Soulstice, il videogioco italiano più ambizioso di sempre | Provato

Abbiamo provato in anteprima Soulstice, il nuovo videogioco targato Reply Games Studio

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a cura di Nicholas Mercurio

Soulstice, il nuovo progetto dello studio milanese Reply Game Studio, è senza ombra di dubbio uno dei videogiochi italiani più ambiziosi che ci siano mai capitati tra le mani da diverso tempo. Primo, sembra che la forza scorra potente nel team indipendente con sede a Milano, conosciuto per aver proposto in passato opere come Joe Dever’s Lone Wolf e In Space We Brawl. E secondo, Soulstice sembra essere effettivamente la prova di maturità di un team che da diverso tempo sa come far parlare di sé, dando modo di farsi conoscere in maniera positiva non soltanto dagli addetti ai lavori ma anche dall’utenza, ormai sempre più attirata dalle produzioni nostrane, come è accaduto con Freud’s Bones e Ravenous Devils.

Non per niente, sono diversi anni che i videogiochi italiani stanno sempre più brillando di luce propria. Si mostrano in tutto il loro splendore non più come ultima ruota del carro ma come veri e propri protagonisti, ritagliandosi uno spazio importante in un panorama complesso, che si aggiorna di continuo, con termini nuovi che vengono usati in maniera esagerata e senza contegno.

A Soulstice, per esempio, si era affibbiato il nome di soulslike, una caratteristica che non gli appartiene affatto e che potrebbe deludere qualcuno, ma che invece potrebbe conquistare tanti altri giocatori curiosi e in attesa di opere come questa. Perché, se non lo si fosse capito, Soulstice è davvero ambizioso, e non solo per le dinamiche di gioco e il genere cui appartiene, ma anche per tante altre motivazioni, una su tutte, che ci sembra imprescindibile, è in generale la sua proposta narrativa.

È giusto sottolineare che Soulstice è in sviluppo da quattro anni, un tempo legittimo per cosa intende proporre il team di sviluppo milanese, che non si accontenta ma pensa in grande, catapultandoci in un mondo dark fantasy dal fascino incredibile, con protagoniste due sorelle legate da un amore indissolubile, da un passato funesto e da questioni in sospeso che non vediamo l’ora di approfondire una volta che avremo il videogioco completo tra le mani, sia per approfondire la storia che il sistema di gioco, che potrebbe affascinare chiunque adori i videogiochi d’azione come Devil May Cry o NieR (ma di quest’ultimo ne abbiamo già parlato a sufficienza).

C’era una volta il Sacro Regno di Keidas, un faro per ogni essere vivente…

Forte e indomita, c’era una volta la magia, capace di proteggere i deboli. C’era una volta la pace, di cui chiunque poteva bearsi, anche là dove c’era poca speranza. E c’era una volta una città, Ilden, distrutta dagli Spettri che hanno superato il Velo (un nome che ci ricorda La Spada della Verità di Terry Goodkind, una delle serie fantasy più apprezzate degli ultimi quarant’anni), condannando chiunque alla morte, lasciandosi alle spalle massacri e sofferenze, corrompendo i sopravvissuti per farli diventare dei mostri orribili e dalle disgustose sembianze.

C’è l’oscurità, una fitta oscurità vecchia quanto la notte dei tempi, che conosciamo indossando direttamente i panni di Blair e Lute, le sorelle di cui vi abbiamo accennato poco fa, trasformate in Chimera, due anime ibride forgiate dalla loro unione in un unico corpo. Mentre Blair ha mantenuto la sua forma umana, diventando inevitabilmente più forte, Lute è invece uno Spirito, legata in questo modo alla sorella. Entrambe sono doppiate da Stefanie Joosten, che ha impersonato i panni di Quiet in Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, una presenza illustre che ci è sembrata assolutamente convincente durante il nostro viaggio.

Evitando spoiler di sorta e troppe rivelazioni, il mondo costruito da Reply Game Studio ci appare affascinante e ricco di sfumature, con personaggi che non vediamo l’ora di scoprire in maniera ancora più approfondita. Possiamo parlarvi del contesto, che è un po’ il motivo per il quale amiamo le idee brillanti e fuori dal comune, quelle che sono capaci di lasciare senza parole. In tal senso, Soulstice non sembra ispirarsi a nessun altro videogioco dal punto di vista narrativo, ed è un’ottima notizia perché potrebbe offrire una storia originale, nonché commovente e riflessiva.

