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Death or Glory: corsa per la vita

Death or Glory, una storia di frontiera dal gusto moderno alla scoperta di un'America sconosciuta.

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Death or Glory, una storia di frontiera dal gusto moderno alla scoperta di un'America sconosciuta

Una muscle car viaggia a velocità folli lungo le piste sabbiose che dividono gli States dal Messico. A bordo, una giovane che non ha nulla da perdere, una bambina messicana accompagnata dalla zio e un vecchio moribondo, che può esser salvato solamente da un trapianto di fegato. Già così si può percepire come dietro questo siparietto ci sia un grande potenziale, ma trattandosi di una storia di Rick Remender non ci si poteva certo fermare qui, motivo per cui dietro questa grintosa automobile ci sono una serie personaggi ben poco raccomandabili, intenzionati a fermare a ogni costo questa corsa per la vita. Ingredienti esplosivi promettenti e ben equilibrati dallo chef Remender, che ci offre in pasto Death or Glory vol. 2, capitolo conclusivo di una storia appassionante, pubblicata in Italia da BAO Publishing.

Nonostante l’approccio decisamente adrenalinico, Death or Glory scaturisce da una visione precisa degli States. Alla base di questa vicenda, infatti, abbiamo una giovane donna, Glory Owens, cresciuta ai margini della società americana, in quel territorio grigio in cui il controllo dello Stato lascia spazio a una libertà personale estrema, un’anarchia esistenziale che viene addomesticata dalle scelte quotidiane degli individui. Viene cresciuta secondo questo credo, la piccola Glory, che ben presto rimasta orfana viene accudita da Red, figura paterna equiparabile a capo branco di una compagine umana che ruota attorno a questo omone dalla barba rossa. Il diner di Red diviene l’unico punto fermo di questa comunità, abituata a percorrere le arterie d’asfalto degli States con i propri camion, vivendo secondo le proprie regole e non nascondendo la profonda diffidenza verso il resto del mondo.

Death or Glory: una corsa per la vita

Per Death or Glory, Remender sceglie di focalizzarsi su un contesto sociale estremamente attuale, poco conosciuto oltre i confini americani, ma che è arrivato alla ribalta recentemente anche grazie a Nomadland, film premiato con l’Oscar che racconta un’altra America, quella dei dimenticati, di chi vive, volente o nolente, lontano dal consesso civile regolamentato, suggestioni che nei comics possiamo ritrovare in Redneck o Undiscovered Country. In questo mondo al margine Remender è andato in cerca dei suoi protagonisti, uomini e donne che hanno fatto della libertà assoluta un proprio vanto, una ragione di vita, da sbandierare con fierezza. Ma ogni scelta, come ci ricorda la vicenda di Death or Glory, ha un proprio prezzo, e nel caso di Red questa libertà che lo ha portato a vivere lontano dal sistema statale, privo di identità e della preziosa assicurazione sanitaria, rischia di costargli la propria vita. Un prezzo che Glory non intende pagare, scegliendo di lanciarsi in una rocambolesca, disperata fuga per la vita del suo amico.

Non era semplice riuscire a conciliare lo spunto di analisi sociale con una vicenda dai toni esagerati e frenetici come quelli magnificamente ritratti da Bengal in Death or Glory. Rick Remender, dopo avere già mostrato questa sua capacità con Tokyo Ghost, nuovamente stupisce il lettore, riuscendo a far emergere in una storia adrenalinica e ad altro contenuto di ottani un contesto umano ed emotivo vivo e avvincente. Difficile non vedere una sorta di contrappasso nella disperata fuga di Glory e dei suoi amici verso il Messico, una speranza di salvezza che li guida verso quel paese da cui giornalmente disperati fuggono alla volta degli States. Remender trova il modo di inserire anche questa dinamica all’interno di un sistema sociale in cui trovano posto citazioni tipiche di queste storie di frontiera, come Non è un paese per vecchi, da cui prende in prestito killer atipici e poliziotti corrotti, ribaltando il concetto di buoni e cattivi. In Death or Glory non si applica il concetto di moralità e legge secondo canoni prestabiliti, la vita di questa comunità sperduta è regolata da una propria legislazione, fatta di potere e debiti, in cui tutti, senza esclusione, sono costretti a sottostare, consci di come ogni scelta si paga fino all’ultimo centesimo, sino all’ultima goccia di sangue.

Una presa di coscienza che, nonostante l’adamantina volontà di Glory, diviene palpabile specialmente nella seconda parte di questa storia. Death or Glory è un road movie violento e umano prestato al fumetto, in cui i dogmi tipici del genere vengono piegati in modo intelligente all’esigenza della trama, esagerandoli all’occorrenza per lo spettacolo ma sempre tenuti in un limite che non soffoca l’emotività dei protagonisti, anzi preservandola ed enfatizzandola con momenti di rara dolcezza e di grande drammaticità.

Remender racconta un'America diversa

Merito dell’ottimo lavoro di Bengal, che riesce a cogliere la grinta della trama di Remender. Senza le sue tavole spinte e ipercinetiche, Death or Glory probabilmente non avrebbe avuto questa carica, una vitalità imbizzarrita come i cavalli che scalpitano nel cofano dell’auto di Glory. Inseguimenti e sparatorie sono gestite in modo ottimo, si gioca perfettamente con l’approccio muscolare di questa vicenda, dando vita a situazioni al limite del paradossale ma che affondano nella realtà la loro esistenza, mantenendo il lettore sospeso tra incredulità e possibilità. Bengal riesce non solo a raccontare visivamente questa fuga rocambolesca, ma si fa interprete delicato dell’emotività dei personaggi, ne coglie soprattutto le sensazioni negative e oscure, dando loro pieno risalto, in una storia irriverente che non nasconde del tutto la sensazione di acida sconfitta di questi individui fuori dal mondo.

Bengal, specie nei passaggi finali del secondo volume di Death or Glory, cementa la sensazione di trovarsi di fronte a una storia che, dietro la sua spettacolarità, nasconda molto di più. L’avventura di Glory è un viaggio di accettazione, la porta ad accogliere la perdita come una parte della vita, sfidandola ad affrontare le proprie paure e i rimpianti per ristabilire la propria identità. BAO Publishing, nel raccogliere in due splendidi volumi Death or Glory, offre ai lettori la possibilità di emozionarsi non solo vivendo una fuga spettacolare ma anche ascoltando la voce interiore dei protagonisti, spesso anime spezzate in cerca di una rotta e di una possibilità di redenzione, uno scampolo di umanità che rende Death or Glory un’ottima lettura.

Voto Recensione di Death or Glory vol. 2



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia adreanlinica e coinvolgente

  • - Remender offre un'America poco nota

  • - Bengal è un interprete visivo perfetto

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Death or Glory è un road movie violento e umano prestato al fumetto, in cui i dogmi tipici del genere vengono piegati in modo intelligente all’esigenza della trama, esagerandoli all’occorrenza per lo spettacolo ma sempre tenuti in un limite che non soffoca l’emotività dei protagonisti, anzi preservandola ed enfatizzandola con momenti di rara dolcezza e di grande drammaticità.

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Immagine di Death or Glory vol. 2