Videogiochi online e tossicità vanno a braccetto, la conferma da questo studio

Valorant, Call of Duty e PUBG sono videogiochi, ma possono anche trasformarsi in luoghi decisamente poco sicuri per tutti stando a questo studio.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Un nuovo studio commissionato dall'Anti Defamation League ci ha mostrato un lato decisamente oscuro dei videogiochi, che forse era già sotto i nostri occhi ma che ignoravamo da un bel po'. E no, non parliamo di giochi violenti, ma dei comportamenti degli utenti nei titoli multiplayer, che spesso si rivelano essere solo un pretesto per essere "violenti".

Stando a quanto riportato dall'ADL, infatti, gli utenti tra i 13 e i 17 anni sono più soggetti a ricevere molestie, insulti e abusi nei videogiochi online. Il report si concentra sui generi più giocati del genere multiplayer, come ad esempio gli shooter online e i MOBA e prende in esame un relativo periodo di tempo, ovvero gli ultimi sei mesi. I dati però sono particolarmente interessanti e dimostrano in realtà come gli abusi si concentrino su un segmento di titoli più giocati.

Grazie al report è possibile anche sapere in quali videogiochi si può incontrare più tossicità rispetto ad altri. La prima posizione spetta, di sorpresa, a Valorant, con il 42% degli intervistati che affermano come il gioco di Riot Games sia uno degli ambienti di gioco più ostile, a pari merito con Call of Duty (in versione Warzone e non solo). Segue DOTA 2 (37%), PUBG (35%), Fortnite (34%) e League of Legends (34%). Le decisioni da parte dei giovani giocatori sono state diverse: alcuni hanno preferito prestare più attenzione giocando, magari disattivando le chat audio e testuali, altri invece hanno preferito non giocare più ai titoli citati per paura del cyberbullismo.

Sappiamo bene come questi studi vadano contestualizzati e ovviamente ADL non ha intervistato tutti gli utenti che giocano a questi videogiochi, ma su un campione. Tuttavia, come riportato online, si tratta del terzo report consecutivo in tre anni, che dimostra ci sia ancora un grande lavoro da fare per quanto riguarda il bullismo online. Quest'anno, tra l'altro, il report si è appunto esteso includendo la fascia 13-17 anni rispetto al passato, dove gli utenti intervistati appartenevano alla fascia d'età "adulta", che va dai 18 ai 49 anni.

Seguono poi una serie di raccomandazioni e di proposte da parte dell'ADL per risolvere questo problema. E sorprendentemente, sono molto divere dal classico "controllate a quali videogiochi giocano i vostri figli": si passa infatti dall'avvertire le software house, che dovrebbero prendere provvedimenti più pesanti (come fatto da Riot Games per Valorant, ad esempio) fino all'avvisare i governi, che potrebbero agire istituendo delle punizioni per chiunque abbia atteggiamenti discriminatori nei confronti dei giocatori online. Soluzioni che in futuro potrebbero rappresentare un vero e proprio punto di svolta nella lotta contro il cyberbullismo.

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