SteamWorld Build | Provato - Non il classico city builder

Scopriamo insieme in questo nuovo provato SteamWorld Build, il nuovo city builder targato Thunderful Games in uscita nel 2023

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a cura di Nicholas Mercurio

Una volta avviata la demo di SteamWorld Build dal launcher di Steam non sapevo affatto cosa aspettarmi, anche se ero sicuro che mi sarei trovato davanti a un’esperienza insolita ma interessante, da approfondire, sviscerare e conoscere in ogni dettaglio per comprenderla al meglio. Lo ammetto, è ormai passato parecchio tempo dal mio ultimo city builder, e interfacciarmi con un esponente del genere per quasi due ore e mezzo, cercando di capirlo per non combinare troppi guai irrisolvibili a causa della mia goffaggine, è stato un po’ come fare un tuffo nel passato, al periodo meraviglioso in cui adoravo scervellarmi con produzioni del calibro di Frostpunk e The Settlers, creando città e agglomerati longevi e prosperi.

A volte avevo successo, ma in altrettante occasioni, complice la sfortuna, riuscire a far funzionare le cose era complesso. Ci vuole del talento invidiabile per approcciarsi ai city builder, e non sembra appare come una passeggiata di salute. Ergere una struttura, ospitare uomini, donne e bambini, farli lavorare (non i bambini, ovviamente) e continuare imperterriti nella propria espansione, è una gran fatica per chi preferisce trovarsi davanti tutto già apparecchiato, senza che debba invece ragionare più del previsto.

Il genere scelto per il nuovo videogioco della serie SteamWorld, però, è tutt’altro che classico e scontato, perché è ben più inclusivo di quanto appaia, oltre che semplice e d’impatto. E non me lo aspettavo affatto, in realtà: un tutorial chiaro, semplice e che non si perde in troppi fronzoli, concentrando ogni sua energia per spiegare ogni meccanica con molta attenzione, con lo scopo di non far impazzire il giocatore ma di coinvolgerlo passo dopo passo, senza che arrivi a ripensare totalmente alle sue mosse. Ma procediamo con ordine.

Quando si parla di SteamWorld, pensare al passato diventa inevitabile. La serie, ormai contaminata completamente da tanti generi e sottogeneri, si è reimmaginata, reinventata e riproposta in tanti modi in questi ultimi tredici anni, dimostrando quanto una partenza errata possa in realtà dimostrarsi incredibile e tutta da scrivere. Ed è in questo modo, infatti, che mi sono interfacciato con SteamWorld Build, partendo da una frontiera qualunque nel mezzo del deserto, immaginandomi come un provetto Wyatt Earp ormai veterano di tante battaglie, affari e guerre di qualunque tipo. A differenza però del celeberrimo sceriffo di Dodge City, divenuto un’icona del West tanto da riuscire a ispirare un film con Kevin Costner, la produzione comincia con un nonno e una bimba robot su un carretto spinto da sauri diretti verso l’ignoto, in cerca di una nuova casa nel classico posto di frontiera isolato, ottimo per ridare un senso alle proprie esistenze. Una ferrovia, un cielo senza nuvole, rocce rosse e appuntite, un caldo infernale e pochissima acqua. Cosa potrebbe andare storto?

Un contesto dal grande fascino

Niente, in realtà: i protagonisti sono dei robot, e perciò non necessitano di acqua per sopravvivere alle temperature estreme del deserto, né di cibo per rinvigorirsi. Forse hanno solo bisogno di un bel bagno d’olio, lo stesso che 3-CPO si è fatto a casa di Luke Skywalker in Star Wars IV: Una Nuova Speranza per ripulire i suoi ingranaggi, così da muoverli senza problemi. Quanto però alle emozioni, invece, nonno e nipote ne provano eccome. È una notte come tante altre, una di quelle indimenticabili. La piccola robot con il ditino metallico disegna fra le stelle qualunque cosa la sua giovane mente può immaginare, mentre il nonno, tenendola stretta a sé, si assicura che non cada, controllando di non sbattere con le ruote del carretto contro dei massi appuntiti.

È il preludio iniziale che mi ha dato il benvenuto in questo mondo di gioco curioso, in cui ogni cosa ha una ragione di esistere e quanto è stato del passato, invece, è ormai perduto per sempre. Stanno scappando per cercare un’area sicura, e il loro passato, purtroppo non bello e crudele quanto il brutale cataclisma che ha colpito questo pianeta, ha cancellato qualunque forma di vita.

