Vi ricordate delle sale giochi?

Le sale giochi hanno segnato un'epoca, ma poco alla volta sono finite con lo sparire (quasi) del tutto. Come mai?

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a cura di Michele Pintaudi

Editor

La cultura dietro al videogioco è qualcosa che, negli corso dei decenni, è cresciuta in maniera incredibile ed esponenziale: anno dopo anno, infatti, ci siamo trovati di fronte a cambiamenti e innovazioni capaci di sconvolgere un mercato in continua evoluzione. E tutto ciò è stato possibile grazie al pubblico, capace di appassionarsi e di scoprire sempre di più un mondo così speciale e ricco di sfaccettature.

Tra queste troviamo moltissime correnti, fenomeni e movimenti in grado di regalare sempre qualcosa di diverso: nuove concezioni che, spesso e volentieri, danno vita a ciò che non esitiamo a definire straordinario. I tempi in ogni caso cambiano, e se sono tante le novità sono altrettante le cose che, purtroppo, ci tocca lasciarci alle spalle. Partiamo diretti, citando la domanda che dà il titolo a questo articolo: vi ricordate delle sale giochi?

Le generazioni più giovani potrebbero averne giusto sentito parlare, ma per chi ha vissuto appieno o era bambino negli anni Novanta si tratta praticamente di una questione di cuore. Luoghi magici e densi di fascino, capaci di condensare in pochi metri quadri ore e ore di infinito divertimento. Una storia, quella delle sale giochi, fatta di una forte ascesa seguita da un altrettanto marcato declino: facciamo un salto nel tempo, tornando indietro di quasi un secolo…

Dagli albori delle sale giochi…

Conoscete le bagatelle? Se per alcuni questa parola non è che il titolo di un bel pezzo di una band indie pop di Bergamo, il significato reale del termine è sconosciuto ai più. Si tratta infatti di un passatempo da giocare su un ripiano in legno, che coinvolgeva delle biglie da spingere con un bastoncino all’interno di appositi fori: nato addirittura nella Francia del Seicento, diventerà molto popolare in tutta Europa nei primi decenni del XX Secolo. Un successo tale da portare all’apertura delle prime vere sale giochi, arricchite poco alla volta da tante altre forme di intrattenimento del genere.

Dal biliardo al calcio balilla fino ad arrivare al flipper e, dopo qualche decennio, ai primi cabinati arcade. Siamo sul finire degli anni Settanta, nel bel mezzo di un’era spettacolare per il medium videoludico: è proprio in questo periodo che nascono infatti i primi grandi titoli che ancora oggi ricordiamo, qualche esempio? Arkanoid, Pac-Man, Space Invaders e tantissimi altri, fino a Mario Bros del 1983… Il mercato, insomma, era ricco di esperienze adatte a essere vissute alla perfezione in contesti di questo tipo.

Il pubblico dal canto suo rispose presente e, partendo dal Giappone, le sale giochi figlie di questa concezione iniziarono poco alla volta la loro conquista del mondo intero. Un successo che portò all’apertura di migliaia e migliaia di strutture in ogni dove, con le città più focalizzate al turismo particolarmente interessate a investire in questa direzione. Si diffusero a macchia d’olio anche in tutta la nostra penisola, dalle metropoli come Milano e Roma fino a mete marittime come Rimini, Forte dei Marmi e tantissime altre: il fenomeno era ormai esploso, superando tutti i confini possibili e immaginabili.

Ripensandoci tutto, ma tutto quel contesto fu ampiamente condizionato (nella concezione più positiva del termine) da tutto un insieme di fattori riconducibili a un solo e semplice termine: emozioni. Già, recarsi in una sala giochi era un’esperienza unica e irripetibile: un ragazzo poteva trascorrere la settimana a risparmiare qualche soldo qua e là, o addirittura attendere tutto l’anno il momento delle vacanze, per poi regalarsi qualche ora di un passatempo divertente e senza eguali.

Una passione peraltro da condividere con altri, e anche qui potremmo aprire una parentesi su ulteriori aspetti sociali e non solo legati alle sale giochi. Le console domestiche erano sì mediamente diffuse, ma con numeri molto ridotti rispetto a quelli a cui siamo abituati oggi: si trattava infatti di macchine molto costose, e nella maggior parte dei casi destinate a titoli da vivere in modalità giocatore singolo. Le sale giochi davano invece la possibilità di accedere, a un costo notevolmente inferiore, a una scelta molto ampia pensata per tutti. Dal singolo al folto gruppo di amici.

… Alla fine, oppure no?

Il tutto senza dimenticare come e quanto, soprattutto partendo dagli anni Novanta, la tecnologia alle spalle del fenomeno riuscì a evolversi in maniera impressionante. Si passò a esperienze poco alla volta sempre più dinamiche, e qui è impossibile non citare saghe come Metal Slug e The House of the Dead. La marcata diffusione di controller davvero singolari, dalla classica pistola fino a veri e propri veicoli da “guidare”, rese i prodotti del genere ancor più divertenti e talvolta stravaganti: anche grazie a un alto grado di sperimentazione, erano perciò entrati a far parte della cultura popolare.

L’avvento del nuovo millennio portò all’esplosione di altri titoli ormai iconici, come l’immortale Dance Dance Dance Revolution e la versione arcade di un blockbuster come Guitar Hero. Il mondo però stava cambiando, e la tecnologia stava facendo passi da gigante sotto ogni punto di vista. Pensiamo all’esplosione delle nuove console targate Sony e Nintendo, dalle loro versioni casalinghe fino a quelle portatili: videogiocare stava diventando un concetto ancora differente, e la tecnologia stava facendo passi da gigante senza accennare a fermarsi.

Si andarono a ridurre persino i costi legati a dispositivi del genere, poco alla volta sempre più contenuti e alla portata di tutti: con il gaming che diventava un’esperienza sempre più “personale”, le sale giochi iniziarono purtroppo ad accusare il colpo. Molte si trovarono a dover chiudere i battenti, per una crisi che continua ancora oggi e che sembra non avere fine. È triste osservare con i propri occhi come luoghi del genere, un tempo così gloriosi e ricchi di fascino, siano oggi delle sale slot o dei capannoni abbandonati: siamo forse arrivati alla fine di un’era?

Probabilmente sì, ma non è detta l’ultima parola. Nella storia dei videogiochi abbiamo infatti assistito a tanti, tantissimi colpi di scena degni di essere ricordati. Se moltissime sale giochi hanno cessato la loro attività, è anche vero che esiste un rovescio della medaglia: tra le poche rimaste alcune sono divenute dei veri e propri luoghi di culto, dove il tempo sembra per fortuna essersi fermato. Pensiamo al celeberrimo Funspot di Laconia nel New Hampshire o all’immortale Club Sega di Tokyo, due mete che ancora oggi riescono a colpire e affascinare decine di migliaia di avventori da tutto il mondo.

Non va poi tralasciato l’importante lascito culturale che le sale giochi possono vantare senza alcuna ombra di dubbio, e qui troviamo un numero davvero impressionante di esempi validi. Pensiamo anche solo al successo di un film come Ralph Spaccatutto, dove il protagonista è appunto il personaggio principale di un titolo arcade… Che sta per essere rimosso dalla sala giochi dove ha vissuto per tantissimi anni. È grazie alla potenza dell’immaginario collettivo che, forse, contesti di questa natura possono continuare a vivere e proliferare nel mondo di oggi: un pizzico di nostalgia, unito a una forte spinta in termini di innovazione, potrebbe riportare in auge una forma di intrattenimento che no, non può e non deve essere dimenticata.