The Sandbox, il metaverso colpisce bene e chiaro | Provato

Abbiamo avuto il primo contatto con il metaverso e ve lo presentiamo in questa speciale anteprima: ecco a voi The Sandbox.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Nel corso degli ultimi mesi abbiamo sentito parlare spesso di metaverso. Il termine è decisamente “antico” in realtà e appartiene a quella corrente letteraria che fonde cyberpunk e sci-fi, ma è diventato di uso comune nel momento in cui la società che rispondeva a Facebook ha cambiato termine in “meta”, con l'obiettivo di creare, appunto, un metaverse. Se però Mark Zuckemberg e soci sono ancora distanti da questo obiettivo, The Sandbox è invece reale ed esiste già. Se siete amanti dei videogiochi (e non abbiamo dubbi che lo siate, visto che siete su Game Division), la parola “sandbox” non vi giunge nuova: viene spesso utilizzata per definire prodotti videoludici in cui vengono forniti strumenti ai giocatori per poter interagire con l'ambiente circostante.

Non vi neghiamo che sia difficile parlare di The Sandbox, perché non è un videogioco in senso stretto. E non è neanche un metaverso fatto e finito. Allo stato attuale, infatti, sarebbe meglio definirlo un assaggio di quello che in futuro sarà per davvero. Per darvi quindi un'idea chiara, preferiamo raccontarvi la nostra esperienza di gioco: abbiamo infatti avuto il privilegio di poter parlare ed esplorare insieme agli sviluppatori una buona porzione di gioco, che ci ha permesso anche di capire più a fondo le potenzialità di un prodotto del genere e quali saranno i risvolti in campo informatico, sociale e lavorativo.

Benvenuti nel metaverso

The Sandbox parte da una semplice premessa: tutti possono creare le loro esperienze e metterle a disposizione di altri utenti. D'altronde il concetto di metaverso è proprio questo: trasporre una parte di vita reale in un mondo digitale, dove le proprie passioni si fondono e trovano una nuova vita. Ne sono un esempio i partner che hanno deciso di aderire al progetto, tutti diversi tra di loro. Tra le grandi istituzioni tecnologiche e marchi di moda, trovano spazio anche artisti veri e proprio come Avenged Sevenfold e Snoop Dogg, oppure brand di cultura pop ben conosciuti come ad esempio The Walking Dead e I Puffi (The Smurfs, nella loro lingua originale), ma anche editori come il Soutch China Morning Post. Questo perché il metaverso (e specialmente The Sandbox) sono in grado di offrire contenuti che le persone non potrebbero mai e poi mai provare in prima persona, sopratutto dopo che l'intero mondo sta oramai cambiando a causa di una pandemia ancora in corso e che non avrà una fine a breve, con risvolti ancora enigmatici per quale sarà il nostro futuro. Cosa lo rende però così diverso da un videogioco? Semplice: il suo collegamento con il mondo delle criptovalute, della blockchain e degli NFT.

Tutto ciò che si vede in The Sandbox, infatti, può potenzialmente essere un NFT. E d'altronde il concetto è spiegato molto bene dalla prima location visitata, ovvero una selezione di opere d'arte esposte all'interno di un gigantesco museo virtuale, create da artisti riconosciuti nel mondo della digital art. Il primo impatto è estraniante: siamo in un museo, circondati da opere create da persone reali, disponibili per l'acquisto (seppur digitale) tramite OpenSea, il più grande marketplace di NFT al mondo. Seppur molto poco interattiva, è comunque un'esperienza decisamente affascinante, a tratti un po' strana per via della mancanza di interazione con i visitatori a causa degli ovvi limiti tecnologici, ma comunque soddisfacente grazie alla bravura degli artisti.

Non mancano poi esperienze più interattive, come ad esempio le varie quest che vengono assegnate agli utenti e che lo rendono, di fatto, più vicino ad un videogioco classico rispetto ad un vero e proprio metaverso. E chiunque in The Sandbox può creare i propri livelli, i propri dungeon e le proprie attività. Si tratta di un nuovo modo per comunicare con una fan base, magari proprio quella di un cantante o di un'artista in generale. Potremmo pensare, ad esempio, ad una masterclass di cucina, dove un chef famoso può ricreare un ambiente di lavoro, spiegare esattamente come funziona un workflow di un ristorante stellato e alla fine dell'esperienza regalare qualche ricetta esclusiva, mai vista prima. Un esempio di gamification, ovvero quella disciplina che unisce il mondo lavorativo a quello del videogioco e che se prima aveva il limite della fisicità, ad oggi questo viene abbattuto grazie alla possibilità di interagire in un metaverso, appunto. Ma è solo una delle mille possibilità che in futuro, quando The Sandbox sarà ufficialmente pubblicato in maniera completa, disponibile per tutti.