Restano solo loro, dei meccanismi che un tempo servivano un’altra razza provando a far di tutto per accontentarla, servendola fedelmente. Non si hanno prove che i padroni fossero gli esseri umani, ma se in NieR le biomacchine sono capaci di replicare i sentimenti umani, immaginiamo possano farlo anche in questo mondo assolutamente affascinante. Il contesto scelto, d’altronde, non potrebbe essere più classico di così: dei frammenti di un vecchio razzo si sono sparsi ovunque, e rappresentano l’unica speranza per i robot, che hanno dimenticato qualunque classe sociale e privilegio. Si configura un cataclisma di dimensioni planetari, che potrebbe per sempre annientare il pianeta in cui sono adesso. Una casa, dunque, che non è chiaro si debba lasciare o meno, e un mondo che, a causa di un passato nefasto, non sembra affatto essere migliorato.

Com’è accaduto in passato con molti altri city builder che mettevano in piedi una struttura narrativa e ricreavano al contorno ludico qualcosa in più da scoprire, anche SteamWorld Build decide di percorrere questa strada, mettendo per il momento in piedi una storia dalle premesse davvero ottime. In parte per accontentare i meno avvezzi, e in parte per coinvolgere soprattutto gli appassionati che non si perdono per nulla al mondo un videogioco della serie da tempo immemore. Un racconto che, oltre a dare un’aggiunta in più allo scheletro stesso della produzione, fornisce persino la possibilità di interfacciarsi con questi mondi in maniera più curiosa e spensierata, andando ben oltre il semplice contatto mouse alla mano. O dovrei dire pad e joycon, perché SteamWorld Build, infatti, arriverà pure su console.

Io ho provato la versione Steam, come ho accennato in precedenza, e su PC posso dire di essermi parecchio intrattenuto. Il video della storia si conclude con l’arrivo della carovana in un luogo non molto accogliente per gli standard di questi nuovi avventurieri, poiché è circondato da rocce, da un grande canyon e da una ferrovia in disuso, con una stazione da ricostruire prima che cada a pezzi. E uno dei principali obiettivi sarà proprio quello, prima di proseguire all’interno delle miniere in cerca di nuove risorse per espandere la propria cittadina, proseguendo nell’avventura.

Si dice che la frontiera dia e tolga, che sia remota proprio per catturare sensazioni che, altrimenti, non si proverebbero in altri luoghi e per nulla al mondo. Con SteamWorld Build, però, Thanderful Games intende esplorare i lati più dolci dei robot, cucendo addosso alla produzione un contesto classico e comune di molti esponenti del genere ma comunque personale e intimo, proposto affinché chiunque si senta a suo agio. Uno scopo nobile, perché mette al centro il giocatore e la sua voglia di scoperta, mentre là fuori tutto cambia e muta e niente è mai come sembra.

Un city builder semplice e interessante: SteamWorld Build potrebbe sorprendere

Prima che pensiate di essere davanti a un tower defense e un videogioco bidimensionale, sappiate che SteamWorld Build ha una visuale isometrica e una telecamera libera in cui muoverla senza problemi. In passato, però, la serie ha pubblicato videogiochi differenti per farsi conoscere dai giocatori, ottenendo un meritato successo di critica e pubblico. Eretta la prima struttura, ovvero una casupola rudimentale per accogliere i lavoratori, ho iniziato a ricoprirne la mappa finché non mi è saltato in mente di costruire delle strade che le collegassero alla stazione ferroviaria.

Un elemento che mi ha subito convinto è stata l’interfaccia di gioco, per nulla piena di elementi fastidiosi a schermo e di troppe finestre da aprire. In tal senso, in SteamWorld Build si agisce in maniera rapida e senza troppe cerimonie. Ammetto di non aver trovato alcun tipo di difficoltà nelle mie prime due ore di gioco mentre perfezionavo la cittadina, che intanto diventava sempre più grande e accoglieva anche nuove classi sociali. In totale sono tre: i lavoratori, gli ingegneri e i magnati, e ognuno di essi necessita di essere coccolato e seguito. Nulla di particolarmente complesso, in realtà, perché basta selezionare una struttura abitativa e il gioco è fatto.

