Valheim | Provato su Xbox - Una nuova Saga norrena tutta da scrivere

In questi giorni abbiamo provato Valheim, il videogioco norreno sviluppato da Iron Gate Studio, un talentuoso team composto da cinque persone

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a cura di Nicholas Mercurio

“Il Fato governa ogni cosa”. A dirlo non è un conte della Norvegia, non è il nuovo re di Svezia e non è neppure Ivar Senz’ossa, figura iconica della storia vichinga e del nord Europa, bensì uno dei protagonisti più apprezzati e amati della letteratura storica e d’autore: Uthred di Bebbanburg, o Uthred figlio di Ragnar, poiché nato cristiano ma cresciuto danese. Quando ho avviato su Xbox Series X la versione in accesso anticipato di Valheim, il celeberrimo gioco survival ispirato alla mitologia norrena, è stato impossibile non ricordare la serie televisiva The Last Kingdom tratta dai libri dello scrittore britannico Bernard Cornwell, cui si devono libri come L’Arciere del Re e L’Arciere di Azincourt, a romanzi del calibro de L’Eroe di Poitiers e tanti altri.

Sempre nel corso degli ultimi anni, complice Vikings con Trevis Fimmel, il numero di produzioni videoludiche e cinematografiche inerenti al periodo vichingo sono aumentate in maniera del tutto imprevedibile ed esponenziale. È accaduto con Assassin’s Creed: Valhalla, l’ultimo capitolo dell’apprezzata serie di Ubisoft, che in futuro promette nuove iterazioni degne di nota. Ultima ma non per importanza, una delle più famigerate e apprezzate riguarda invece The Banner Saga, un’avventura caratterizzata da un viaggio lungo e tortuoso per raggiungere nuove terre e sogni.

D’altronde, l’intero mondo vichingo è dipinto come un sogno: gli scaldi cantano di guerrieri e avventure che mettono alla prova chiunque, mentre strimpellano il liuto accompagnando una storia sul Ragnarok e la fine del mondo intero, di ogni vita e anche di qualunque divinità. Catastrofico, direte voi, ma è impossibile negarlo: ancora oggi un modo comunicativo simile ha le capacità di arrivare all’obiettivo senza troppe complessità. Detta così potrebbe sembrare facile a chiunque, ma in realtà non lo è per niente, poiché ogni videogioco, film o libro racconta spesso una propria versione dei fatti. Senua, protagonista di Hellblade Senua’s Sacrifice, è la dimostrazione di quanto certe cose non vadano totalmente secondo i piani, e di quanto sia complesso partire per terre lontane che spaventano in tutta la loro malvagità.

È per questo che Valheim, sviluppato da Iron Gate Studio, ha ottenuto un successo straordinario su Steam e un apprezzamento generale da parte del pubblico, collocandosi fra quei videogiochi degni di nota che vale la pena provare almeno una volta nella vita con il grosso ma inevitabile rischio di diventarne dipendenti, lasciando altre produzioni indietro, perché concentrati a raggiungere la gloria. Durante la scorsa settimana, infatti, ho vestito i panni di un nerboruto signore della Danimarca nelle contestate terre di Valheim, facendomi guidare da uno dei due corvi di Odino, Huginn, messo a disposizione dal Padre di Tutti perché imparassi le meccaniche basilari e i tanti, troppi segreti del mestiere per sopravvivere alle intemperie, alle creature della notte e del giorno, e ai tremendi messi di Hel, giunti a Midgard in tempi lontani per minacciare l’umanità.

Accedere al Valhalla è complesso, non per tutti ed è per chi ha vissuto con onore. Mentre si muore, bisogna tenere una spada in mano ed essersi assicurati il passaggio per raggiungere le calde Sale degli Eroi che tanto affascinano e fanno parlare di sé, sedendosi al fianco di Odino, dei suoi innumerevoli figli e delle sue numerose mogli. Idromele, lotte, orge e persino sbudellamenti, per poi tornare a bere e a ubriacarsi, con la spada in pugno e qualche altro amico pronto a creare ulteriore frastuono. Le lame che battono sugli scudi, i canti in onore di Ivar Senz’ossa e di Erik il Rosso, le storie di Ragnar e i liuti che accompagnano verso una nuova terra, ben lontana dall’Inghilterra, dal calore della costa berbera o dalle isole siciliane e greche. Valheim è la nuova terra promessa, l’unica in cui ogni uomo può diventare ciò che vuole e sopravvivere assieme a qualche amico.

