Il Governo fa marcia indietro sull’elettrico: il 2035 è solo indicativo

Il ministro Cingolani condivide la sua soluzione alternativa all'auto elettrica e anticipa che lo stop ai motori endotermici è solo indicativo.

Avatar di Luca Rocchi

a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Una nuova forte dichiarazione è giunta nelle scorse ore dal ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, il quale ha evidenziato che adottare soluzioni temporanee e diverse dall’elettrico puro, almeno fino a quando non si saranno sciolti tutti i nodi, potrebbe essere una valida soluzione. I punti di smarcare riguardo l’elettrico sono ancora numerosi; dagli incentivi alle fabbriche, dalla disposizione delle colonnine fino ai semiconduttori.

Io ho assunto una posizione in tempi non sospetti – spiega Cingolani al Dataroom di Milena Gabanelli –, dicendo che, secondo me e come ha detto Toyoda, la soluzione non può essere full electric”. La spiegazione è presto giustificata dal ministro stesso: “Molti ignorano che il Life-cycle-assessment (Lca) di un’auto elettrica, cioè l’impronta di carbonio misurata da quando si comincia a scavare per le materie prime a quando la vettura esce dal concessionario, è tale che pareggia con un’auto di nuova generazione dopo i 70-80 mila chilometri, parlando di una classe media”.

Secondo il ministro, la soluzione più utile per traghettare le quattro ruote verso la completa sostenibilità sarebbe, infatti, l’ibrido ovvero quella tipologia di alimentazione nata proprio per creare l’anello di congiunzione mancante tra endotermico ed elettrico. Sempre secondo Cingolani, un ibrido moderno limitato nelle prestazioni può arrivare ad emettere una quantità di emissioni davvero contenuto; la chiave potrebbe essere quindi quella di “abolire” i 2 litri, passare a soluzioni più compatte e con meno cavalli.

La transizione va fatta in un tempo lungo”, pertanto “forzare troppo la mano sul veicolo elettrico crea degli sbilanciamenti su cui dobbiamo riflettere”. Nel 2035 cosa accadrà? “Una transizione intelligente prevede di sviluppare la filiera elettrica senza chiudere quella meccanica, mettendo in questa dei limiti sempre più stringenti. Il fatto che si debba discutere una data sul phase-out e che la data decisa dall’Italia sia molto distante testimonia già il pensiero a riguardo”. A questo proposito, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite) non ha ancora legiferato dando una data dopo la quale ci sarà il phase-out dei motori. Inoltre, aggiunge “L’Italia ha dato un’indicazione prudente sul 2035, però non è una data che segna qualcosa, è la base da cui inizierà discussione nell’Europarlamento”.