Ubisoft, le scelte coraggiose in un mondo dove non si perdona niente

Forse, al posto di criticare Ubisoft, dovremmo fermarci e applaudire alle scelte per tenere a galla una barca in tempesta.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Ammettiamolo: oggi sarebbe fin troppo facile alzarsi e puntare il dito contro Ubisoft, dopo la scelta di cancellare altri giochi, aver rinviato nuovamente Skull & Bones e (soprattutto) dopo aver cambiato completamente la sua strategia e di concentrarsi solamente su brand più grandi, lasciano da parte i progetti più piccoli. Sarebbe fin troppo facile e io infatti non lo voglio fare. Io, in questa "fredda" mattina di gennaio 2023, voglio alzarmi e applaudire al publisher e sviluppatore franco canadese. Voglio appoggiare le scelte di Yves Guillemot e dei suoi più stretti collaboratori. E voglio farlo perché ho preso coscienza di quanto questa industria, con i suoi meccanismi e le sue catene di montaggio non possono essere motivo d'odio.

Lo so, è un ragionamento strano, complesso e probabilmente per molti di voi non avrà senso. La realtà però, almeno dal punto di vista di chi questo lavoro l'ha fatto per dieci anni, viaggiando e parlando con gli sviluppatori, è ben diversa da quella che pensiamo che sia. Ubisoft è una società che deve produrre, deve fatturare, deve presentare dei risultati ad azionisti e investitori. Esattamente come tutti gli altri settori, oppressi dal capitalismo e dalla logica dei guadagni e dei bilanci in perfetto ordine, Ubisoft non risponde a noi giocatori, ma risponde a un pool di persone con del capitale che permettono di mandare avanti una società che a oggi può essere (in alcuni casi) paragonata ad aziende come le case di produzione dietro i più grandi blockbuster cinematografici o editori di libri e graphic novel. Ed è chiaro che se qualcosa non funziona è necessario avere il coraggio di prendere determinate decisioni.

"Capitani d'industria", si diceva una volta, quando si parlava dei grandi imprenditori del nostro paese. Ed esattamente come i capitani degli aerei e delle navi, tutti coloro che si ritrovano a capo di società con un fatturato importante, devono prendere decisioni. E le scelte devono essere coraggiose. E ci vuole coraggio per cancellare progetti che probabilmente non avevano né capo né coda, ma soprattutto ci vuole coraggio (e onestà) nel dire che questa industria non può più permettersi prodotti minori o comunque non in grado di rispettare un target. Abbiamo passato cinque anni a raccontarci di quanto fossi bravi e di quanto fossimo i migliori con Mario + Rabbids, che alla fine forse ci siamo pure dimenticati di comprarlo, visto che il secondo capitolo è tra i giochi che hanno deluso le aspettative a livello di vendite. E ci vuole coraggio a dirlo, perché un progetto simile è solido e per scrivere la parola fine a questa serie (se è stata scritta), cosa si richiede? Coraggio, appunto.

Ubisoft, io oggi mi alzo e applaudo a te. Applaudo a Yves Guillemot, applaudo ai suoi più stretti collaboratori. E applaudo, ovviamente, a tutti coloro che capiranno che certe decisioni sono necessarie, soprattutto in periodi di crisi e in momenti in cui la via sembra smarrita per sempre. E mentre i giocatori sono con i forconi, sul punto di guerra, mi viene da chiedere in quanti di loro avrebbero avuto lo stesso coraggio, la stessa lucidità nel dare alla nave una direzione così chiara e precisa. E coraggiosa, appunto.

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