Subnautica: Below Zero | Recensione della versione Nintendo Switch

Subnautica: Below Zero doveva essere un’espansione del fortunato (e va detto, meritatamente di successo) Subnautica. Come suggerisce il nome, il titolo verte sull’esplorazione marina dei biomi artici, sviluppandosi attraverso modalità già note per gli utenti del gioco creato da Unknow Worlds Entertainment.

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a cura di Lorenzo Quadrini

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Subnautica: Below Zero doveva essere un’espansione del fortunato (e va detto, meritatamente di successo) Subnautica. Come suggerisce il nome, il titolo verte sull’esplorazione marina dei biomi artici, sviluppandosi attraverso modalità già note per gli utenti del gioco creato da Unknow Worlds Entertainment.

Il prodotto, oggi, non è più una mera espansione quanto un vero e proprio stand-alone, che ripercorre le avventure di Robin Ayou, una scienziata giunta su 4546B per ritrovare la sorella Sam. Dietro la sparizione della consanguinea sembrano insinuarsi delle trame oscure e sordide, che puntano tutte verso la non proprio cristallina corporazione Alterra. Il racconto, che si basa in larga parte sull’esplorazione del pianeta, funge sia da narrazione diretta che da stimolo indiretto al gameplay vero e proprio. Si tratta di una storia ben confezionata, pur senza grossi lirismi e con una certa mancanza di brio e frizzantezza. Insomma, se non ci fosse un contorno tanto colorato e fantasioso quanto i mari di 4546B, dubito che Below Zero riuscirebbe a tenere gli utenti incollati davanti allo schermo.

Più DLC che Stand-alone

Per quel che concerne il gioco, come ho già fatto intendere, questo nuovo capitolo della serie si pone a metà tra il contenuto aggiuntivo ed il prodotto autonomo. Sostanzialmente Below Zero è una grande riproposizione delle dinamiche già viste in Subnautica, con qualche piccolo miglioramento qua e là (e le fisiologiche novità del bioma artico). Allo stesso modo chiunque abbia già approcciato il precedente videogame non potrà non notare una fortissima sensazione di more of the same, pur all’interno di una veste grafica migliorata e di numerose specie da catalogare.

La fortuna del videogame, sostanzialmente, si basa sull’approccio survival divertente anche se non troppo rigoroso, votato in maniera spiccata verso l’esplorazione e la scoperta scientifica. Come da tradizione il 90% delle attività si svolgeranno sott’acqua, grazie anche alla base di appoggio della nostra capsula, coinvolgendo strumenti via via più onerosi in termini di crafting e risorse. La progressione, però, evita la curva esponenziale di titoli quali Factorio o Satisfactory, ponendo degli evidenti limiti alla raccolta delle risorse. Mangiare e bere saranno attività necessarie ma piuttosto facili da soddisfare; reperire ossigeno leggermente meno (soprattutto per le fasi di esplorazione più lunghe e complesse). A questo si aggiungono ricette mai esagerate ed una lista di crafting corposa ma certo non esasperante come alcuni titoli concorrenti. La giocata di Subnautica: Below Zero insomma si basa in maniera evidente sulle innumerevoli specie autoctone del polo artico del pianeta, che siano minerali, vegetali o animali.

Ad accompagnarci in questo viaggio di esplorazione e scoperta, un comparto grafico e sonoro di tutto rispetto, che tiene fede al buon nome del team di sviluppo e che ammanta le creazioni partorite dalla fantasia degli sviluppatori in maniera briosa ma egualmente plausibile. Andare sott’acqua, analizzare la vita pulsante delle acque ghiacciate ma per nulla ostili di 4546B è un piacere per gli occhi, grazie a degli scorci di innegabile bellezza e ad una cura certosina dei fondali. Anche il movimento dell’acqua e delle onde risulta pregevole, pur mancando un sistema metereologico davvero vario, tale da poter rendere l’oceano che ospita la nostra avventura perfetto.

Versione switch e ripetitività

I problemi di Subnautica: Below Zero non sono certo tecnici, quanto piuttosto legati al tentativo di voler allungare il brodo con un lavoro buono, ma poco ispirato. Forse la scelta migliore sarebbe stata quella di continuare lungo la strada del DLC, evitando uno stand-alone che muove qualche passo solo grazie ad una storia interessante (ma, lo ripeto, per nulla “nuova”) e ad uno sforzo di fantasia fuori dal comune per quel che concerne la biodiversità rappresentata nel prodotto.

Il genere inoltre non aiuta: il survival di Subnautica non si giova di strutture megagalattiche o di approcci di gameplay rivoluzionari, al contrario poggiando sull’esplorazione pacifica e sul crafting dello stretto necessario per dipanare la trama e riempire il proprio diario di scoperte scientifiche. Uno stile che apprezzo tantissimo nel suo essere così calmo e rilassante, ma che al contempo si ripropone in maniera troppo stantia se non reinterpretato a dovere. A margine una considerazione sulla versione che ho avuto modo di provare, ossia quella per Nintendo Switch. Nulla da dire per la modalità TV, che risalta più che sufficientemente il caleidoscopico oceano di Below Zero. Meno impattante, ma comunque fruibile, la modalità portable, che certo soffre un gioco così aperto ed esplorativo, per giunta in prima persona.