UberPop bocciato nuovamente, ma il problema è un altro

L'avvocato generale Maciej Szpunar ha espresso un parere negativo su UberPop: per funzionare richiede il rispetto delle regole sui trasporti.

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a cura di Dario D'Elia

UberPop ha i giorni contati in Europa, mentre tutti gli altri servizi Uber continueranno a giocarsela tra Bruxelles e i regolamenti degli stati membri.Oggi l'avvocato generale Maciej Szpunar ha espresso un parere (non-vincolante, ma di gran peso) su un caso di cui si sta occupando la Corte di Giustizia UE.

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La storia risale al 2014 quando l'Asociación Profesional Elite Taxi denuncia al Tribunale di Barcellona il servizio UberPop poiché offre servizi analoghi a quelli dei taxi senza regolari licenze. La corte locale si rivolge a Bruxelles e oggi siamo ai capitoli finali.

L'avvocato Szpunar non entra nel merito di tutti i servizi Uber ma si limita a constatare che UberPop va considerato un servizio di trasporto che senza la componente digitale non esisterebbe. La sintesi è che debba quindi rispettare i regolamenti in tal senso e non ricadere sotto l'ombrello dei servizi Internet generici - che per la legge Bolkestein riduce al minimo i vincoli.

In linea di massima questa tesi nel tempo è stata sostenuta in molti stati membri dalle associazioni dei taxisti, e i tribunali nonché gli enti regolatori spesso hanno deciso di bandire i servizi. In Italia UberPop ad esempio è fermo da tempo.

Il problema, come fa notare anche Innocenzo Genna, consulente IT a Bruxelles, è che potrebbero esservi effetti collaterali interpretativi sul fronte della sharing economy in generale. Se la Corte di Giustizia UE accoglierà il metodo analitico di Szpunar altre attività come ad esempio quella di Airbnb potrebbero essere contestate più facilmente.

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Airbnb infatti è certamente un intermediario digitale ma si affida a privati cittadini che non hanno alcun tipo di permesso. "Imponendo la piena applicazione delle regole degli hotel ai clienti Airbnb (gli hoster) sarebbe la fine del modello di business", sostiene Genna. "Quindi la decisione finale presa dalla corte europea sarà più fondamentale per il futuro delle startup europee che per Uber".

Uber di fatto concorda. "Abbiamo ricevuto il parere e attendiamo ora la decisione finale, nel corso dell'anno. Essere considerati una società di trasporto non cambierebbe il modo in cui molti Paesi europei già oggi regolano le nostre attività. Ci auguriamo, tuttavia, che questo non rallenti i necessari processi di aggiornamento di leggi datate che impediscono a milioni di europei di accedere a corse affidabili con un semplice clic", ha commentato Uber in una nota.