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a cura di Michelangelo De Cesare

Transference

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Sviluppatore: Ubisoft Montreal e SpectreVision

Editore: Ubisoft

Data di uscita: 18/09/2018

Provato su: PS4 / PSVR

Disponibile su:  ps4 pc
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Cosa succederebbe se fosse possibile raccogliere memorie, sensazioni, ricordi di un individuo permettendo a qualcun altro di riviverli? Nel bene e nel male le applicazioni sarebbero moltissime, spaziando in egual misura tra innovazioni terapeutiche e militari di ogni tipo, ma non solo: si aprirebbe la strada per nuovi modi di comunicare e di interagire, nuovi modi di fare ricerca e, forse, nuovi modi per "restare connessi". Transference, il singolare progetto frutto della collaborazione fra Ubisoft e SpectreVision, basa il suo concept proprio su questi paradigmatici presupposti.

Alla ricerca della perfetta amalgama fra le caratteristiche ludiche di un videogioco e quelle narrative di un film, Transference si colloca nella dimensione delle avventure grafiche in prima persona, dove la struttura da escape room ricca di puzzle tipica del genere viene intrisa da una intreccio narrativo dai toni emotivamente forti. Sviluppato per dare il meglio di sé quando giocato in VR, Transference è un titolo per Xbox One, PlayStation 4 e PC giocabile in modo tradizionale o godendo dei benefici della realtà virtuale grazie a PlayStation VR su console Sony e Oculus Rift e HTC Vive su Pc. Dopo aver provato The Walter Test Case, la demo-prequel di Transference pubblicata in occasione dell'ultima Gamescom, siamo pronti a raccontarvi in dettaglio il risultato della partnership fra il publisher francese e la piccola casa cinematografica fondata da Elijah Wood.

Come anticipato in apertura, Transference vuole essere un ponte fra il medium cinematografico e quello videoludico. A onor del vero, si tratta di un percorso già avviato e portato avanti da altri titoli. Personaggi meglio caratterizzati, storie più coinvolgenti e ambientate in mondi sempre più vivi e ricchi di dettagli. Questi sono stati i risultati di tale percorso, con titoli come quelli sviluppati da David Cage e Quantic Dream che continuano a puntare sulla complessità della loro narrativa e sulla qualità delle interpretazioni messe in scena dai loro protagonisti, per coniugare la loro visione dell'avvicinamento fra film e videogioco; l'idea di Ubisoft e SpectreVision si muove su binari differenti, raggruppando in Transference alcuni tratti peculiari del cinema indipendente, quello che ama tingere le pellicole di sensazioni e personalità, insieme a caratteristiche tipiche delle avventure grafiche, dove le interazioni con l'ambiente sviluppano il gameplay.

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L'output ottenuto è un videogioco che rende meglio se vissuto tutto d'un fiato, proprio come un film: pensate a quando osservate una foto, alle emozioni e ai sentimenti che essa suscita in voi e quanto questi possano essere diversi se a guardare la stessa immagine è qualcun altro, nonostante l'oggetto/soggetto raffigurato sia il medesimo. La stessa cosa accade giocando a Transference, dove nelle due ore circa necessarie a completare il titolo si viene caricati di informazioni, percezioni e sentimenti di tre diversi personaggi che ci raccontano in modo implicito una storia matura e non banale. Si tratta di una forma di narrazione particolare, battuta sul ritmo di un thriller e con i toni di una sceneggiatura drammatica. Non vogliamo darvi informazioni troppo esplicite sulla trama di Transferece, né tanto meno darvi la nostra interpretazione, In questa sede non sarebbe funzionale. Quello che ci preme è raccontarvi il contesto che vi fa da sfondo.

La chiave giusta

Grazie a una tecnologia dedicata e alla realtà virtuale, è possibile essere parte di ricordi o momenti di coscienza altrui se debitamente raccolti, nella fictionality del titolo. In The Walter Test Case avevamo, infatti, potuto prendere parte alle prime sperimentazioni a riguardo; gli eventi raccontati da Transference si collocano alcuni anni dopo quel test, vedendo la tecnologia fondante dell'esperimento al massimo della sua maturazione. Ci troviamo quindi a vivere un'esperienza diversa, una a cui ogni giocatore potrà dare una propria interpretazione: siamo parte di un nuovo esperimento in cui, questa volta, condividiamo in parallelo i ricordi della famiglia Hayes, composta da Raymond, il ricercatore dietro l'esperimento, da sua moglie Kathrine e da loro figlio Benjamin.

