Le aziende italiane non credono ancora nel digitale, ma è sempre più tardi per mettersi al passo

Un recente rapporto ha evidenziato che gli studi professionali italiani dedicano una percentuale limitata del loro fatturato alla digitalizzazione.

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a cura di Andrea Maiellano

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Un recente rapporto del centro interdipartimentale dell’Università di Pavia (Itir) ha evidenziato che gli studi professionali italiani dedicano una percentuale limitata del loro fatturato alla digitalizzazione.

La maggior parte di essi investe tra i mille e i cinquemila euro all'anno, mentre solo una piccola frazione supera i trentamila euro in nuove tecnologie. Nonostante l'adozione degli strumenti digitali abbia l'obiettivo di migliorare i processi, coordinare il lavoro e ridurre i costi, la maggioranza dei professionisti dedica meno di un giorno all'anno alla formazione sulla tecnologia.

Lo studio, condotto su un campione di 1559 professionisti tra il 2020 e il 2022, si proponeva di indagare il livello di digitalizzazione degli studi professionali italiani, con un focus particolare sui commercialisti.

Il coordinatore del progetto, Stefano Denicolai, ha sottolineato l'importanza di comprendere il grado di maturità digitale degli studi per individuare modelli e best practice per il futuro.

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Secondo il rapporto, la trasformazione digitale è percepita dagli studi professionali come uno strumento per cambiare il modo di lavorare grazie alle tecnologie digitali. Tuttavia, solo una piccola percentuale dei professionisti dedica un tempo significativo alla formazione digitale, mentre la maggioranza adotta principalmente strumenti come e-mail, sistemi di backup e riunioni digitali. L'intelligenza artificiale, pur rappresentando un'opportunità di innovazione, è ancora poco adottata.

Riguardo alle modifiche apportate ai prodotti/servizi offerti ai clienti nel triennio 2020-2022, la maggior parte degli studi ha segnalato solo piccoli cambiamenti. Inoltre, solo una minoranza ha dichiarato di aver sperimentato cambiamenti significativi.

Pierfrancesco Angeleri, Presidente di AssoSoftware, ha commentato che gli studi investono poco nella digitalizzazione a causa della mancanza di comprensione sulle potenzialità del digitale.

Ha sottolineato l'importanza di diffondere la cultura digitale e di mettere in atto misure strutturali per sostenere i professionisti nella trasformazione digitale.

In conclusione, il rapporto evidenzia la necessità per gli studi professionali italiani di aumentare gli investimenti nella digitalizzazione e di sviluppare competenze adeguate per affrontare il futuro.

Solo così sarà possibile sfruttare appieno le opportunità offerte dalla trasformazione digitale e integrare l'intelligenza artificiale nei processi produttivi.