Videogiochi, a rischio il sistema PEGI

Un’accesa discussione tra il British Board of Film Classification e gli editori inglesi, nata in seguito a una relazione della psicologa Tanya Byron comandata dal governo britannico nel settembre 2007 e pubblicata il 27 marzo scorso, ha infatti messo sott

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a cura di Tom's Hardware

Come da previsioni, la scottante discussione generata lo scorso anno da Manhunt 2 ha lasciato un segno indelebile nel mercato europeo dei videogiochi. Un’accesa discussione tra il British Board of Film Classification e gli editori inglesi, nata in seguito a una relazione della psicologa Tanya Byron comandata dal governo britannico nel settembre 2007 e pubblicata il 27 marzo scorso, ha infatti messo sotto torchio il PEGI (Pan European Game Information), l’attuale sistema di classificazione volontaria in vigore in 20 Stati membri dell’Unione Europea. I bollini PEGI, per la cronaca, sono applicati sulla copertina di ogni videogioco e indicano l'età consigliata per l'acquisto (da qualche anno sono stati introdotti anche dei simboli per identificarne i contenuti più espliciti).

Il discutibile rapporto della Byron, battezzato Safer Children in a Digital World, presenta varie raccomandazioni al governo inglese che si riassumerebbero in una cancellazione progressiva del sistema PEGI a profitto del BBFC, le cui velleità di intervento abbiamo potute osservarle con il divieto assoluto di pubblicare Manhunt 2 nel Regno Unito. Oltre a una totale modifica dell’attuale sistema di bollini per la classificazione in un'ottica di chiarezza, Tanya Byron propone d'estendere il campo di competenza del BBFC ai titoli classificati 12+ dal PEGI (attualmente si occupa unicamente dei casi 16+ e 18+). Una politica che vedrebbe così quasi un gioco su due passare nelle mani del comitato del BBFC, oltre alla valutazione preliminare del PEGI, che non trova l’accordo degli editori, maggiormente propensi a restare al sistema attuale, più adattato secondo loro agli svaghi interattivi. Quest'ultimi si sono così manifestati in massa nelle ultime settimane tramite i mezzi stampa per difendere l'etichetta di classificazione attuale; da Nintendo a Sega passando per Ubisoft e Microsoft, ogni editore si è dichiarato favorevole ad un mantenimento del sistema PEGI.

Attuale sistema di classificazione PEGI

L’associazione degli editori britannici, l'ELSPA, ha affermato che ogni idea ipotizzata dalla relazione della Byron non può che creare un carico logistico e finanziario proibitivo nell'industria dei videogame. Una tale scelta genererebbe un aumento dei costi per l’immissione di un gioco sul mercato e potrebbe anche destabilizzare l'influenza del mercato britannico dei videogame in Europa. Un'inflazione dei costi di edizione che teme anche Electronic Arts e che potrebbe manifestarsi in conseguenti ritardi nella commercializzazione di alcuni titoli (senza contare l'elevato rischio di divieti), come ha spiegato il presidente del ramo inglese dell’azienda. Di diverso avviso, chiaramente, il responsabile del BBFC, David Cooke, che in caso di adozione del sistema Byron afferma che un carico di lavoro supplementare (attualmente regola il mercato dei film in DVD) non creerebbe nessun problema per il suo organismo e di conseguenza gli editori non dovrebbero temere dei ritardi.

Attuale sistema di classificazione BBFC

Quasi quattro mesi dopo la pubblicazione della relazione governativa, l'industria dei videogiochi in Gran Bretagna potrebbe dunque conoscere una modifica significativa del suo sistema di classificazione e di distribuzione domestica; una prospettiva rafforzata dal sostegno del governo del primo ministro Gordon Brown, che sembra tendere per una cooperazione tra il BBFC e il PEGI nel suo paese. Anche il ministro per gli affari culturali Margaret Hodge è di quest’idea, auspicando una discussione matura tra gli editori e gli organismi di ratifica, ritenendo che ciascuno debba avere un ruolo in questo futuro sistema. Per i responsabili del PEGI, invece, questa relazione nasce unicamente per favorire gli interessi commerciali del BBFC. Sempre una questione di denaro quindi?

Seppur il tutto sia solo all’inizio del suo lungo processo di evoluzione e riguardi unicamente il Regno Unito, il dibattito dovrebbe tuttavia conoscere una rapida espansione anche negli altri paesi, Italia inclusa. Lo scorso aprile, la commissione europea ha dato ai vari attori di questa sceneggiata un termine di due anni per accordarsi attorno a un codice di condotta per proteggere i più giovani di fronte ai videogiochi. La Dott.sa Byron non vedeva l’ora…