Niente elettrica Xiaomi "Modena", il Governo interviene ancora per il cambio nome

L'improprio uso del nome Modena da parte del colosso cinese nell'industria elettronica scatena le proteste dell'esecutivo e del sindaco

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Una nuova polemica si è scatenata attorno all'uso di nomi italiani associati a prodotti non realizzati nel Bel Paese, mettendo stavolta nel mirino il colosso cinese dell'elettronica, Xiaomi. La controversia si accende sulla scelta del nome "Modena" per identificare la piattaforma che sta alla base della prima auto elettrica presentata dall'azienda, denominata Xiaomi SU7.

Il cuore della disputa risiede nella sensibilità mostrata dalla città di Modena, celebre per la sua storica associazione con l'industria automobilistica di alta qualità. Il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, ha infatti espresso forte disappunto in merito all'appropriazione del nome da parte di Xiaomi per un componente di un'automobile che non mantiene alcun riferimento con il territorio italiano, nè tantomeno con la sua leggendaria Motor Valley.

In risposta alle preoccupazioni sollevate, Alfonso Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha assicurato il completo supporto del Governo nella tutela del nome "Modena". A tal fine, Urso ha menzionato il nuovo regolamento europeo che prevede una maggiore protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali. Questa normativa mira a preservare l’unicità delle produzioni strettamente legate al territorio di origine, offrendo un baluardo contro l'uso improprio di nomi che evocano un’identità geografica specifica.

D'altra parte, Xiaomi non ha tardato a fornire chiarimenti su questa delicata questione. L'azienda ha puntualizzato che il termine "Modena" è destinato ad essere unicamente il nome interno del progetto e l'etichetta della sua architettura di piattaforma, senza alcuna intenzione di impiegarlo in campagne promozionali a livello globale. In un comunicato, Xiaomi ha ribadito il proprio impegno nel rispetto delle normative europee e italiane, comprese quelle che riguardano la tutela delle indicazioni geografiche.

L'iniziativa del Ministero delle Imprese e del Made in Italy di avviare un'indagine su oltre duecento realtà italiane, distintive per le loro produzioni, rientra in questo sforzo di salvaguardia. L'obiettivo è quello di rafforzare la protezione di "indicazione geografica" nei confronti di consumatori e produttori all'interno dell'Unione Europea, a tutela dell'autenticità e della qualità delle eccellenze italiane.

Questa vicenda sottolinea l'importanza della consapevolezza e del rispetto delle denominazioni geografiche in contesti internazionali. Anche se è apprezzabile il sistema di salvaguardia ideato dal Governo, dall'altra parte potrebbe risultare poco incentivante per futuri papabili investitori che potrebbero desiderare di approdare in Italia, generando più indotto e forza lavoro.