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a cura di Francesca Borrello

Negli ultimi anni sulla scena mondiale si è assistito a un aumento esponenziale di fiere ed eventi la cui tematica principale riguarda fumetti, film e videogiochi. Di pari passo, a queste manifestazioni si sono viste sempre più persone che, appassionate a un dato personaggio, arrivavano al punto di volerne indossare i panni, anche se solo per qualche giorno. Questo fenomeno è conosciuto come cosplay ed è un hobby che rappresenta molto più di una persona che semplicemente si traveste, come potrebbe essere il Carnevale.

Cenni storici

Di per sé, la parola cosplay è una contrazione delle parole inglesi costume e play, ma le sue origini affondano in realtà in Asia. Nel giugno del 1983, la casa editrice Akita Shoten pubblicò una rivista chiamata My Anime, in cui venne inserito un articolo dal titolo Kosupure, che in inglese venne tradotto come Costume Play. Successivamente però, non risultando il termine migliore per esprimere quel concetto, venne chiamato Operation Cosplay. L’autore del pezzo era Takahashi Nobuyuki, il proprietario della casa di produzione Studio Hard, che partecipando al World Science Fiction Convention vide alcuni fan di Star Trek in costume.

Nobuyuki rimase molto sorpreso dal modo che gli americani avevano di indossare le vesti dei propri personaggi preferiti: veniva inserita nell’interpretazione dei propri beniamini anche la recitazione, con lo scopo di assomigliare loro il più possibile. Ad esempio, i fan di Star Trek che sceglievano di interpretare i Klingon, non solo indossavano le loro celebri armature, ma arrivavano al punto di parlare utilizzando la lingua dei bellicosi alieni.

Dato che questa pratica era di fatto diversa dal travestimento adottato in Asia in fiere simili, il regista decise di coniare un nuovo termine rispetto a quello in uso specialmente in Giappone. Infatti, la denominazione Masquerade era usata maggiormente per riferirsi a costumi aristocratici, molto più vicini a quelli del Carnevale di Venezia italiano, che non ai costumi delle fiction famose presenti alle convention americane.

Il cosplay: cos’è realmente

Per capire cosa si celi realmente dietro la parola cosplay però, dobbiamo vedere questo hobby un po’ più nel dettaglio. Sebbene possa sembrare un semplice travestimento basato sull’indossare qualche abito particolare, questa passione è ben più articolata di quello che si potrebbe pensare. Se l’obbiettivo finale è, come dicevamo prima, quello di assomigliare il più possibile al proprio personaggio preferito, il percorso che i cosplayer compiono per arrivarci, cambia da persona a persona in base a diversi elementi.

C’è chi preferisce commissionare la parte sartoriale o gli accessori (o entrambe le cose) a qualcuno di più esperto, e c’è chi invece sceglie di affidarsi a negozi asiatici specializzati in cosplay per avere un costume già confezionato senza dover apportare modifiche o spendere cifre esorbitanti. La maggior parte degli appassionati però, decide di cimentarsi nella creazione di ogni parte che compone il costume.

Questi ultimi in particolare, dovranno cominciare con un lavoro meticoloso per la ricerca di immagini e riferimenti, in modo da cogliere quanti più particolari possibili, se il cosplay che si ha intenzione di creare arriva da un videogioco o da un film, ad esempio. Il primo impatto che viene dato è sicuramente quello visivo: più il costume sarà ricco di dettagli, più si verrà associati al personaggio scelto.

Tuttavia, per realizzare al meglio un cosplay, non basta avere un costume ben confezionato, ma si rendono necessari altri elementi che caratterizzano il personaggio interpretato: trucco, parrucco e accessori vari saranno indispensabili se si intende dare un effetto di spicco. Dopo questa prima fase, i cosplayer dovranno recuperare tutto ciò che gli potrebbe servire nella fase di realizzazione, tra attrezzi, stoffe e materiali vari. Dovranno quindi mettersi in gioco utilizzando tutte le abilità artistiche in loro possesso, dal cucito alla pittura alla creazione manuale.

Abilità, fantasia e possibilità lavorative

Come avrete potuto notare quindi, il cosplay differisce in maniera sostanziale dal semplice travestimento di Carnevale, andando a toccare diverse sfere artistiche. La quantità di elementi da tenere in considerazione è elevata e le capacità che servono per avere un buon risultato sono innumerevoli. Se però questa necessaria competenza può mettere in soggezione e rendere titubante chi si approccia a questo hobby per la prima volta, è bene precisare che il cosplay è un’arte che si impara mettendola in pratica.

Inoltre, molti cosplayer mettono a disposizione dei tutorial, gratis o a pagamento, sul processo di creazione delle varie parti, in modo da aiutare chiunque ne abbia bisogno. Alcuni sono anche riusciti a farne un vero e proprio lavoro, non solo mettendo a disposizione le proprie conoscenze e le varie spiegazioni dei processi per creare un cosplay, ma venendo riconosciuti anche come artisti e performer, tanto da essere invitati a fiere in tutto il mondo in cui tenere anche dei workshop.

