Dagli USA ecco il microchip che ci aiuterà a dimagrire

Un team di ricercatori universitari statunitensi ha realizzato un microchip da impiantare sottopelle che, tramite impulsi elettrici trasmessi al nervo vago, convince il nostro corpo a credere che lo stomaco sia pieno e quindi a mangiare meno.

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a cura di Alessandro Crea

L'obesità di bambini e adulti è un problema sempre più grave in Occidente, tanto da spingere alcuni studiosi a considerarlo come una vera e propria pandemia. Presto però potremmo avere un'arma in più, grazie a un gruppo di ricercatori dell'Università del Wisconsin-Madison. Si tratta di un microchip che può essere impiantato per via sottocutanea, in grado di diminuire il nostro senso di fame e farci quindi perdere peso mangiando meno.

Con dimensioni ridotte, misura meno di 1 x 1 cm, il chip può essere impiantato tramite tecniche micro invasive, inoltre non necessitando di una batteria per funzionare richiede una manutenzione minima e non dev'essere quindi rimosso nuovamente dopo un certo periodo di tempo.

Il microchip in pratica utilizza i naturali movimenti che il nostro stomaco compie durante la digestione per trasformarli in energia. Quest'ultima è utilizzata in parte per autoalimentarsi e in parse trasmessa sotto forma di impulsi elettrici al nervo vago, che regola i rapporti tra cervello e stomaco. Gli impulsi trasmessi fanno infatti credere al cervello che lo stomaco sia pieno diminuendo di conseguenza la sensazione di fame e spingendo i pazienti a mangiare di meno.

La sperimentazione per il momento è avvenuta unicamente sui ratti, ma con ottimi risultati, conducendo a perdite di peso anche del 40%. Rispetto poi a soluzioni attuali come il bypass gastrico, il microchip statunitense ha anche il vantaggio di essere una soluzione sempre reversibile. Lo studio ha infatti dimostrato anche che i ratti una volta privi del microchip hanno riacquistato abitudini alimentari e peso precedente nel giro di 12 settimane.

Ora ovviamente il percorso sarà ancora lungo prima che il microchip sia effettivamente disponibile come cura. Il team di ricerca lo ha già brevettato, ma ora dovrà sperimentarlo prima su altri animali e poi sull'essere umano, prima di poter eventualmente ottenere le necessarie autorizzazioni dalle varie autorità sanitarie nazionali.

Speriamo solo che il percorso sia breve perché l'obesità in Occidente sta diventando un grave problema sanitario. Si calcola infatti che nel mondo siano 700 milioni gli individui, adulti o bambini, con problemi di peso, mentre in Europa un bambino su tre è obeso e in Italia la percentuale di bambini o adolescenti sovrappeso è aumentata di quasi tre volte dal 1975 al 2016 (Dati UNICEF).