Starfield: 5 cose che non ci hanno pienamente convinto

Dopo tanta attesa Starfield, l'RPG sci-fi di Bethesda, si è finalmente svelato: molto ci ha convinto, qualcosa meno

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a cura di Fabio Canonico

Finalmente, dopo varie occasioni nelle quali il gioco si era mostrato con molto pudore (o, all'atto pratico, non l'aveva proprio fatto), l'attesissimo Starfield ha deciso di concedersi ai languidi sguardi degli appassionati in occasione dell'Xbox & Bethesda Showcase 2022, protagonista di una sostanziosa presentazione che ne ha messo in luce molti aspetti, ma non tutti, e forse non tutti quelli che i giocatori avrebbero voluto.

Da qui alla pubblicazione del gioco, prevista per i primi mesi del 2023, avremo certamente altre occasioni a disposizione per vederlo in azione, per farci un'idea ben più circostanziata di quella che sarà l'avventura sci-fi di Bethesda. Per ora non possiamo dirci che piuttosto soddisfatti di quanto mostrato, ma ciononostante non possiamo rilevare come in determinati aspetti il livello della produzione non ci abbia totalmente convinto.

Ed è su questi che vogliamo soffermarci, non per il gusto della critica fine a sé stessa, ma perché se Starfield, come sembra, vuole proporsi come una delle produzioni più ambiziose di sempre, è necessario che sistemi le piccole (e meno piccole) questioni che almeno per ora sembrano interessarlo.

Le sparatorie

Nel corso della presentazione il personaggio controllato dal giocatore ingaggia con delle armi da fuoco un gruppo di pirati spaziali e le sparatorie che ne risultano non convincono. Affatto. I corpi dei nemici sono spugne che assorbono la maggior parte dei proiettili senza reazione alcuna, solo alcuni dei colpi producono l'impatto che ci si aspetterebbe, secondo una fisica quindi per ora ancora del tutto da rivedere. Si tratta probabilmente della problematica più evidente, tra quelle scaturite dal video di gameplay, talmente manifesta da far stare quasi sicuri riguardo il fatto che verrà sistemata con accortezza. O almeno è quello che ci auguriamo.

L'hacking

Poteva mai mancare il classico minigioco nel quale attraverso gesti piacevoli da eseguire le prime volte, terribili a lungo andare, hackerare valigette e casse, in maniera da ottenere crediti, armi, potenziamenti e quant'altro? A nostro parere sì. L'hacking, così come il suo cugino, lo scassinamento, nei contesti fantasy/medievali, ha fatto decisamente il suo tempo. E invece no, la ritroviamo ancora questa meccanica così trascurabile ma al tempo stesso così fastidiosa. E prendi la forma geometrica, e falla scorrere, e infilala, e rifallo, per chissà quante volte. Ma, dato che comunque Starfield sarà un RPG, deputare tutto alle statistiche e alla fortuna (magari con il supporto di qualche strumento) sarebbe poi così terribile? A voi la risposta.

I volti e le animazioni facciali

Sappiamo già che il nostro avatar sarà personalizzabile in ogni modo possibile, potremo quindi dargli il volto che preferiamo lavorando su molteplici aspetti, forse anche più di quelli che in realtà sarebbero necessari, ma chi siamo noi per giudicare quelli che spendono secoli solo nell'editor dei personaggi. Il suo viso e quelli dei personaggi non giocanti saranno animati da una tecnologia del tutto nuova, sicuramente potente, ma ancora da calibrare. I volti dei personaggi sembrano muoversi in maniera innaturale mentre parlano, con alcuni punti decisamente troppo mobili ed altri che paiono invece ancorati, per un effetto quasi plasticoso. Un dettaglio forse, ma sul quale si può ancora lavorare.

La profondità dell'esperienza RPG

Coloro che si aspettavano dalla presentazione di Starfield un certo focus sulle meccaniche ruolistiche, dato che di un RPG stiamo parlando, sono probabilmente rimasti insoddisfatti. A ragione. È vero, abbiamo potuto dare un primo sguardo alle varie specializzazioni e all'albero delle abilità, ma non è solo su questo che può poggiare un'esperienza GDR. Sappiamo poi che avremo a disposizione una grande libertà nel muoverci, ma non sappiamo per esempio in quanti modi saranno risolvibili certe situazioni; inoltre, saremmo stati curiosi di capire, per esempio, quanto le nostre decisioni cambieranno il mondo attorno a noi, se interesseranno anche le varie fazioni che sembrano comunque costituire una parte considerevole dell'immaginario del gioco. Forse su tali aspetti si concentreranno le prossime presentazioni, ma c'è anche la possibilità, dato poi il loro ruolo in altre produzioni Bethesda, che questi possano non essere poi così centrali. Andrebbe benissimo lo stesso, intendiamoci, ma in tal caso le ambizioni del gioco dovrebbe essere parzialmente riconsiderate.

Più di 1000 pianeti

Ovviamente generati in maniera procedurale (ovvero, per coloro che non lo sapessero, in base ad algoritmi e a una componente casuale). Basteranno? Ovvio che sì! Ne sentivamo davvero il bisogno? Ovvio che no! Anche stavolta l'obolo al dio del “più grande è meglio, enorme ancor di più” è stato pagato, nonostante ormai sia la critica che i giocatori si siano ormai schierati contro la pachidermia degli open world moderni, molto spesso pieni di niente o riempiti in maniera molto artificiale (e artificiosa). Riguardo questo particolare aspetto sono molto mitigatorie le affermazioni di Bethesda secondo le quali in Starfield le ambientazioni create a mano saranno abbondanti come mai in passato: rimane da vedere però come saranno distribuite e in che modo.