Xbox Game Pass: perché il troppo non è (davvero) troppo.

Xbox Game Pass è senza dubbio una rivoluzione, ma avere così tanta scelta è sempre una cosa buona? Vediamolo insieme, un caso alla volta.

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a cura di Michele Pintaudi

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Ormai è un dato di fatto: viviamo in un periodo storico in cui siamo fin troppo abituati ad avere tutto, quando e dove vogliamo. Pensiamo a servizi come Netflix per cinema e show televisivi, a Spotify per la musica e a Kindle Unlimited per la letteratura d’ogni genere: tutti noi abbiamo accesso a una quantità di intrattenimento davvero impressionante, forse addirittura eccessiva.

Il mondo dei videogiochi non è da meno e negli anni è stato in grado di costruire, un tassello alla volta, una serie di strutture capaci di portare questo tipo di prodotto anche all’interno di un mondo così particolare. Xbox Game Pass è soltanto uno degli esempi che il mercato di oggi può offrire, e oggi andremo ad affrontare una riflessione che spesso sorge a una parte dell’utenza: avere a disposizione tutta questa scelta, non sarà forse troppo?

Xbox Game Pass: quantità e qualità?

Se nella vecchia generazione Microsoft ha spesso e volentieri zoppicato, risultando a tratti fin troppo inferiore rispetto alla concorrenza, questa new gen ha dato al colosso di Redmond nuova linfa vitale. Sotto moltissimi punti di vista.

Grazie a una strategia fatta di tante piccole e grandi azioni mirate, Xbox può oggi contare su un ecosistema di prodotti e servizi con pochi eguali nell’intera industria del gaming. Il responso del pubblico del resto parla da sé, con milioni e milioni di giocatori che hanno scelto di vivere questa generazione proprio affidandosi all’opera di Phil Spencer e soci: qual è stata la scintilla che ha ribaltato la situazione?

Le risposte sono tante, a partire dalla scelta di investire in una serie di realtà al fine di integrarle all’interno degli Xbox Game Studios: da Double Fine fino a giganti come Bethesda, insomma, possiamo oggi parlare di un contesto dalle dimensioni davvero impressionanti. E come suggerisce il titolo di questo paragrafo si tratta, a tutti gli effetti, di ottimi risultati sia lato quantitativo che qualitativo.

Stiamo però parlando solo di un tassello di un mosaico molto, ma molto più grande. Un’opera che trova la sua massima espressione in un servizio come Xbox Game Pass: piattaforma che vanta oggi un catalogo con più di 100 titoli, tra PC e console, da giocare dove e quando si desidera. Possiamo qui collegarci in modo diretto alla riflessione che abbiamo introdotto in apertura, ovvero se forse ci troviamo davvero di fronte a qualcosa di eccessivo.

La risposta come sempre si trova nel mezzo, ma partiamo dal principio. Volendo ricorrere a un pizzico di generalizzazione, possiamo distinguere due tipologie di videogiocatore: uno più interessato a del semplice intrattenimento, e uno più attento e propenso a prodotti di una certa qualità. Entrambi possono usufruire di un servizio come Game Pass con tutto ciò che ha da offrire, in modo chiaramente molto diverso. Mentre il primo si approccerà all’ecosistema provando e magari abbandonando in poco tempo un numero consistente di giochi, il secondo effettuerà un’analisi più attenta al fine di trovare l’esperienza perfetta per le sue specifiche esigenze.

Se da una parte il troppo è un pretesto per giocare ancora e sempre di più, dall’altra è un’opportunità per andare alla ricerca di qualcosa di nuovo ma sempre affine a dei gusti particolari. Non sta certo a noi giudicare o valutare in qualsiasi modo le scelte di chi gioca, soprattutto per il fatto che si tratta sempre e comunque di un’esperienza dal carattere molto soggettivo.

Sta di fatto che l’esistenza di due profili del genere è la dimostrazione di come effettivamente si sia creato il giusto compromesso: Xbox Game Pass offre una selezione di giochi di ogni genere, dai grandi classici alle ultime novità passando per… Praticamente ogni tipologia di titolo possibile e immaginabile. Possiamo trovare capolavori di spessore come Halo e la saga The Elder Scrolls, passatempi come FIFA, titoli indipendenti come Unpacking o Undertale, ma anche molto materiale per gli amanti del retrogaming con diverse avventure grafiche LucasArts e molto, moltissimo altro. Il mondo è bello perché è vario insomma, e quello dei videogiochi non rappresenta certo un’eccezione.

Scoprire (e riscoprire) il videogioco.

Ciò che rende Xbox Game Pass un servizio di così alto livello è dunque un fattore ben preciso: la varietà. Immaginate di entrare in un museo e, come primissima cosa, di consultare la mappa dell’intero edificio: vi troverete davanti a decine di stanze, ognuna legata a una particolare corrente artistica o a un determinato periodo storico. Il servizio di Microsoft è e fa esattamente questo, con una proposta in grado di coprire temi e tempi dalle proporzioni incredibili.

Se abbiamo e sappiamo usare gli strumenti giusti, questo ci mette in una condizione davvero molto favorevole: possiamo esplorare, spinti anche dal semplice desiderio o interesse di avventurarci in qualcosa di nuovo, praticamente senza alcun limite. Proprio come in un museo.

L’ampia varietà di scelta ci consente inoltre di fare una sorta di esercizio per noi stessi, affinando sempre di più la nostra capacità di capire se un titolo possa o meno fare al caso nostro. Provare e riprovare ancora e ancora: questa è la chiave di volta per sfruttare appieno una piattaforma di questo genere, ma non solo. La presenza di tante opere dal passato porta un valore inestimabile all’intero contesto, in quanto dà modo di scoprire una moltitudine di titoli che magari ci siamo persi negli anni trascorsi.

Allo stesso tempo siamo anche qui di fronte a un’opportunità: i giocatori di vecchia data avranno infatti la possibilità di rivivere queste esperienze, perfette insomma sia per un pubblico già consolidato che per nuove generazioni di utenti. Qualche esempio pratico? Day of the Tentacle è una delle avventure grafiche più geniali di sempre, capaci negli anni Novanta di dare il via a una vera e propria definizione di un genere immortale. Il fatto che l’edizione rimasterizzata, curata in maniera pressoché perfetta da Double Fine, sia presente su Game Pass è emblematico in questo senso. Il titolo di Schafer e Grossman può così essere vissuto ancora una volta da chi l’ha amato trent’anni fa, così come potrà regalare qualche ora di divertimento a chi si è avvicinato da poco al mondo dei videogiochi. Si tratta di un processo di scoperta e riscoperta, che si presenta come potenzialmente senza fine.

Ricollegandoci alla riflessione presente nel titolo di questo approfondimento, possiamo dunque riaffermare che no: il troppo non è troppo, o almeno non in senso assoluto. Esistono certo mille sfumature di quello che è ormai un nuovo modo di percepire il medium videoludico, ma oggi più che mai il giusto approccio critico può trasformare ogni esperienza in un’occasione per viverlo al massimo delle sue potenzialità. Con la speranza e la consapevolezza che, in fondo, siamo soltanto all’inizio.