Controllati i requisiti, si avanza nell’esperienza per poi dare un senso a ogni costruzione, specie a quelle dedicato al progresso sia per il benestare dei cittadini, quanto per dare una continuità alle entrate economiche. Ho guadagnato rapidamente i fondi necessari per ricostruire la stazione ferroviaria, avviando di conseguenza scambi commerciali con altre cittadine vicine, che forniscono di oggetti utili per la sopravvivenza stessa della comunità. Se non ci si aiuta a vicenda, specie in una nuova papabile fine del mondo che non aspetta altro di dare il suo peggio, quando si dovrebbe mai fare?

Dopo aver collegato le strade, reclutato ingegneri e dato nuovi incarichi a una parte importante dei miei cittadini, il tutorial mi ha presentato la meccanica certamente più curiosa fra le tante proposte: le miniere. Al loro interno, infatti, si possono costruire dei luoghi adibiti ai minatori per il duro lavoro al loro interno, utilissimo per raccogliere risorse vitali come l’oro, che diventa fondamentale a un certo punto. Una volta scoperta una prima area, poi si prosegue con la seconda e così via, finché non arriva il momento di fermarsi e ripartire. Una scelta giusta, ottima se si tratta di fondare parte del racconto e della struttura di gioco, è la possibilità di passare dalla città alle miniere senza interruzioni o tempi di caricamento.

Raccolte infatti ulteriori pietre preziose e molti altri oggetti utili, immagino che l’espansione sarà inevitabile. Come insegna Il Signore degli Anelli, a volte è meglio non scavare troppo a fondo con caparbietà, perché non si sa cosa si potrebbe risvegliare improvvisamente dagli abissi stessi della terra. Seppure sia solo accennato, ciò lascia spazio a varie interpretazioni. Di sicuro, quella che assume un significato a dir poco sinistro e particolareggiato, al netto di tutto, è la possibilità di incontrare effettivamente creature che dimorano nelle profondità in attesa di essere scoperte, pronte a tutto pur di spaventare e rovinare i vari piani d’espansione. Non è chiaro se si combatterà e la demo, purtroppo, non ha dato ulteriori spunti.

Qualora però i robot lasciassero martello, scalpello e piccone per imbracciare delle armi, ammetto che ne sarei ancora più attirato. È pur sempre una frontiera, e in un luogo del genere non può che esserci tempo per le smancerie e le frivolezze: qui i robot non hanno tempo per bearsi delle proprie ricchezze, perché bisogna guadagnare, guadagnare e sperare che il profitto non si esaurisca mai, altrimenti sarebbe di nuovo tutto punto e a capo, e ogni scelta compiuta sarebbe purtroppo vana.

Anche se è solo una struttura di gioco embrionale e non si è visto molto altro, SteamWorld Build ha saputo raccontarsi e proporsi in modo preciso, mostrando cosa intende raccontare e come. Non ha nascosto nulla, perché non ha motivo di farlo, e la barra per scegliere cosa costruire per avanzare nell’esperienza non ha lasciato spazio a ulteriori interpretazioni: si è visto poco appositamente.

Il sottosuolo, in tal senso, ricoprirà un ruolo fondamentale che sarà meglio non sottovalutare affatto, perché lo scopo del team sarà quello di focalizzarsi al suo massimo sotto questi profilo. Non resta che attendere ulteriori novità e magari un’altra demo ancora meglio elaborata prima della pubblicazione, fissata nel secondo semestre del 2023.

Cosa aspettarsi dal futuro?

Di tutto, a questo punto. SteamWorld Build si presenta in forma smagliante e senza creare fermento e agitazione, e arriva in un momento giusto in cui un’ambientazione del genere, sospesa tra le regole della frontiera e la fine del mondo, affascina terribilmente. Il gameplay semplice, gli innesti e la scoperta del sottosuolo sono altri elementi che potrebbero risultare vincenti una volta che l’opera sarà completata nella sua interezza.

L’aspetto però più interessante, fra i tanti che ho percepito, è il desiderio di sperimentazione. Il videogioco di Thunderful Games, che è tutto fuorché ancora oggi completo, potrebbe rappresentare per molti giocatoti un lieto passatempo e un mondo in cui sentirsi coinvolti positivamente. La pazzia del team, d’altronde, non è seconda a nessuno: in molti si accontenterebbero di raccontare una storia, dedicarsi all’ennesimo gameplay di gioco già visto e rivisitato in diversi modi per poi concentrarsi su altro. Al contrario di quanto mi aspettassi, SteamWorld Build potrebbe rappresentare in realtà una sorpresa inaspettata e gradita, che vale la pena scoprire. La frontiera vi attende.