"La vita sarebbe tragica se non fosse divertente". È con questa frase che ci piace ricordare Stephen Hawking, mancato questa notte nella sua casa di Cambridge.
Aveva 76 anni e da 55 gli era stata diagnosticata una malattia degenerativa dei motoneuroni che dagli anni '80 l'ha costretto all'immobilità. Ma non ha intaccato la sua mente geniale, che ha continuato a indagare per tutti questi anni i misteri dell'Universo, a cercare l'agognata teoria del tutto, a proporre teorie rivoluzionarie e inaspettate, come quelle sui buchi neri.
Cosmologo, fisico, matematico e astrofisico, Hawking non ha certo bisogno di presentazioni: anche per il grande pubblico, che di astrofisica sa poco o nulla, il suo nome è più che noto. Perché nonostante la malattia, nonostante potesse parlare solo con un sintetizzatore vocale, nonostante tutto, Hawking è stato anche un'icona pop, grazie a una dote innata: un "senso dell'umorismo vasto quanto l'Universo", per dirla con le parole di Al Jean, scrittore e produttore di "The Simpsons".
Come scriviamo spesso su Tom's Hardware, gli scienziati sono prima di tutto uomini, e per questo preferiamo partire con il ricordo di Hawking dall'uomo. Un uomo che abbiamo visto centinaia di volte in TV non solo negli appassionanti documentari sul Cosmo, ma anche nelle serie TV. Memorabili l'episodio di The Big Bang Theory in cui mette Ko Sheldon Cooper, o quello in cui in cui canta la Galaxy Song dei Monty Python mentre investe Brian Cox con la carrozzina e prende il volo.
Gli episodi goliardici che hanno costellato la vita di Hawking sono tantissimi, perché nonostante la sua condizione (o forse proprio per causa sua) credeva davvero che "la vita sarebbe tragica se non fosse divertente". Perché era un uomo che - da buon british man - era dotato di quel sottile "humor" che emergeva sempre: negli episodi che abbiamo citato era preponderante, quando parlava di Scienza era sottile ma acuto, educato ma tagliente. Tanto che spesso, da estranei, si aveva la sensazione che ci stesse trollando tutti alla grande. E poteva permetterselo.
Non esageriamo dicendo che Stephen Hawking è stato uno dei più influenti scienziati della nostra epoca, e per dirlo con le parole del fisico del Caltech Sean Carroll, "era il raro scienziato famoso che meritava ogni piccola parte della sua fama".
Del resto stiamo parlando di uno dei pochi uomini della Storia che ha avuto l'onore di essere titolare della cattedra lucasiana di matematica all'Università di Cambridge (ruolo che ha ricoperto per trent'anni), direttore del Dipartimento di Matematica Applicata e Fisica Teorica di Cambridge, Membro della Royal Society, Royal Society of Arts e Pontificia Accademia delle Scienze.
Un uomo che è famoso ai più soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, con la radiazione di Hawking che porta il suo nome, ma che si è spinto ben oltre nello studio del Cosmo, perché il suo obiettivo non era chiarire un dettaglio, ma dipingere un panorama completo e scientificamente attendibile dell'origine dell'Universo. E sviluppare la tanto agognata Teoria del tutto capace di conciliare la Fisica classica e la meccanica quantistica. "Il mio obiettivo è semplice", disse una volta, "completare la comprensione dell'Universo". Un lavoro in cui è rimasto immerso per tutta la vita, con un'abbondanza di pubblicazioni, collaborazioni, proposte, "perché ogni giorno potrebbe essere l'ultimo, desidero sfruttare al meglio ogni singolo minuto".
E l'ha fatto, trovando anche il tempo per noi "comuni mortali". Una mente brillante e acuta come la sua infatti si è messa spesso e volentieri al servizio della divulgazione scientifica, per far fede a quell'importante principio secondo cui tutti devono e possono capire, e che la Scienza non è roba per pochi.
È così che è nato il best seller "A Brief History of Time", nella traduzione italiana "La grande storia del tempo: Guida ai misteri del cosmo", in cui cercò di spiegare alla gente comune le teorie fondamentali. Seguì poi " L'universo in un guscio di noce".
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Il libro di Hawking che ho preferito tuttavia resta Buchi neri e Universi neonati, una collezione di scritti di Hawking, datati fra il 1976 e il 1992 e preparati in origine per interventi pubblici e conferenze in occasione di vari eventi. Uno scritto che permette al lettore di cogliere il filo sottile ma palpabile dei cambiamenti che sono intercorsi nel corso della vita di Hawking, e che include una frase particolarmente significativa:
Volevo sondare le profondità remote dell'universo. Forse ci sono riuscito in piccola parte, ma ci sono ancora moltissime cose che desidero sapere.
Questo lascia l'amaro in bocca: quello che il genio di Hawking non ha avuto il tempo di fare, e quello che non ha avuto. Non parlo del viaggio con Virgin Galactic, ma dei numerosi lavori che sono rimasti in sospeso e che forse avrebbero potuto svelarci misteri importanti. Del resto come hanno dichiarato i figli questa notte "la sua eredità vivrà ancora per molti anni", e c'è da scommettere che i suoi studi saranno di grande importanza per la ricerca futura. Si potrebbe partire dalla versione integrale del suo PhD all'Università di Cambridge che è online a questo link.
Difficile infine dimenticare i suoi moniti per la salvaguardia dell'ambiente e della società, che hanno chiamato in causa l'eccessivo sfruttamento delle risorse, lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, finanche alla necessità di emigrare su un altro Pianeta per scongiurare l'estinzione della nostra specie. A molti era sembrato eccessivamente allarmista, ma non dimentichiamo che molti scienziati lo appoggiarono e porteranno avanti queste cause, quindi varrebbe la pena farci una riflessione.
Nonostante l'addio, speriamo di sentire ancora per tanto tempo nominare quest'uomo straordinario, magari anche per l'assegnazione di un Nobel a cui ha tanto ambito, ma che non è arrivato in tempo perché potesse ritirarlo di persona, magari schiacciando le dita dei piedi a qualcuno con le ruote della sua carrozzina.
Oltre ai tanti libri eccelsi scritti da Stephen Hawking, per apprezzare le sue doti divulgative consiglio il DVD I misteri dell'universo, un documentario eccellente da non perdere.