Sniper Elite 5 sa di profumo di rugiada e polvere da sparo | Recensione

Sniper Elite 5 è il viaggio di un cecchino fantasma in una Francia piegata dalla guerra in cui si annida una ruggente resistenza.

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a cura di Ecleto Mucciacciuoli

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Sniper Elite 5 è l'ultimo capitolo di un mito. Siamo un po’ tutti nell’intimo avidi fruitori di sparatutto. Dall’opera mainstream a quella di nicchia siamo cresciuti con un pizzico di adrenalina e abbiamo condiviso tanti pomeriggi con amici che forse neanche ricordiamo. Questo genere videoludico ha una valenza quasi mitologica nel settore, perché comprende sfumature storiche e rivanga i ricordi che ci hanno tramandato i nostri nonni. In particolar modo Sniper Elite 5 ha l’onore e l’onere di raccontare un filamento di quella storia che ci borbottavano a singhiozzo i nostri parenti. Una foto giallognola in un album storico che spesso fantasticavamo di seppellire in giardino o un ricordo sbiadito di chi ricordiamo troppi dettagli.

Ciò che rende il gioco appassionante e degno di essere raccontato è proprio la sua natura storica, che mescola una meticolosa ricostruzione ambientale con tono da leggenda. Rebellion Developments ha ormai ben identificato la nicchia di appassionati che prediligono tattica e dettaglio a un più goliardico flusso di adrenalina. L’opera riesce però ad essere rievocativa e fedele alle pagine di storica che desidera scomodare o inciamperà nella fossa della velleità? Ricordo che questo capitolo vi attende dal 26 maggio 2022 su PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox One, Xbox Serie X/S e PC.

Fotografie di guerra e pentimento

Siamo agli sgoccioli della Seconda Guerra mondiale. I nazisti sono alle corde, feriti, ma non moribondi. Come la storia e la natura ci insegnano, un animale ferito può essere più pericoloso e imprevedibile, ed è proprio da questa grande verità che la nostra storia inizia a modellarsi. Sniper Elite 5 si concentra su un delicato susseguirsi di missioni top secret sul fronte francese, in un Paese dilaniato dalla guerra e ammantato di trincee. In quei filmati che emanano fedeltà narrativa da tutti i pori, ecco che mi tornano dei piccoli, ma vividi, ricordi delle storie di mio nonno. C’era un tempo in cui a prigionieri di guerra tiravano le scorze d’arancia come unico pasto, un altro in cui era normale amministrazione giustiziare e torturare uomini per strada ma, soprattutto, c’era un tempo in cui anche il più umile contadino di paese poteva fare la differenza.

La guerra non solo trasformava, ghermiva e manipolava, ma invecchiava, marchiava e imprigionava. No, non parlo di una stanza limitata da imponenti sbarre di diffidente metallo, ma di gabbie mentali, dalle quali era anche più difficile evadere, perfino con la porta aperta. Questi ricordi mi hanno aiutato a comprendere più in profondità la dinamiche umane che si irradiano nella storia del gioco. Vedete, il punto è che non si può discutere solo di gameplay in un capitolo come questo, perché sarebbe approssimativo e lacunoso. La ricostruzione storica è un monolito in questa piccola impresa per lo studio di sviluppo ed è solo da elogiare.

La sentenza del Fantasma

Che si tratti di accampamenti, trincee improvvisati o scorci di una Francia occupata, si avverte in pieno la cura nei dettagli fisici ed emotivi, così come la stessa tensione che si respira. I documenti segreti, i dialoghi di contorno o i racconti dei sopravvissuti lasciano intendere il disagio esistenziale che si prova su entrambi gli schieramenti. Siamo abituati a titoli di guerra che cavalcano le scene in sella al carisma dei protagonisti e alla dirompente resa grafica, ma strisciare nelle campagne francesi regala emozioni diversi. Sniper Elite 5 riesce ad evocare ricordi e suscitare emozioni struggenti, senza risparmiarsi sulle limature narrative. Gli amanti delle storie sulla guerra e i curiosi saranno più che soddisfatti.

L’argomento caldo della recensione di Sniper Elite 5 rimane, per ovvie ragioni, il gameplay. Sebbene il nostro provato avesse delimitato molti dei pregi e dei potenziali difetti del titolo, abbiamo ora avuto prova delle criticità di reiterazioni. Quando occorre approcciarsi a un’opera di natura tattica è lecito pensare a quanta creatività sia stata spremuta per ottenere il succo dell’originalità. Ogni missione legata alla storia - e non - vanta di un concept unico e originale. Saremo nei panni del cecchino fantasma Karl Fairburne, che abbiamo amato per carisma e fibra morale. La sua abilità bellica permette al giocatore un approccio a ventaglio in diverse situazioni spinose. Si può prediligere il cecchino, che regala momenti di pura goduria per le uccisioni singolari e spettacolari, così come si può abbracciare uno stile più dinamico e spavaldo, magari imbracciando un mitra.

Il concerto dello stealth

L’aspetto tattico è indubbiamente il cuore pulsante del gameplay, reso squisito da un interessante combinazione di distrazioni ambienti ed equipaggiamento. Ogni zona in Sniper Elite 5 è vero e proprio parco divertimenti in cui sbizzarrirsi per concatenare adrenaliniche serie di uccisioni. L’opzione stealth rimane la più gratificante, anche per come sono state concepite le missioni, anche se l’esperienza con in braccio un cecchino rimane tra le più apprezzabili di tutto il panorama ludico. Ormai non è solo un marchio di fabbrica, ma spettacolarità bellica. La personalizzazione è un focus fondamentale per il team di sviluppo.

La cura nei dettagli, sia storici che tecnici, compare in grande spolvero su tutta la linea delle armi, regalando al giocatore una vastissima gamma di accessori per perfezionare la propria arte strategica. Le criticità giungono perlopiù sul fronte dell’IA e della reiterazione. Sebbene siano presenti interazioni atte a smorzare le azioni di routine imposte dal gioco, alla lunga certi approcci risultano stucchevoli e si iniziano a prediligere alcuni stili più per necessità, che per curiosità. Il feedback nei gunfight rimane una nota positiva che anche i veterani del genere apprezzeranno su larga scala, così come l’intelligente arsenale a nostra disposizione durante gli scontri.

Una missione non sempre ammaliante

È comunque indubbio che alcune meccaniche ludiche siano scoraggiate da un game design punitivo quanto basta. L’errore tattico è sempre severamente punito e costringe il giocatore a riformulare la propria strategia con maggior cura e dedizione. Prima di ogni area da affrontare di una certa complessità, Sniper Elite 5 sa coccolare il player con piccoli centri di rifornimenti, in cui progettare con cui per poi dare fiato alle proprie scelte. Nulla di eccessivamente esaltante magari, ma c’è da apprezzare l’intenzione del team di fornire al giocatore tutti gli strumenti per orchestrare la missione in libertà.

L’aspetto dell’intelligenza artificiale è oltremodo claudicante, alcuni movimenti sono stranamente innaturali e non rispecchiano i dettami del comportamento umano. Alla lunga si percepisce l’idea di combattere contro una macchina e questo va in antitesi con la sublime immedesimazione storica e ambientale, largamente decantata in precedenza. Perfino di fronte a un chiaro caso di allerta generale con noi che sfondiamo tutto imbracciando una mitraglietta, sembra quasi che i nemici siano a tratti addormentati e legnosi. Un peccato per un titolo con questa cura estetica.