Considerato il concept, tuttavia, non possiamo negare di essere rimasti sorpresi dalle idee dello studio di sviluppo meneghino. Sia chiaro, abbiamo esplorato una piccola porzione della storia principale, due atti che sono volati via come il vento ma che ci hanno trasmesso molte sensazioni positive anche per i prossimi. Intanto, c’è da dire che il racconto di Soulstice sembra essere un dark fantasy nudo e crudo, un genere che ancora oggi attira e stupisce, specie sul lato letterario.

Durante la nostra prova, infatti, abbiamo ritrovato alcuni riferimenti ai classici della letteratura fantastica come La Regina di Ghiaccio di Sarah J. Maas, scrittrice newyorkese che ha ottenuto un grande successo; oppure, se volessimo andare sul classico e sugli autori più rinomati, ci sarebbe anche tanto di Markus Heitz, un autore tedesco che ha trattato negli anni di storie avvincenti e iconiche, dando un suo personalissimo contributo al genere.

Ad averci catturato del contesto, tuttavia, sono le due sorelle, che si sono presentate in maniera coinvolgente, gettandosi sin da subito nella mischia e accompagnando mano nella mano in una città sull’orlo ormai finita. Se da una parte Blair ci appare decisa e testarda, dall’altra Lute ci sembra insicura e spaventata dal mondo. Eppure, entrambe si sostengono a vicenda, infondendosi coraggio l’una con l’altra, non pensando mai alla resa, ma soltanto a raggiungere i loro obiettivi.

Non potendovi parlare nello specifico del loro rapporto e di ulteriori rivelazioni delicate che abbiamo scoperto durante la nostra esplorazione, sappiate soltanto che la scelta di proporre un racconto simile da Reply Games Studio è intelligente e ben ponderata, perché significa avere in mente non soltanto un universo, una città e un mondo, ma anche chi lo abita: è questa la parte che più ci ha affascinato, mentre andavamo a fondo all’interno della Tana del Bianconiglio, cercando tutte le informazioni che potessero offrirci qualunque informazione sulla storia, i personaggi e sì, soprattutto sul mondo di gioco, che è un po’ quello che ci ha sorpreso, sebbene fosse soltanto un piccolo stralcio di quella che potrebbe essere effettivamente la nuova opera dei Reply Game Studios.

Se non vi fosse chiaro, Soulstice sembra avere una scrittura del contesto ottimamente strutturata e delineata, e già questo potrebbe bastarvi per capire di cosa si sta parlando e cosa c’è da aspettarsi. Superate le sei ore e conclusi entrambi gli atti, ci siamo risvegliati da questo sogno, ricordando una città circondata dalle fiamme e due sorelle in un corpo solo marchiato da un passato di dolore, spaventate dal presente e da un futuro imprevedibile che non vediamo l’ora di scoprire nella sua interezza. Riteniamo che una bella storia sia importante quanto una struttura ludica forte e ben realizzata, e che la sua presenza, considerando gli standard odierni, sia in qualche modo imprescindibile in un videogioco che punta tutto sull’azione e su un gameplay dinamico.

Una struttura ludica che potrebbe stupire: Soulstice è un’opera molto più originale di quanto appare

Se qualcuno non molto avvezzo ai videogiochi ci chiedesse cos’è Soulstice, risponderemmo che è un action tridimensionale nudo e crudo con un gameplay dinamico, e probabilmente gli elencheremmo videogiochi come Devil May Cry o NieR tra i tanti presenti sul mercato. Soulstice sembra proporre un gameplay ancora più profondo perché spinge a concatenare una combo dietro l’altra durante gli scontri, con una valutazione finale che va da bronzo a diamante, il voto più alto nella scala di valori scelta da Reply Game Studios per l’occasione.

A colpirci è stata la visuale di gioco, che è possibile ruotare a proprio piacimento. I movimenti di Blair ci sono apparsi veloci e ben implementati e, quando non combattevamo, la telecamera restava fissa su di lei, passando da tridimensionale a bidimensionale, ricordandoci NieR e i cambi di prospettiva adottati in tante occasioni da Yoko Taro con la sua serie. Tuttavia, questa è solo una piccola chicca all’interno di Soulstice, perché ce ne sono molte altre, a partire dal sistema di combattimento.

