Twitch: nuova ondata di ban causa propaganda russa

La propaganda russa non riesce a trovare casa su Twitch: Amazon ha infatti lanciato una serie di ban per punire la disinformazione.

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a cura di Alessandro Adinolfi

L'invasione della Russia ai danni dell'Ucraina sta portando cambiamenti anche nel mondo dei videogiochi, in particolare su Twitch. Dopo aver inibito i pagamenti, Amazon ha deciso di fare un passo in avanti, andando a colpire direttamente la propaganda del Cremlino, rea di alimentare divisioni e squilibri politici in Occidente e che potenzialmente potrebbe aver influito anche nelle elezioni statunitensi.

Come riportato online, diversi account di Twitch sono stati bannati dalla piattaforma. I motivi dietro questo ban sono da ritrovarsi nella propaganda della Federazione Russa e non è un caso isolato. Nel corso degli anni, i governi e le agenzie hanno creato un sistema di diffusione di fake news e disinformazione, sfruttando i social network. "Anche se continuiamo a rilevare un numero piuttosto basso di account che fanno disinformazione, abbiamo deciso di prendere provvedimenti e sospendere diversi canali che violavano le nostre policy", si legge in un comunicato dei gestori della piattaforma.

A differenza di altre occasioni, questa volta i ban si sono concentrati prevalentemente sulla propaganda russa di stampo bellico, con account e streamer che promuovevano disinformazione in merito alla guerra in Ucraina. I ban sono stati inflitti a canali che parlavano della guerra come un atto di denazificazione dell'Ucraina, oltre che a quelli che diffondevano la presenza di laboratori di produzione di armi biologiche, affermazioni ovviamente false, che non sono mai state supportate da prove oggettive. Oltre a diffondere disinformazione, questi canali riuscivano anche ad avere degli introiti tramite abbonamenti e pubblicità. Un fatto chiaramente inammissibile e che va contro la stessa policy della piattaforma di Amazon.

Molto probabilmente questo processo continuerà anche in futuro, anche dopo la guerra attualmente in corso. Eventi del genere hanno mosso le società dietro ai social network a prendersi più responsabilità nei confronti degli utenti e quasi tutte le piattaforme hanno cominciato un processo per evitare che la disinformazione diventi incontrollabile.