Il cosplay inoltre, potrebbe aprire le porte ad una carriera spesso sottovalutata: il costumista. Negli anni scorsi aveva suscitato molto interesse la notizia del costume designer di Game of Thrones Michele Clapton che partecipò ad alcune fiere americane per prendere ispirazione nella creazione dei costumi, tra cui il famoso mantello di pelliccia di Jon Snow. Grazie ai consigli e alla collaborazione con alcuni cosplayer, il reparto era riuscito a realizzare il capo partendo semplicemente da… un tappeto presente nel catalogo IKEA!

Per quanto incredibile possa sembrare questa soluzione, rientra perfettamente nelle necessità dei cosplayer. Un oggetto a basso prezzo può trasformarsi in un capo estremamente utile in questo hobby, reinventandone colore, forma e spesso anche utilizzo. Il tutto sta, in fin dei conti, nella fantasia di chi guarda e di questa i cosplayer sono decisamente ben forniti.

La scena mondiale…

Attorno a questo hobby così creativo, che attira un numero elevato di curiosi ed appassionati, si sono formati dei veri e propri eventi dedicati ad esso. Ormai ogni fiera del settore allestisce una zona esclusiva per i cosplayer, coinvolgendoli nei vari eventi anche con delle gare cosplay. Durante queste gare i partecipanti si sfidano su di un palco, sfilando davanti ad una giuria che decreta il migliore in diversi ambiti, come il costume, gli accessori ed anche l’interpretazione.

I premi in palio possono essere svariati in base anche al tipo di fiera organizzata, ma i più ambìti dai partecipanti rimangono quelli che consentono di avere accesso ad altre gare molto importanti a livello internazionale, come ad esempio il World Cosplay Summit di Nagoya ed il CCXP Cologne. Qui la competizione si fa più serrata ed il livello delle abilità dei singoli cosplayer si alza di molto. Gli artisti curano nel minimo dettaglio sia il loro costume che l’interpretazione con cui presentano il personaggio, rendendo così ancora più arduo il compito dei giudici.

Ciò che ne deriva per i partecipanti e soprattutto per i vincitori, non sono solo i premi che ricevono nell’immediato. Alcuni di loro, prendendo parte a questi eventi e mettendosi in gioco, sono riusciti ad attirare l’occhio di alcuni grandi nomi all’interno dell’ambiente videoludico, tanto da riuscire a iniziare vere e proprie collaborazioni con gli stessi, come ad esempio Kinpatsu Cosplay, un duo di cosplayer sudafricani.

https://youtu.be/tofxVtZez3k

La Riot Games, la casa videoludica americana ideatrice del videogioco League Of Legends, ha avviato una collaborazione con Kinpatsu per la pubblicizzazione delle nuove skin di alcuni dei suoi campioni. La coppia è stata incaricata di realizzare un accessorio per ogni personaggio presentato, rendendo disponibile anche sui canali ufficiali Riot i tutorial ed i pattern per costruire passo per passo gli oggetti, svelando così il procedimento ed aiutando tutti i fan intenzionati a realizzarne i cosplay.

… e quella italiana

Anche in Italia negli ultimi anni abbiamo potuto assistere ad un aumento dell’interesse generale per questo hobby. Se prima i cosplayer venivano valorizzati principalmente nelle grandi fiere come ad esempio il Lucca Comics and Games o la Milan Games Week, ultimamente anche quelle di dimensioni più ridotte hanno sviluppato un certo interesse a riguardo. Si sono create quindi delle aree dedicate al cosplay, in cui poter realizzare dei set fotografici o addirittura in cui si possono riparare i propri costumi nel caso in cui abbiano subito dei danneggiamenti.

Non solo sfilate e raduni più o meno ufficiali di vari fandom quindi, ma veri e propri servizi a disposizione degli appassionati per rendere più agevole la loro permanenza in fiera. Le gare cosplay invece, possono vantare tra le giurie alcuni dei nomi più conosciuti all’interno della comunità. Giorgia Cosplay ad esempio, è una delle cosplayer italiane più famose anche a livello internazionale, avendo vinto il World Cosplay Summit di Nagoya nel 2005.

Tra gli esponenti maschili possiamo trovare invece Leon Chiro, un cosplayer e streamer di professione di Roma, le cui abilità nel trucco e nell’interpretazione dei panni che sceglie di indossare lo hanno fatto spiccare in tutta la comunità. Queste doti, assieme alla sua positività e alla sua attenzione verso i fan, hanno fatto sì che alcune delle compagnie videoludiche più importanti, come Ubisoft e Square Enix, lo abbiano contattato per collaborare e pubblicizzare alcuni titoli. I suoi cosplay più riconosciuti sono di My Hero Academia e Assassin’s Creed, ma il suo armadio vanta un numero non indifferente di costumi provenienti da diversi media, come film, fumetti o videogiochi.

Cosplay: un hobby di tutto rispetto

Il cosplay quindi molto più di un semplice passatempo per chi si diverte a travestirsi. E’ un’originalissima passione che unisce innumerevoli persone di ogni possibile contesto sociale e provenienza, che si trovano ad avere interessi comuni, siano essi derivanti da fumetti, serie tv, film o videogiochi. E’ impegno e sacrificio, ispirazione e condivisione. Un hobby completo in ogni sua parte che può arrivare a trasformarsi in un vero e proprio lavoro, ma che promette di mantenere ben saldo il lato divertente.