Un mondo di possibilità

Quello che più ci ha incuriosito di The Sandbox, però, non risiede nel suo senso stretto di metaverso, ma nel guadagno. Sotto questo aspetto, infatti, il team di sviluppo ha lasciato totale libertà ai giocatori, che da partecipanti di un'esperienza diventano creatori attivi. Come? Grazie ai tool, che permettono a tutti potersi cimentare in creazioni di diverso tipo.

In The Sandbox sono infatti due i sistemi per guadagnare: le esperienze, come ad esempio il club o il VIP Party di Snoop Dogg, oppure il sistema di NFT. Anche senza esperienze di programmazione oppure di modellazione, tutti possono creare ciò che vogliono e metterlo a disposizione dei giocatori. Il caso degli NFT è particolarmente interessante: è possibile infatti creare asset unici oppure in quantità industriali, per poter decorare una land (anch'essa acquistabile). Il tutto viene poi inserito all'interno del marketplace, dove i creativi guadagnano il 95% su un prezzo da loro deciso. Il tutto utilizzando un tool chiamato VoxEdit, che consente a tutti di poter creare asset di vario genere semplicemente sfruttando la modellazione, completamente guidata. Ed è da qui che si apre un ventaglio di opzioni decisamente incredibile, che tramuta The Sandbox in un'opera mai vista prima, che prende la parte creativa di Minecraft e la trasforma in un mezzo per poter ricevere una ricompensa.

I creativi però non si fermano qui. The Sandbox mette a disposizione anche un programma di fondi, che permette agli utenti e agli studi di sviluppo di ricevere moneta virtuale ($SAND, la cript utilizzata nel metaverso) e/o valuta reale (Dollari) per sviluppare le esperienze che andranno poi ad arricchire l'intero “contenitore”. E il Game Maker messo a disposizione del team di sviluppo è decisamente facile e intuitivo da utilizzare: non richiede coding ed è possibile creare un dungeon vero e proprio. Dalle esperienze più giocose e affini al mondo dei videogiochi fino a qualcosa di più complesso, teoricamente tutto è possibile: basta avere le risorse e magari essere selezionati per far parte del fondo. Sui numeri, purtroppo, c'è ancora riserbo e dunque non ci è stato possibile ottenerli, ma considerando i partner coinvolti di cui vi abbiamo accennato all'inizio è molto probabile che tra NFT esclusivi ed esperienze che possono avere dei risolvi interessanti, siamo genuinamente curiosi. Presente anche un fund per i creativi digitali, che potranno esprimere la loro arte tramite i token non fungibili, ma su questo non possiamo esprimerci in prima persona, non avendo avuto modo di entrarci in contatto.

Un futuro tutto da scrivere

Essendo The Sandbox una vera e propria esperienza di metaverso, i creator digitali hanno sicuramente una possibilità in più per poter esporre e creare le loro opere. E per quanto riguarda invece i governi? Ancora presto per dirlo. Tecnicamente nel metaverso è possibile acquistare una propria land e magari nell'arco dei prossimi anni sarà possibile trasportare un'esperienza fatta di leggi e ordine pubblico anche in versione digitale. Creare una propria “nazione digitale” è qualcosa che tecnicamente, ad oggi, non riusciamo a vedere ma è comunque una possibilità, se tutto andrà per il verso giusto.

Ad oggi, The Sandbox resta un'esperienza unica, che ha bisogno di qualche ora per essere approfondita in maniera chiara e aperta. Qualcuno potrebbe trovare un ostacolo nel comprenderla appieno, altri invece potranno sentirsi a proprio agio fin da subito e trovare un modo più che lecito per divertirsi e mettere a frutto anni di studi che magari nel mondo reale non hanno portato ai risvolti sperati. Second Life era solo un'idea, forse troppo avanti con i tempi. Ad oggi, con le tecnologie giuste, The Snadbox ha tutte le possibilità per poter essere quel tipo di esperienza che all'epoca si cercava. Il metaverso è appena agli inizi e siamo curiosi di scoprire cosa ci aspetta dall'altra parte.

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