Unpacking & Chill, quando un trasloco è molto di più (giocatelo tutti!)

Unpacking ha catturato i videogiocatori di tutto il mondo. Ma cosa lo rende cosi speciale nella sua semplicità? Cerchiamo di capirlo

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a cura di Giuseppe Licciardi

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Può sembrare quasi scontato eppure con Unpacking non è semplice trovare le parole giuste per descriverlo. I titoli indie negli ultimi anni stanno davvero godendo di un nuovo rinascimento. Sempre più publisher e anche software house cercano progetti interessanti da poter valorizzare e da far arrivare al grande pubblico. Non tutti però cercano questa strada e infatti alcuni di essi scelgono la strada "più difficile" del self publishing. Alcuni di questi titoli godono invece di una fama che magari viene portata avanti anche da volti noti dell'industria che valorizzano il lavoro di una software house. Unpacking invece è un po' diverso. Mi piace vederlo come un piccolo lavoro di squadra e che nella sua "semplicità" riesce a colpire un po' tutti.

Fin dal suo primo annuncio in molti ne sono stati colpiti, e difatti dopo il primo trailer di annuncio i social del titolo sono stati invasi di commenti positivi da tutte quelle persone che cercavano questo genere di titoli. Ma cosa lo rende però cosi particolare? E soprattutto cosa spinge tante persone a giocare e ad amarlo? In questi giorni ho cercato una risposta a queste due domande, la conclusione in realtà non è banale come può sembrare.

Aldilà di come si presenta il titolo e del successo che sta avendo, il team di Witch Beam non è famosissimo all'interno del panorama indie. Eppure con questo titolo si è presentato al grande pubblico nel migliore dei modi grazie ad una comunicazione efficace con un prodotto che con la sua estetica riesce a catturarci e nasconde molto di più di quello che si può vedere in superficie. Il gameplay di base in realtà è di quanto più semplice possa esistere, un punta e clicca senza troppi fronzoli con l'unico scopo di rimettere in ordine degli scatoloni. Fin qui il tutto sembra raccontare quello che già tanti titoli di questo tipo hanno fatto nel corso del tempo.

Non è una novità infatti che molti giochi, soprattutto indie, scelgano la strada del "chill" (termine utilizzato per indicare un modo di fare tranquillo e nella maggior parte dei casi paicevole) unito ad una art direction curata, per rapire il pubblico con atmosfere particolari e capaci di far entrare completamente il giocatore in un altro mondo. In realtà Unpacking ha colpito molto di più la community per quello che ci gira intorno a mio avviso. Forse avevamo bisogno di un titolo di questo tipo, e forse è arrivato proprio nel momento giusto. Sui social sono stati in tanti ad acclamarlo dopo i primi trailer e all'uscita tutti condividevano i propri progressi per fare lo show off della propria camera riordinata.

Fare le pulizie non era la cosa più noiosa di questo mondo? E allora perché farlo proprio all'interno di un titolo di questo tipo. Il racconto di Unpacking in realtà è molto più strutturato di quello che può sembrare alla base. Una narrazione silenziosa, cosi bisognerebbe definire il lavoro di Witch Beam soprattutto se analizziamo i diversi momenti di gioco e se ci soffermiamo anche sui più piccoli particolari. La curiosità è forse quella che premia di più, non solo per la scoperta di piccoli dettagli che potrebbero far impazzire i più nostalgici, ma anche perché, come detto in precedenza, la narrazione silenziosa di Unpacking gioca un ruolo fondamentale soprattutto quando il tempo viene scandito non solo dalle fotografie o dalle date che ci vengono mostrate a schermo ma anche dagli oggetti che si deteriorano e dai poster un po' smangiucchiati.

Ci sono tantissimi riferimenti alla cultura pop degli ultimi anni e non solo. Emblematica ad esempio è la notizia di qusti giorni del Gamecube che viene scambiato dai più giovani per un pezzo di arredamento della cucina. Difatti anche i ragazzi del team ci hanno scherzato su, facendo capire quanto sia importante il ricordo all'interno della nostra mente. Non solo piccole citazioni a console e titoli dell'epoca, ma anche piccoli dettagli che ci fanno immergere completamente nelle atmosfere degli anni 90. I primi mangianastri, i primi videogiochi, i libri impolverati. Il tutto fino ad arrivare al presente, sicuramente più consci di ciò che siamo e di cosa vogliamo.

Se mi avessero chiesto, "ma questo gioco ha una trama?" prima di approfondirlo con cura e cercare di cogliere ogni dettaglio, soprattutto giocando la demo, avrei risposto di no. Eppure, anche in questo il titolo di Witch Beam riesce a sorprendere in positivo. La sua particolarità risiede infatti nel narrarci a suo modo delle "storie" di vita, all'interno delle quali possiamo immedesimarci o cercare di comprendere in base agli oggetti che sistemiamo. Alcuni potrebbero trovarlo noioso o ripetitivo, mentre altri potrebbero invece completamente perdersi all'interno delle stanze cercando la posizione migliore anche per gli oggetti più piccoli. Ho perso quasi un paio di ore a capire come sistemare una scrivania nel migliore dei modi, sia chiaro!

Ed in realtà è forse proprio questo il motivo che spinge tante persone ad amare il titolo e ad essersi innamorati del "rimettere in ordine". Pensiamo infatti a quanto siano significativi i traslochi all'interno delle nostre vite. Possono indicare un momento di rinascita, di indipendenza, il lasciarsi dietro delle emozioni negative. In tutti questi casi però portiamo dietro però degli scatoloni, confezionati ad arte e con dentro i nostri ricordi più dolci, quelli che vogliamo avere sempre con noi e di cui non vogliamo liberarci. E forse Unpacking in un certo qual modo vuole raccontarci proprio questo. Le nostre vite sono un viaggio, abbiamo dei momenti di cambiamento che bisogna cogliere e che vanno assecondati.

Per altri Unpacking potrebbe essere invece un modo per sfogare la propria mania dell'ordine (che condivido pienamente). Quanto è soddisfacente mettere in ordine una stanza vuota e poter scegliere il più piccolo dettaglio. La sorpresa di ciò che troveremo nelle scatole è solo un piccolo "ostacolo" da sorpassare, ma la soddisfazione più grande è sicuramente quella di poter dire "ce l'ho fatta".

In definitiva spero di aver risposto alle domande che ci eravamo posti all'inizio di questo articolo e di avervi messo nelle condizioni migliori per apprezzare Unpacking che rappresenta una dolce e piccola sorpresa all'interno del panorama videoludico frenetico. Se volete provarlo vi consiglio vivamente di farlo, lo trovate anche sul Game Pass e fidatevi che una volta entrati nel tunnel dei traslochi non ne uscirete più!

E se volete provare il titolo, un buon modo è quello di abbonarsi al Game Pass per avere a disposizione un catalogo di giochi sempre aggiornato!