“My mother told me”…

Un rapace, una foresta e quattro antiche colonne rupestri che simboleggiano una nuova nascita. Potrebbe essere in effetti il preludio a una nuova leggenda, ma è in realtà il benvenuto all’affascinante mondo di Valheim, che nel suo brillante contesto propone un’avventura che sin da subito attira chiunque ami la mitologia norrena in ogni sfaccettatura. Ancora stanco, mi avvicino a Huginn, una guida nell’oscurità che becca su una pietra in cui sono incise delle rune di colore rosso, che raccontano di un antico eroe giunto da lontano per instaurare un nuovo regno, sopravvivendo alle difficoltà, alle fiere nascoste nella foresta e ai numerosi nemici pronti a fare la loro comparsa.

Il corvo di Odino mi consiglia di prepararmi a dovere, perché il viaggio da intraprendere è arduo e può mettere alla prova il mio corpo e la mia psiche. Lo ascolto, e intanto leggo le altre incisioni, scoprendo che Valheim è un luogo di mezzo simile a Midgard e a molti altri dei Nove Regni, in cui sono stato assieme a Kratos in God of War. Parto alla volta dell’ignoto, ma non prima di domandarmi chi fossi stato in una vita precedente e perché ora Huginn e Odino mi avessero inviato in questa terra dominata da alti alberi che sfiorano il cielo e le nubi, da fiumiciattoli e laghi immensi, in cui pesci di ogni tipo attendono di essere disturbati.

Iron Gate Studio, da quando ha creato il progetto facendo appassionare un numero esorbitante di giocatori, ha sempre avuto una predilezione per le avventure di questo calibro. Ispirandosi per l’appunto a opere come Skyrim e The Elder Scrolls Online, ha dato vita su PC a un videogioco capace di incantare e travolgere il giocatore a tal punto da non fargli giocare ad altro. Nonostante si sappia ancora molto poco della trama, che non appare come l’obiettivo trainante da parte dello studio di sviluppo composto da cinque persone, Valheim affascina grazie a un contesto già noto a chiunque abbia speso le sue ore sulla mod dedicata a Crusaders King e Mount and Blade Warband sull’invasione dell’Inghilterra da parte degli uomini del nord.

A differenza però di queste contaminazioni, Valheim trasporta il giocatore in un luogo in cui è necessario sopravvivere e avanzare, costruire la propria civiltà e il proprio posto, tessendo come le Norne un destino impossibile da spezzare, anche se la fine di tutto è dietro l’angolo, là dove nessuno immaginerebbe, pronto a fare la sua comparsa armato di brutalità e cattiveria. È infatti questo il mondo in cui è necessario sopravvivere, perché per quanto affascinante e colmo di vita, nasconde qualcosa che può fare capolino all’improvviso, creando inevitabilmente enormi problemi alla propria storia.

Valheim è questo, dopotutto, e lo si comprende sin da subito, mentre si cerca di creare un personaggio simile agli eroi norreni presenti nelle poesie scaldiche e nei canti di tanti eroi passati. Ho cercato, infatti, di creare un uomo che soffre, intenzionato a riprendere in mano la sua vita e il suo futuro. Nudo come un verme, spaventato e bagnato dagli eventi, in una nuova terra che non comprende appieno, inizia la sua Saga fra antiche betulle, pini e aghifoglie, mentre tenta di sopravvivere dai cinghiali, i reali nemici delle prime tre ore di gioco su Valheim. O almeno, così è stato per me.

Sopravvivere alle intemperie

Huginn è un compagno che, durante l’intero percorso del viaggio, non abbandona né fugge via. È il consigliere di Odino per eccellenza ed è l’unica speranza che si ha per sopravvivere senza problemi. Ammetto di non aver compreso bene cosa fare nei primi cinque minuti in questo nuovo luogo, tanto che sono morto a causa di un nemico che mi ha attaccato alle spalle. Se prima avevo indumenti e potevo assicurarmi già una copertura dal freddo, sono tornato nudo e con un po’ di resina nell’inventario, una risorsa fondamentale per le creazioni più elaborate. Una volta esplorata la foresta, ho deciso di insediarmi in una piccola radura circondata da arbusti di more e lamponi pronti solo da essere raccolti.

Ne ho presi un paio, mangiandone uno, scoprendo che aumentano di qualche percentuale la barra della vitalità e curano finché il loro effetto non si esaurisce del tutto. Oltre a essere una buona implementazione, rappresenta anche un modo semplice per chi non è avvezzo ai survival di avanzare senza problemi fra una fase di costruzione e l’altra. In tal senso, ho poi costruito un’arma rudimentale, un martello e, infine, un’accetta utilissima per fare incetta di legname, fondamentale per erigere le prime difese, la casupola e qualunque altra costruzione necessaria. Valheim è un survival che, oltre a proporre un menu dedicato al crafting particolarmente intuitivo, non si perde in troppe chiacchiere, gettando il giocatore sin da subito fra le braccia dell’ignoto, guidandolo, ma senza dargli troppe informazioni.

