Xbox, tanti studi, qualche rinvio, pochi giochi: che facciamo ora?

Il rinvio di Starfield e RedFall pone sotto la lente d'ingrandimento uno dei problemi principali della gestione del brand Xbox.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Il rinvio di Starfield e RedFall ai primi mesi del 2023 sembra aver affossato definitivamente la stagione natalizia di Xbox. L'annuncio di Bethesda, arrivato nelle ultime ore, ha confermato alcuni sospetti che già da mesi alcuni fan avevano nei confronti delle due produzioni, ovvero il posticipo delle date di uscita. La frittata è fatta, il dado è tratto: scegliete la frase che più preferite, tanto non cambia la natura del problema: Microsoft non riesce ad avere una schedule di release minimamente comparabile con il diretto competitor, ovvero Sony.

Si è parlato tanto (e si continuerà a parlare) delle acquisizioni della casa di Redmond, che tra il 2018 e il 2022 ha acquisito tantissimi studi e gruppi come Activision Blizzard. Un piano mirato ad avere sempre più giochi in esclusiva (e non solo), a spingere il Game Pass, vero fulcro della strategia di Phil Spencer e soprattutto a rinforzare il colosso americano dove era più debole. Se prima Xbox era la casa dei first person shooter e dei racing game, dopo la lunga spesa del CEO di Microsoft Gaming in tanti avevano visto un barlume di speranza. Obsidian e Bethesda potevano occuparsi delle esperienze ruolistiche tanto desiderate dai fan, mentre Compulsion Games, Ninja Theory e Arkane potevano fare lo stesso con le avventure narrative. Senza dimenticarsi poi di quelli più piccoli: Mojang, con Minecraft e tutte le derivazioni su cui il franchise può contare, Undead Labs con un survival per tutti, e Double Fine con le piccole ma importanti produzioni che tanto stanno a cuore ai fan. Insomma, la lista è lunga: sotto l'egida di Spencer ci sono infatti 32 studi (inclusi quelli di Activision Blizzard). Studi che però, di fatto, non stanno dando il loro contributo sperato.

Sia chiaro, non vogliamo lamentarci di niente. Un rinvio può aiutarci ad avere un gioco più pulito, più stabile e più completo. Sembra però che i vari studi di Xbox siano fermi. Letteralmente fermi, non riescono a muoversi neanche di mezzo centimetro. Dall'acquisizione di determinati studi di sviluppo sono passati quasi 4 anni e in alcuni casi abbiamo visto solamente teaser trailer, in altri invece c'è il più riserbo possibile sui loro nuovi giochi. E se questo problema non si pone né in primavera e né in estate, in autunno e inverno invece il discorso cambia radicalmente. Inutile girarci intorno: in Microsoft c'è un enorme problema di schedule e di programmazione, che porterà i giocatori che hanno scelto Xbox come marchio di riferimento a non avere praticamente più nulla di nuovo da giocare.

Starfield doveva essere il gioco di Natale 2022 di Xbox, il successore spirituale di Skyrim, la più grande avventura di stampo ruolistico mai prodotta da Bethesda. Tutto rimandato al 2023. La nuova Arkane, quella libera dai vincoli e in grado di realizzare il suo gioco, come voleva lei: anche RedFall a questo punto è ancora più enigma, un gioco che doveva essere lanciato a breve almeno stando ai piani originali, oggi diventa un desaparecido, che naviga a vista. Sì, lo sappiamo: a giugno lo vedremo durante lo showcase. E sarà (per il decimo anno di fila, forse) lo showcase più ricco di giochi. Giochi che però non arrivano mai e poi mai. A differenza di PS5 e PS4, che in un anno ricevono quattro esclusive come Horizon Forbidden West, Gran Turismo 7 e il prossimo God of War. Certo, qualcuno potrebbe puntualizzare che della nuova avventura di Kratos non conosciamo ancora la data di uscita, ma fidatevi: arriva davvero quest'anno.

Non siamo bambini capricciosi. Lo comprendiamo: il mondo sta cambiando. La pandemia ha complicato le vite di tantissime persone. Tra chi ha perso il lavoro, chi è costretto a lavorare da casa e chi invece una casa magari non ce l'ha più. Poi c'è la guerra in Ucraina e abbiamo anche solo paura a pensare che uno sviluppatore di GSC Game World sia rimasto coinvolto in uno scontro a fuoco con i russi. Prima la vita, ci mancherebbe altro. Il problema, semmai, è da ricercarsi a monte. È mai possibile che così tanti studi non siano ancora riusciti a produrre del valore?

Nel corso dei prossimi anni probabilmente la campagna acquisti di Phil Spencer darà i suoi frutti. Forse già dal 2023. La sostanza però non cambia: c'è bisogno di un rapido cambio di leadership. Acquistare mille studi e tenerli fermi, per un motivo o per l'altro, non aiuta sicuramente il brand a vendere. Se davvero Xbox vuole imporsi come alternativa al modello di business che abbiamo conosciuto fino a oggi, allora saranno necessari dei cambiamenti. Bisognerà cominciare a trattare questi studi esattamente come fanno gli altri, altrimenti il rischio di ulteriori Natali a 0 sarà sempre maggiore. E sempre più maggiore sarà la frustrazione dei fan, che capiranno benissimo i motivi del rinvio, ma non riusciranno a capire perché 32 studi pagati a caro prezzo non abbiano ancora ingranato la marcia.