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Dylan Dog 403, la lama, la Luna e l’orco, la recensione

Dylan Dog continua la sua rinascita col il ciclo 666 e un nuovo albo che non vorrebbe davvero abbandonare il passato.

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

In sintesi

Dylan Dog continua la sua rinascita col il ciclo 666 e un nuovo albo che non vuole davvero abbandonare il passato.

Care amebe tremolanti, questo mese sarà facile confondere la realtà con l’incubo, a causa del periodo storico che stiamo vivendo, ma anche grazie al nuovo numero di Dylan Dog, che prosegue il suo “nuovo inizio” ripercorrendo i primi casi della sua carriera, ma con quei sostanziali cambiamenti frutto del Ciclo della meteora. Le pagine di Dylan Dog 403 – La lama, la Luna e l’orco ci riportano dunque a questa nuova versione di Dylan Dog. Come lui stesso si definisce, ovvero un “indagatore dell’incubo”, Dylan è un orfano adottato dal soprintendente della polizia di Scotland Yard Sherlock Bloch, di cui ha voluto seguire le orme iniziando una carriera in polizia, salvo poi abbandonarla. Allo stesso modo ha sposata la sua collega Rania Rakim, per poi abbandonarla per un’appartenente dell’IRA. Ma quando la sua nuova fiamma si è spenta, il povero Dylan si è rifugiato in un cimitero, assolvendo il compito di custode. È lì che ha conosciuto Gnaghi, un soggetto assai singolare e di poche parole, ma che si è rivelato un ottimo alleato nel contrastare una strana invasione di morti viventi…

Dylan Dog, il personaggio creato da Tiziano Sclavi, cita sé stesso e si fonde con un’altra creazione del suo autore originale: Dellamorte Dellamore (di Tiziano Sclavi, Ed. Camunia 1991), ma sembra non poter rinunciare a citare anche il suo passato.

Dylan Dog, oltre la lama, la Luna e l’orco

Ci troviamo a Londra, al Madame Tussauds, il Museo delle Cere più famoso del mondo, ma non è tutto cereo come dovrebbe. Due sagome si affrontano, sono Dylan e Jane, lui sanguina a causa di un fendente sul braccio destro sferrato da quella che era un’improbabile assassina, ma alla fine lei capitola proprio per mano della cera inspiegabilmente animata di Jack Lo Squartatore. Dylan è in salvo, ma Jane no…quindi non si è trattato di un incubo. E la storia finisce qui.

Questo è il finale di ciò che era appena iniziato nelle ultime pagine di Dylan Dog 402 – Il tramonto rosso, come a volerci segnalare che la storia dell’originale Dylan Dog n.2 – Jack Lo squartatore è avvenuta anche in questa nuova realtà dell’inquilino di Craven Road, concludendola nelle prime scene di questo nuovo albo. Mentre davanti a una pinta di birra, il vero caso di questo intreccio narrativo viene presentato da Bloch al nostro Old Boy, proprio come i vecchi tempi. Il vecchio racconta che ci sono stati alcuni omicidi in città, ma Dylan analizzando il modus operandi negli omicidi, capisce che si tratta di un serial killer, che firma i suoi omicidi facendo riferimento a delle…barzellette.

E a proposito di barzellette, se vi manca la baffuta sagoma di Groucho, sappiate che – anche stavolta – Dylan e perfino Bloch si danno un gran bel da fare con le freddure, anche se il vecchio “ispettore” non ride più dal ’74. Ma andiamo avanti.

È abbastanza chiaro che il “disegno” è molto più grande dell’albo in questione, che ha il compito di rappresentarne il principio. A distogliere il nostro Dylan – e quindi anche il lettore -  da ciò che sembra essere il caso cardine di questo mese, ci pensa un’altra vicenda, quella di un orco che ha rapito una ragazza, alcuni “pensieri assurdi” che sembrano tormentare Dylan e, ciliegina sulla torta, un incubo a base di lupi che diventano uomini…

Insomma, alla stregua di una serie televisiva, in questo albo Dylan Dog passa da un caso all’altro, sempre di carattere minoritario, mentre in realtà si sta iniziando a sviluppare quella storia che farà da “scheletro” per la narrazione di questo “Ciclo 666”. O almeno, questa è stata la nostra impressione analizzando gli elementi disseminati tra le pagine.