Ci sono attacchi leggeri e pesanti da assestare con attenzione, magari scegliendo il momento giusto, schivando e deviando l’attacco, oppure bloccandolo con il potere di Lute, permettendoci così di incalzare il nostro avversario per dargli il colpo di grazia. Sono presenti dei nemici corrazzati, che è possibile abbattere attraverso degli attacchi pesanti dopo diversi tentativi. E poi ci sono i mostri da distruggere in modi diversi attraverso i due Campi di Evocazione, uno blu e l’altro rosso, un’implementazione curiosa che potrebbe rendere la struttura ludica ancora più profonda. Meglio, però, sfruttarla con coscienziosità, perché abusarne costringerebbe Lute a ricaricare le energie, costringendo Blair a resistere ai nemici senza alcun tipo di supporto. Considerando la varietà dei nemici, la scelta migliore potrebbe essere quella di optare per armi secondarie diverse, che noi abbiamo sbloccato man mano che avanzavamo all’interno dei due atti dell’opera.

Ci siamo destreggiati con lo spadone, utilizzando un arco, i nostri pugni e poi una frusta uscita direttamente fuori da Prince of Persia, che abbiamo utilizzato contro i gruppi di nemici più numerosi. Ci siamo anche divertiti a chiacchierare con Layton, un personaggio che compare all’improvviso e vende dei preziosi oggetti curativi, da usare anch’essi con molta attenzione. Dal venditore possiamo anche potenziare le armi di Blair o, in alternativa, i poteri di Lute, specie se siamo di fronte a nemici complicati e impossibili da battere al primo tentativo. Prima che iniziassimo a giocare, abbiamo scelto il grado di difficoltà, che in Soulstice non manca e potrebbe rappresentare un’ancora per molti giocatori che vogliono soltanto godersi una bella storia, giocando a cuor leggero.

Come nei videogiochi di FromSoftware, è possibile persino utilizzare il lock-on per dare una sbirciata alla vitalità e alla corazza di un nemico, dando così preziose informazioni sul suo status. Una scelta che consideriamo ben azzeccata e calzante, specie quando si affrontano orde su orde di creature agguerrite e prive di pietà. La miglior opzione, che abbiamo utilizzato in diverse occasioni, è stata esplorare i bivi e le strade secondarie, trovando dei preziosi oggetti utilissimi per la nostra progressione e per potenziare i nostri oggetti migliori.

Se da una parte abbiamo un sistema di gioco che appare assolutamente ben più profondo di quanto ci saremmo aspettati, dall’altra c’è una notevole cura per le armi e le abilità, che a quanto pare rappresentano le due anime predominanti dell’esperienza di gioco. Durante l’esplorazione dei primi due atti, abbiamo fronteggiato diversi boss che preferiamo non menzionare per non rivelarvi troppo, ma che in ogni caso ci hanno dato davvero del filo da torcere. Ognuno di loro, e questo possiamo dirlo, lo abbiamo affrontato in modo diverso, anticipando, combinando gli attacchi, usando le abilità di Lute e il Furore di Blair, un’abilità capace di potenziare della nostra protagonista, capace di sgominare qualunque essere sicuro di avere la meglio contro di noi impavidi guerrieri.

Inoltre, siamo rimasti piacevolmente sorpresi da un altro aspetto: stiamo parlando degli enigmi, che nel caso di Soulstice non sono stati complessi da risolvere e sono risultati divertenti, appaganti e davvero sfaccettati, anche se si tratta semplicemente di un primo assaggio. Si sono dimostrati utili perché ci hanno dato la possibilità di destreggiarci a nostro piacimento con entrambi i Campi di Evocazione, fondamentali contro i mostri più brutali. In sintesi, la struttura di gioco di Soulstice appare ben delineata e potrebbe essere ancora molto più complessi, magari con altre armi di cui non conosciamo ancora molto. Collegati gli uni agli altri, i livelli ci hanno spinto a esplorare ogni angolo delle varie ambientazioni presenti al suo interno, dandoci la possibilità di rifarci gli occhi con una direzione artistica di primo ordine.

Cosa aspettarsi da Soulstice?

Come accennavamo prima, la nuova opera targata Reply Game Studios è ambizioso e interessante, di sicuro uno dei videogiochi italiani da tenere d’occhio. È il progetto più complesso e intrigante, figlio di tanta passione e amore per il medium  che potrebbe rivelarsi non solo una sorpresa, ma anche una certezza e una fonte d'ispirazione per il futuro, se tutto dovesse andare secondo i piani.

Considerando lo stile e la scelta per il cel-shading, che nel contesto è azzeccato e ben inserito, davanti a noi si staglia un’opera completa e ben struttura, che non vediamo l’ora di conoscere meglio in sede di recensione, così da approfondirla adeguatamente. C’è un mondo scritto e curato con attenzione, c’è un gameplay forte e ben strutturato e c’è tanta passione, imprescindibile se si vuole rischiare il tutto e per tutto in un panorama così caotico e imprevedibile. L’attesa sarà lunga.