Vengeful Guardian: Moonrider | Recensione

Vengeful Guardian: Moonrider è il perfetto esempio di come si debba realizzare un action platformer a 16-Bit nel 2023

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a cura di Andrea Maiellano

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JoyMasher è un team di sviluppo molto peculiare. Alcuni lo definirebbero capace di realizzare esperienze autoriali, altri semplicemente lo incenserebbero per la capacità di produrre titoli capaci di mescolare sapientemente vecchio e nuovo, facendo rivivere ai non più giovani quelle sensazioni tipiche dei videogiochi degli anni '80 e '90.

Comunque lo si voglia categorizzare, è indubbio che questo team è in grado di creare esperienze davvero rifinite in ogni loro aspetto e che, seppur pensate per un pubblico di nicchia, riescono a mantenere vivo uno spirito che oramai si pensava perso negli infiniti meandri del tempo. Vengeful Guardian: Moonrider è l’ultimo gioco prodotto da JoyMasher, un titolo che nuovamente si rifà a quel modo di fare i videogiochi tipico degli anni ’80 e ’90, per offrire un’esperienza finale che si potrebbe definire “vintage moderna”.

Shinobi del 2023

Dopo aver deliziato il pubblico con Oniken, The Dark Call e il più recente Blazing Chrome, JoyMasher volge il suo sguardo a quella serie di giochi a metà strada fra l’action bidimensionale e il run ’n’ gun. Ecco, quindi, che Vengeful Guardian: Moonrider riporta alla mente in pochi istanti sia la celebre serie di Shinobi, che l’iconica saga di Mega Man. Abbandonati, quindi, gli ammiccamenti a Contra, a Castlevania e a Makaimura, la nuova produzione targata JoyMasher si focalizza sull’offrire un’esperienza da action-platform che riesca a risultare allo stesso tempo retrò e al passo con i tempi.

Non aspettatevi eccessivi orpelli, in Vengeful Guardian: Moonrider il protagonista si limita a correre, sferrare fendenti con la spada, saltare, compiere un paio di acrobazie addizionali e avere a disposizione una serie di poteri extra, associati alla canonica barra della energia. Niente di più, niente di meno. I livelli sono lineari nella loro struttura, presentano un sapiente numero di segreti e, per quanto mettano in mostra le ottime capacità del team di sviluppo nel campo del level design, non eccedono mai, rimanendo fedeli al genere che vogliono tributare.

Vengeful Guardian: Moonrider, per quanto possa sembrare molto basico descritto in questa maniera, non vuole fare altro che tributare un periodo, più che un genere, e nel farlo si preoccupa di allineare ogni meccanica gioco di “quei bei tempi andati”, agli standard attuali. Un obiettivo che, come da tradizione per JoyMasher, viene centrato alla perfezione, offrendo uno degli action-platform a 16-bit più convincenti da qualche anno a questa parte.

Tutto quello che potrebbe sembrare un orpello, in realtà è posizionato con cura e richiama funzioni, e modalità aggiuntive, già viste in quegli anni e qui solo raggruppate in un unico titolo. Gli otto livelli che compongono Vengeful Guardian: Moonrider possono essere affrontati sia con un livello di difficoltà che offra una sfida bilanciata, sia in un contesto molto “old-school”, dove ogni colpo si rivelerà letale.

In termini di trama c’è ben poco da raccontarvi, Moonrider è un guerriero ninja che decide di aiutare l’umanità opponendosi al regime che lo ha creato. In una banale storia di vendetta, verrà chiesto al giocatore di affrontare sei super guerrieri (selezionabili liberamente in maniera analoga alla saga di Mega Man) prima di poter giungere all’immancabile livello finale (ovviamente complesso e diviso in più parti), che porta alla naturale conclusione della vicenda.

Per quanto tutto sia molto basico, la varietà in termini di situazioni e ambientazioni non manca. Ogni livello e ben caratterizzato, vario nelle ambientazioni, ricco di situazioni differenti che riescono a non rendere mai ridondante la progressione. Molto carine, seppur completamente superflue, le sezioni in moto, pensate per spezzare l’avvicendarsi dei livelli e offrire al giocatore un pochino di varietà extra.

Vengeful Guardian: Moonrider, stilisticamente fuori dal tempo

Ma al netto di tutto questo, Vengeful Guardian: Moonrider brilla nella sua messa in atto, elemento molto raro ultimamente, offrendo tanta sostanza e pochi orpelli. I nemici sono tutti ben diversificati, con pattern d’attacco vari, in certi casi complessi ma sempre chiaramente leggibili. I boss (che superano tranquillamente il canonico valore di uno per livello) sono tutti ben realizzati, mai banali, e offrono una buona sfida anche per i giocatori più navigati. Il gameplay… bé il gameplay è semplicemente sopraffino.

Avete presente Mega Man 11? Bene. Quanto fatto da capcom per rendere le meccaniche di gioco il più moderne possibile, non si avvicina minimamente alla maniacale attenzione al dettaglio svolta da JoyMasher. Tutto funziona come dovrebbe, senza sbavature, senza imperfezioni. Ogni comando risulta sempre preciso, così come ogni fase di gioco scorre in maniera dannatamente fluida. Non sto esagerando ma raramente mi sono trovato di fronte a un action-platform così ben rifinito. 

Stilisticamente parlando, infine, Vengeful Guardian: Moonrider è, letteralmente, "fuori dal tempo". Non vuole essere niente di più di quello che è: un action-platform che tributa uno dei generi di maggior successo degli anni '80 e '90, trasponendone le meccaniche di gioco nel 2023. Se siete allergici agli sprite a 16-Bit, stateci semplicemente lontani, se invece siete cresciuti a pane e Shinobi... bé in quel caso non lasciatevelo scappare.