Twitch è la nuova TV, ma i ricavi non sono equi

Se davvero Twitch può essere inquadrato come editore, c'è un problema (anche abbastanza importante) a livello di compensi.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Da tanto tempo oramai si dice che i servizi di streaming stiano rimpiazzando la TV, e i numeri che macina Twitch giornalmente, in effetti, fanno pensare come la piattaforma di proprietà di Amazon non sia più solamente un servizio, ma un vero e proprio editore. Nel corso degli anni in tanti hanno provato a fermare o quanto meno ridurre l'imponente presenza della piattaforma, senza però riuscirci: progetti come Mixer e YouTube Live sono partiti con le buone intenzioni, ma non sono mai riusciti a rosicchiare una quota importante del sito viola.

Twitch ha anche portato, probabilmente involontariamente, ad un cambio totale di come vengono vissuti i videogiochi e non solo. Determinate meccaniche di un settore come l'editoria, per esempio, sono state riviste in favore di una diretta. Allo stesso modo, artisti, giocatori di poker e musicisti sono stati quasi obbligati a crearsi un pubblico anche sulla piattaforma. Il tutto non è stato necessariamente uno svantaggio, tutt'altro: grazie alla piattaforma in tantissimi hanno trovato una loro nicchia e sono diventati dei veri e propri conduttori di trasmissioni, in grado di generare traffico e ovviamente guadagni. Guadagni che però, a quanto pare, non sono mai stati equi e che in futuro potrebbero essere tagliati verso il basso.

Come riportato da Bloomberg, infatti, i manager di Twitch starebbero pensando di rivedere i ricavi per gli streamer, diminuendo così i guadagni dai soli abbonamenti. La strategia sarebbe abbastanza semplice: aumentare le pubblicità per i non abbonati che seguono delle dirette e allo stesso tempo trattenere più introiti dalle Sub, che sono il modo migliore per guadagnare di più e molto velocemente. Chiaramente, almeno per ora, siamo nel campo dei rumor e delle indiscrezioni, ma che gettano un po' di ombre sulla piattaforma e sulla sua gestione.

Se è vero che Twitch è diventata la nuova TV, è anche vero però che i guadagni sono di gran lunga inferiori. Non ci riferiamo agli streamer top, ovvero quelli che possono macinare davvero i milioni: quelli sono una nicchia, esattamente come presentatori, presentatrici, attori e attrici o personalità televisive in generale. Parliamo di coloro che gestiscono canali ancora più piccoli, che nonostante ciò sono riusciti a reinventarsi e magari a trovare un lavoro in pandemia. Un eventuale taglio dei costi si aggiunge al problema della disparità tra uomo e donna, come fatto notare dalla popolare streamer Shirahiko, che denunciava evidenti trattamenti discriminatori tra streamer femminili e maschili.

I problemi della piattaforma sono poi altri e non abbiamo la pretesa di risolvervi in breve tempo. Sicuramente però, se davvero Twitch può essere inquadrato come editore, mancano tutte le tutele del caso per chi invece ci lavora insieme. A partire dalle compensazioni, che spesso non sono minimamente paragonabili all'impegno. Il tutto, ovviamente, con la consapevolezza che se un giorno tutto ciò dovesse crollare, intere nicchie di streamer più piccoli potrebbero essere spazzate via.

La nuova TV? Sì, probabilmente la piattaforma è davvero una sorta di alternativa popolare alla televisione e soprattutto ai media internazionali. Il problema, però, è che internet ha già ridotto i compensi di tantissime professioni e ora rischia di minare anche uno dei settori che ha sofferto di meno nella nascita di nuovi mestieri.