Costruire una casa è infatti stata la parte più impegnativa, ma quella che mi ha fatto perdere del tempo è relativa alle difese: ho scelto delle palizzate impossibili da distruggere o evitare, piazzandole in un terreno scosceso affinché nessuno riuscisse a superarle. In seguito, ho posizionato la casa all’interno di essa, dedicandomi a creare un primo piano in cui ho messo il letto e la brace, in cui è possibile cucinare di tutto. Le fasi di sopravvivenza, a differenza di altre produzioni, non sono così complesse come appaiono: il cibo è in abbondanza e a volte basta cercarlo, e in altre occasioni viene da solo, come i cinghiali che una volta abitavano nella foresta, ma che ora ho sgominato del tutto per prepararmi del cibo.

La massima libertà di Valheim, inoltre, risiede nella possibilità di esplorare l’intera mappa di gioco con l’inevitabile rischio di trovarsi creature pronte a fare del male senza alcuna pietà. È stato semplice fabbricare armi più potenti, com’è stato invece complesso vestire nuovamente degli indumenti, che mi sono procurato uccidendo degli animali, conciando le loro pelli per resistere al freddo durante le mie spedizioni notturne, il momento più pericoloso. Munirsi di una torcia è per l’appunto imprescindibile, specie quando si raggiunge un luogo che ospita creature di ogni tipologia, come delle bestiacce simili a goblin che spesso hanno cercato di impedirmi di avanzare. Le ho eliminate facilmente, tuttavia, usando la forza bruta e le mie abilità.

Un aspetto che ho trovato particolarmente azzeccato, da approfondire meglio quando il videogioco sarà concluso, risiede invece nel miglioramento di alcuni tratti del protagonista, come il salto, la corsa, la lotta e la bravura nel tagliare il legame. Può sembrare in realtà classico, ma in un videogioco del genere, che mette alla prova il giocatore, la sua presenza può certamente offrire numerose ore di svago, alcune delle quali concentrate soltanto a esplorare. La pesca, un’implementazione aggiunta da poco, mi ha salvato spesso dalla fame e da situazioni complesse, come l’esplorazione di grotte e ulteriori numerosi dungeon sempre pronti a regalare sorprese ma anche preziosi oggetti da adoperare in altri modi.

A differenza di tante altre produzioni ancora in Early Access, Valheim dimostra di essere già a un livello ottimo di completezza e costruzione del mondo di gioco e del proprio game design, che via via sta prendendo sempre più forma e raggiungendo un nuovo stadio. Ancora non ho la certezza di dirvi quanto effettivamente manchi all’uscita dall’accesso anticipato, ma di sicuro Valheim è la rappresentazione di un modello di gioco che funziona in modo attento, mettendo i giocatori davanti a qualunque altra motivazione. L’ho compreso provandolo su PC e l’ho capito anche in questi giorni su Xbox Series X, provandolo pad alla mano. A riguardo, c’è da dire che Valheim è un porting di tutto rispetto, anche se ogni tanto ho dovuto consultare la tabella dedicata ai comandi per ricordarmi come muovermi. Se avete dunque un abbonamento a Xbox GamePass e se state cercando qualcosa che possa intrattenervi per cinquanta ore di gioco, Valheim potrebbe essere la scelta giusta per ingannare l’attesa, aspettando magari un certo Resident Evil 4 Remake che sembra proprio incredibile.

Cosa aspettarsi da Valheim?

Cinque persone per sviluppare un videogioco di questo calibro. Un mappa a mondo aperta immensa, dungeon a non finire e lotte sul filo del coltello. Se questo è un sogno, allora non svegliatemi, perché Valheim è il luogo adatto per chiunque adori la mitologia norrena e i videogiochi survival, e che vive giorno e notte su giochi di ruolo di qualunque genere. È vero quando dico che si può scegliere di essere chiunque: il giocatore può pure non costruire alcunché e dedicarsi alla sola esplorazione, svolgendo attività diverse dalle altre e proseguendo nel proprio cammino. È questo il bello di Valheim, la sua libertà, che si sta infatti sempre più espandendo.

Il futuro, a detta dello studio di sviluppo, è al momento su PC e Xbox Series X, anche se sembra lasciare aperte le porte a un futuro approdo su PlayStation, che potrebbe portare anche l’utenza Sony a vantare di un videogioco così profondo e ricco di contenuti, totalmente libero dall’orribile macchia delle microtransazioni. Il futuro, però, risiede nei prossimi aggiornamenti, che potrebbero apportare numerose modifiche per rendere l’esperienza di gioco ancora più completa e coinvolgente. Se il Valhalla attende, il Valheim non vede l’ora di farsi scoprire. Scrivere la propria Saga non è mai stato così unico.