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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Tutti conoscono la LucasArts e con lei i suoi capolavori: da Maniac Mansion a Monkey Island, da Full Throttle a Grim Fandango; indimenticabili opere che il tempo non riesce a cancellare. Le chiamavano avventure grafiche punta e clicca; esperienze uniche e spesso e volentieri complesse a tal punto, da costringerci a radunare gli amici in possesso di un C64 o Amiga500 per collaborare e trovare un modo di superare un particolare enigma o ostacolo, che rischiava di bloccarci per intere settimane, se non mesi.

Tra i tanti prodotti che questa azienda è riuscita a proporre ne esiste uno che non viene sufficientemente citato: parliamo di Zak McKracken and the Alien Mindbenders, il secondo gioco ad utilizzare il sistema SCUMM - il primo fu Maniac Mansion - e che quest'anno compie ben 30 anni di vita.

Francis Zak McKracken

La storia è incentrata su un giornalista annoiato e frustrato di nome Zak, un uomo single che ha basato tutta la sua vita per l'informazione scandalistica del suo quotidiano: il National Inquisitor. Pronto ad una rivalsa dopo parecchio tempo senza un reale scoop, accetta l'incarico del proprio direttore di investigare su un fenomeno paranormale avvenuto nelle campagne statunitensi. Ben presto si renderà conto di essere al centro di un complotto organizzato da una civilità aliena evoluta, che mira al controlo mentale delle persone, aggirandosi per la Terra travestendosi con occhiali e baffi per non farsi riconoscere. Lo scopo di Zak, insieme ad altri personaggi come Annie Larris - reporter free lancer -, sarà quello di raccogliere dei cristalli sparsi per il globo e persino su Marte, al fine di creare un potente manufatto per annientare gli extraterrestri "stupidi".

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David Fox, all'epoca direttore del progetto, volle creare un'esperienza fortemente ansiolitica e che ricordasse gli immaginari complotti resi leggenda già in quegli anni: dal Triangolo delle Bermuda, al collegamento degli alieni con le piramidi fino a Stonehenge e i suoi segreti. Tuttavia, Ron Gilbert, suggerì di rendere il titolo molto più leggero e orientato maggiormente alla comicità. Per questo motivo Zak McKracken viene definito oggi uno dei videogiochi della Lucas più divertenti in assoluto, prendendo tutte le idee originali del progetto originario e tramutandole in una gigantesca parodia di una possibile invasione aliena.

Si muore dalle risate

Ogni singola frase e momento di gioco sapeva regalare più di qualche risata: come fare a dimenticarsi dei dispetti alla povera hostess dell'aereo e il panettiere con una baguette così dura da perforare il cemento? Elementi che nella loro semplicità non facevano altro che ricondurci all'essenza LucasArts e al loro modo di intendere le avventure grafiche. Le risate e la leggerezza narrativa non giustificavano, però, una difficoltà decisamente al di sopra della media per il titolo. Oltre ai classici enigmi improbabili e fuori contesto, bisognava fare attenzione a non sbagliare determinate azioni o frasi di dialogo, pena il game over e quindi, una nuova partita da ricominciare. Nel 1988, salvare, era un plus che in pochi potevano permettersi, il save floppy era raro da trovare e in pochi lo possedevano realmente, ragion per cui spesso e volentieri si ripartiva da zero.

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Come se non bastasse, i personaggi potevano morire, caratteristica classica Lucas che è stata tra l'altro accantonata nel recente Thimbleweed Park di Ron Gilbert, che riprende in maniera ironica e parodistica la tematica, e la propone come easter egg all'interno della vicenda. Un gioco, quindi, divertente, ma lontano dall'essere definito semplice e intuitivo. Le risate erano però assicurate, grazie anche all'incredibile carisma dei personaggi, ognuno diverso dall'altro e con peculiarità uniche, dove i dialoghi e la scelta delle risposte da dare risultavano semplicemente geniali.

Quei vecchi trolloni di Zzap!

Il gioco ottenne consensi in tutto il mondo; in Italia, la rivista "Zzap!" diede un voto altissimo al videogioco, definendolo un prodotto estremamente originale e stravagante. La stessa, nel 1989, pubblicò un pesce d'aprile destinato a fare la storia: una recensione super esclusiva di Zak Mackraken II: The Mindbenders are back! Un videogioco incredibile, un seguito spettacolare e che vedeva addirittura squali solcare il cemento delle strade, oltre che più personaggi e più enigmi da superare, un secondo capitolo talmente perfetto da ricevere 99 in tutte le categorie. Ovviamente il tutto fu uno scherzo ben congeniato dalla leggendaria testata, ma che fece capire quanto un possibile seguito sarebbe stato apprezzato.

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A prova di cio ci sono anche numerosi fan sequel rilasciati come freeware sul web, ma nulla che possa ritenersi anche solo lontanamente qualcosa di simile al capolavoro Lucas. Sia mai che in futuro non si possa per lo meno vedere una remastered fatta bene di questo incredibile titolo, sarebbe più che apprezzata, e il successo di Thimbleweed Park è la chiara conferma che i giocatori vogliono ancora avventure grafiche punta e clicca.