questo il suo punto di forza: gli edifici in disuso, le foreste, i villaggi e i ruderi sono posizionati in maniera intelligente e con furbizia, come se fossero un dipinto. Ciononostante, Skeleton Crew è vittima di qualche bug di troppo che rovina l’esperienza complessiva. Non parliamo solo di semplici compenetrazioni ma, purtroppo, anche di repentini cali di frame rate e di un’ottimizzazione non propriamente rifinita. Nonostante qualche guizzo, nel complesso, siamo davanti a un’occasione mancata.