Julian Assange, leader di Wikileaks, resta "prigioniero"

La Gran Bretagna ha rifiutato di riconoscere a Julian Assange lo status di diplomatico dell'Ecuador, respingendo così la richiesta fatta dal governo di Quito. Il leader di Wikileaks deve rimanere "prigioniero" nell'ambasciata ecuadoregna a Londra.

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a cura di Pino Bruno

Julian Assange, il controverso leader e cofondatore di Wikileaks, dovrà restare "prigioniero" nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove vive ormai dal 2012. Assange aveva già ottenuto il passaporto del paese sudamericano ma il Regno Unito ha rifiutato di riconoscergli lo status di diplomatico ecuadoregno, respingendo così la richiesta fatta dal governo di Quito.

Il ministero degli esteri britannico ha dichiarato che il caso Assange si può risolvere solo se quest'ultimo "decide di uscire e affrontare la giustizia".

Fin qui la cronaca. In realtà più che di giustizia si può parlare di vera e propria persecuzione, perché Assange si è rifugiato nell'ambasciata londinese dell'Ecuador cinque anni fa per evitare di essere arrestato e scongiurare così un'eventuale estradizione negli Stati Uniti, dove potrebbe essere processato per spionaggio. Una volta estradato, Assange rischierebbe la condanna a vita e persino la pena capitale.

Otto anni fa Wikileaks ha infatti diffuso documenti riservati della diplomazia statunitense che hanno messo in serio imbarazzo Washington e numerosi governi alleati. Il condizionale è d'obbligo, perché in realtà gli americani non hanno mai ammesso di volerlo incriminare.

Assange in ambasciata

J. Assange presso l'Ambasciata dell'Equador

La vicenda è a dir poco ingarbugliata. All'inizio - e siamo nel 2010 - Julian Assange viene accusato dalla magistratura svedese di violenza sessuale nei confronti di due donne. L'anno scorso la Svezia ha ritirato le accuse. Tutto finito dunque? Macché. Se il mandato di arresto europeo svedese è stato revocato, resta sempre in piedi quello della magistratura britannica. Assange è infatti accusato di aver violato le condizioni del rilascio su cauzione, imposto dalle autorità inglesi subito dopo il suo arresto a Londra nel 2010, su richiesta della Svezia.

Come nel gioco dell'oca, Assange torna sempre alla prima casella. È vero che la violazione delle condizioni del rilascio su cauzione comporterebbe una pena minima, ma resta sempre in piedi la possibilità di estradizione verso gli Stati Uniti. Se il leader di Wikileaks uscisse dall'ambasciata ecuadoregna rischierebbe grosso. Anche se nessuno dice con certezza se le autorità statunitensi hanno emesso nei suoi confronti un mandato di cattura. Il quotidiano italiano La Repubblica ha citato il governo inglese in Tribunale a Londra per avere accesso a tutti i documenti del caso e in particolare per ottenere una copia della corrispondenza Regno Unito- Usa: tutte le richieste sono state rigettate, e si è in attesa dell'appello.

Dicevamo all'inizio che si tratta di un personaggio controverso, ma è certo che Julian Assange e Wikileaks abbiano contribuito in questi anni a squarciare il velo su temi importanti come la sorveglianza globale e la trasparenza. L'accanimento nei suoi confronti, come l'ultimo atto della negazione dello status di diplomatico ecuadoregno da parte del Regno Unito, dimostra che comunque Assange fa ancora paura.