I ricordi di questi tre individui creano una sorta di triangolo scaleno che racchiude l'intreccio di Transference, un'area in cui si sono svolte alcune vicende a cui ognuno di loro ha preso parte e a cui ciascuno ha dato un significato differente. Tre angoli diversi fra loro con altrettanti punti di vista, tutti rivolti verso la stessa area. Questa non è altro che una riproduzione della "vita" degli Hayes, il vero (s)oggetto della sperimentazione e al contempo del mistero che si cela dietro alle discrepanze e ai mancati allineamenti che osserviamo proseguendo fra gli enigmi di cui è disseminato il gioco.

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Messi insieme e sovrapposti su di un solo piano, i ricordi di Raymond, Benjamin e Kathrine vengono catalizzati e contestualizzati dal background cognitivo del giocatore stesso, con sfumature e accezioni diverse: sono quindi i nostri ricordi a dare spessore e significato all'esperienza offerta da Transference nella sua totalità, nonostante Il filo logico che dà un senso al perché di quei momenti e di quelle sensazioni che percepiamo, e che ci accompagna velatamente dall'inizio alla fine, sia più lineare di quanto possa inizialmente sembrare. Angoscia, frustrazione, suspense. Facendoci strada fra i dubbi della storia di questa famiglia veniamo esposti a tutte queste emozioni, mentre Dal punto di vista più ludico Transference ci porta a esplorare la vita degli Hayes passando dalle stanze del loro appartamento, la rappresentazione del loop virtuale creato dai loro ricordi condivisi.

Giocando passiamo i punti di vista dei tre personaggi senza soluzione di continuità, esaminando oggetti e affrontando enigmi di buon livello, ben congegnati per non risultare banali pur senza diventare frustranti. Questi spesso sfruttano i piani paralleli della narrazione nel loro design, riuscendo a farli convergere in modo ottimale nella parte di gameplay più tradizionale di questa esperienza. Ciò avviene anche raccogliendo alcune registrazioni audio e video sparse in giro per gli ambienti, pillole in live action che aiutano il giocatore a tenere traccia dell'arco temporale dei ricordi che sta vivendo e che ampliano il significato di alcuni elementi nell'avventura; nella rappresentazione delle coscienze dei tre personaggi tanto quanto nel gameplay di gioco, infine, l'audio riveste un ruolo fondamentale, aiutandoci a riconoscere gli oggetti chiave per proseguire fra i diversi enigmi o dando valore a determinate sequenze, grazie a suoni sempre incalzanti che favoriscono il coinvolgimento, insieme a una realizzazione tecnica e artistica di buona fattura.

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In VR Transference ci tocca emozionalmente, facendoci passare da punte di leggera ansia date dal ritmo e dall'ottima componente audio a momenti di spaesamento e insicurezza, accentuati esponenzialmente dal migliore coinvolgimento che si ottiene in realtà virtuale. Come per molti altri giochi completamente compatibili, vivere Transference in VR amplia e rende più intensi gli elementi cardine del gioco. In questo caso specifico, la particolare forma narrativa scelta da Ubisoft e SpectreVision viene privilegiata dalla prospettiva della realtà virtuale, lasciandoci "sentire" sulla nostra stessa pelle dove andrà a finire l'intreccio e le ragioni che lo porteranno in quella direzione. La buona realizzazione visiva non perde colpi neanche in realtà virtuale, offrendoci una resa dettagliata e pulita dell'immagine. L'impostazione di gioco lenta e misurata, basata sull'attenta analisi dello scenario e sul superamento dei puzzle, inoltre, evita quasi del tutto l'insorgere di nausee e similari.

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PROCompletamente giocabile in VR; enigmi ben strutturati; componente audio visiva di buon livello; design artistico ben amalgamato con il fronte narrativo; la narrazione ansiogena e implicita fatta di esplorazione e sensazioni del titolo riesce a catturare dall'inizio alla fine.

CONTRODurata oltremodo breve e rigiocabilità limitata; gameplay ridotto all'osso.

VERDETTOSia che giocato in realtà virtuale che su un pannello tradizionale, Transference ci ha comunque colpito nel suo complesso. Resta un po' di amaro in bocca per la durata davvero risicata che ci ha offerto (pari a quella di un film), nonostante questa sia parte integrante del design del titolo; pensato per essere vissuto come un'esperienza personale da conservare fra i propri ricordi, si tratta di un titolo singolare, fortemente sbilanciato verso la cura del suo versante narrativo piuttosto che sull'articolazione del suo gameplay.

Più adatto a quelle fette di pubblico in grado di processare i temi maturi che nascono nella vita quotidiana di una famiglia, Transference resta un titolo piacevole, condito di puzzle ed enigmi appaganti incastrati a dovere in un intreccio narrativo che merita di essere affrontato tutto d'un fiato, magari in VR.

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Tom's Consiglia

Per sfruttare al meglio le caratteristiche di Transference è necessario possedere il visore PSVR. Se siete interessati, potete acquistare un bundle sfruttando l'offerta di Amazon.