Soldier of Fortune: semplicemente uno dei videogiochi più cruenti di sempre

Come Soldier of Fortune, attraverso la tecnologia GHOUL, portò la rappresentazione della violenza a un nuovo livello

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a cura di Fabio Canonico

“Soldier of Fortune” è il termine con il quale, in inglese, si definisce il soldato di ventura, che mette la sua esperienza nell'arte della guerra al servizio del miglior offerente; detta in maniera molto più semplice e diretta, il mercenario. Nel filone dell'FPS militaristico che impazzava su PC tra gli ultimissimi anni '90 e i primi 2000 (al quale abbiamo dedicato di recente uno speciale) non poteva non trovare posto un videogioco dedicato proprio a questa figura, chiaramente declinato secondo i canoni dell'epoca: trama da filmaccio d'azione di serie Z, personaggi tagliati con l'accetta, che gigioneggiano sul labile confine del ridicolo e, ovviamente, niente spazio per un qualsiasi tentativo di introspezione psicologica o anche solo di una parvenza di serietà. Grazie a Dio.

Il team di sviluppo, Raven Software, che oggi è largamente conosciuto per i molteplici episodi di Call of Duty ai quali ha lavorato, ma allora era il team di Heretic e Hexen (ad ambientazione fantasy, quindi ben lontana da quella militare), credeva talmente tanto a questa cosa del mercenario da decidere di rivolgersi a un consulente. Lo trovò in John Mullins: statunitense, paracadutista, medico, berretto verde, ranger, in totale diciannove anni nelle forze speciali, prima di diventare quello che oggi si definisce “contractor”; un mercenario, appunto.Non solo: evidentemente Mullins doveva essere proprio piaciuto ai fratelli Brian and Steve Raffel, fondatori di Raven, dato che decisero di inserirlo all'interno del gioco. In un cameo? No, facendone direttamente il protagonista, che quindi si chiama John Mullins e, come l'ispiratore, porta un paio di caratteristici baffoni.

Il fatto che sia stato realizzato grazie all'apporto di un consulente e che questo ne sia persino diventato il protagonista è una delle due cose che tornano alla mente quando si parla di Soldier of Fortune. Ma è la seconda per importanza, l'aneddoto da tirar fuori nella discussione perché simpatico. Perché la prima e più rilevante è che si tratta di uno dei videogiochi più violenti di sempre, probabilmente il più violento in assoluto al tempo della pubblicazione, con buona pace di Mortal Kombat, Carmaggedon e affini. Perché un conto è presentare al giocatore delle scene molto cruente, come appunto le fatality nella storica serie picchiaduro a incontri, un altro è connotare l'impianto di gioco stesso attraverso un sistema che restituisce l'impatto e gli effetti dei proiettili, elevando a potenza il realismo generale e quindi la violenza.

In Soldier of Fortune (che come molti altri FPS dell'epoca venne realizzato con il motore di Quake II) venne implementata per la prima volta la tecnologia GHOUL. Questa creava 26 diverse zone sui corpi dei nemici, e a seconda di quale zona veniva colpita e con quale arma produceva differenti effetti, tutti dall'elevato tasso di sanguinolenza. La cosa farebbe scalpore ora, figuriamoci più di vent'anni fa, quando ancora il videogioco era trattato come un passatempo per i bambini, e quindi non sia mai che ci fossero contenuti a loro non adatti. Addirittura, in Germania venne inserito nella lista del Dipartimento federale dei media dannosi per i giovani (Bundesprüfstelle für jugendgefährdende Medien). A onor del vero, va detto che se oggi, dato l'avanzamento tecnologico, la rappresentazione della violenza di Soldier of Fortune sia quasi parodistica, paragonabile a quella di un film slasher degli anni '80 realizzato con cento dollari e un secchio di vernice rossa, allora era veramente d'impatto.

Ed è quanto lo ha reso memorabile per chi lo abbia giocato all'epoca. La tecnologia GHOUL convoglia un'esperienza viscerale (in tutti i sensi), nella quale ogni singolo sparo è significativo. Come FPS, Soldier of Fortune risponde a tutti i canoni del genere, ancor più di quelli dell'epoca, pertanto si procede attraverso livelli poco intricati uccidendo nemici dall'intelligenza artificiale per nulla elaborata. È il modo in cui lo si fa a renderlo strepitoso, in una maniera che ancora oggi è apprezzabile, anzi forse ancora di più, abituati come siamo ai nemici spugna dei vari game as a service, che assorbono proiettili come nulla fosse.

Basta anche un singolo colpo della meno potente delle armi per apprezzare la qualità di GHOUL: il corpo del nemico reagisce in maniera realistica, subisce l'impatto e si muove in accordo, e poi eccolo piegarsi sulle ginocchia tenendosi la pancia, qualora il colpo fosse arrivato al basso ventre, zoppicare se colpito alle gambe, perdere l'arma, persino, se colpito alle mani. Quando poi si tirano fuori i grossi calibri, le cose si fanno ancora più intense, e violente. Fucile a pompa, mitragliatrice pesante, pistola di grosso calibro e simili producono effetti devastanti: colpire un nemico in testa significa letteralmente decapitarlo, con tanto di copiosi fiotti di sangue; gli arti esplodono, le intestina fuoriescono, e si lascia dietro di sé una lunga scia rossa di sangue.

Gli amanti della violenza videoludica (categoria alla quale appartengo convintamente) davvero allora non potevano trovare di meglio e questo, unitamente a un gameplay magari poco profondo, ma sempre incalzante e su di giri, faceva di Soldier of Fortune una produzione irrinunciabile per gli appassionati di FPS. E, tutto sommato, è gradevolissimo giocarci ancora oggi, anche al netto di un impatto che non può per forza di cose essere quello di quasi venticinque anni fa. Qualora non ci aveste mai giocato fatelo, assolutamente, perché probabilmente non avete mai visto una testa esplodere così.