La donna, il sogno e il grande incubo

Citando una vecchia canzone degli 883 (vi ricordate la copertina del disco che citava proprio Dylan? N.d.r.), in questo albo di Dylan Dog non manca proprio nulla, forse c’è anche troppo. Roberto Recchioni mette in scena un vedo-non vedo, facendo intuire in alcune scene dove potrebbe arrivare questo ciclo 666, strizzando l’occhio a personaggi che non potranno mai uscire di scena per sempre. Consolidata la tecnica tanto amata dalle serie TV, di voler “abbracciare” una puntata con l’altra, qui messa in opera con i rimandi ai vecchi albi, in questo caso Jack Lo Squartatore e Il Fantasma di Anna Never che aprono e chiudono le nuove storie, però, senza che aggiungano veramente qualcosa, oltre ad omaggiare il passato.

Si tratta di un passato che potrebbe anche non tornare come lo ricordiamo, o meglio ancora come è già stato scritto in origine (dopotutto è su questo cardine che si fonda questo “nuovo” Dylan Dog). Di quest’ultima possibilità ne abbiamo prova proprio in questo numero, con un breve accenno a Le notti della Luna piena (Dylan Dog n.3 del 1986), che torna in una forma differente.

Dylan Dog ha sempre amato le citazioni e gli omaggi, al punto di proporre quasi di sana pianta la propria versione a fumetti di celebri romanzi come accade ad esempio in Dylan Dog n.27 - Ti ho visto morire e Dylan Dog n. 138 – Cattivi pensieri rispettivamente ispirati a La Zona Morta e Il Miglio Verde di Stephen King. Quindi dalle parti di Via Buonarroti n.38, potrebbero anche risponderci con il tanto amato-odiato “nun ce rompete” di una volta, quando noi lettori ci lamentiamo del citazionismo presente in Dylan. Ecco, vorremmo soltanto che questi elementi siano meno invasivi, senza essere una costante presente in tutto l’albo, proprio come accade in questo Dylan Dog - 403 con richiami che vanno da Shakespeare a Harry Potter, per poi omaggiare il grandissimo George Romero: per renderci conto, questi tre elementi, li avreste mai messi nella stessa frase? Ecco.

I disegni di Nicola Mari ricalcano bene quell’oscurità e quell'anima un po’ pulp dell’intero albo, con quel tratto inconfondibile che piacerà tutti gli estimatori del fumettista ferrarese. Chiudono l’albo alcune tavole di Sergio Gerasi, che quindi anticipano e aprono il prossimo “episodio” di questo ciclo, con un tratto più morbido, meno marcato e più sfumato,più che adatto a quella che si preannuncia essere una storia a base di fantasmi. Come quello della bella Anna Never. Gigi Cavenago stupisce ancora con una cover che supera di gran lunga la precedente, mettendo in evidenza gli elementi delle due delle storie che fanno contorno.

Dylan Dog 403, la lama, la Luna e l’orco ci è apparso un albo piuttosto eterogeneo nella forma narrativa, costituito da più storie che quasi neanche si intrecciano, ma che delineano ancora di più il carattere del nuovo Old Boy, principiando, in verità, uno scenario molto più ampio al lettore.

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Voto Recensione di Dylan Dog #403 - La lama, la Luna e l’orco



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Caratterizzazione di Dylan ancora più forte;

  • - Si intravede una trama che coinvolgerà gli albi successivi;

  • - Dylan si scontra con l’impossibile, con la realtà e con gli incubi. C’è proprio tutto.

  • - Freddure e citazioni

Contro

  • - Freddure e citazioni

  • - Narrazione a tratti discontinua.

  • - Il modo in cui vengono riproposte le "vecchie storie" potrebbe non piacere.

Commento

Dylan Dog 403, la lama, la Luna e l’orco mette in scena il “nuovo” Dylan Dog con tutti i cambiamenti apportati dal ciclo della meteora, alle prese con un nuovo caso. Ma non si tratta solamente di quel fantomatico “Jack” che avevate lasciato nelle pagine del numero precedente. Questa volta, gli incubi da affrontare saranno molteplici, diversi tra loro e neanche tanto legati, al punto da conferire all’albo una narrazione poco omogenea, pur consolidando alcuni elementi narrativi che andranno a caratterizzare questo nuovo ciclo 666 e quella che potrebbe essere la sua “trama portante”. Le tavole di Mari sono azzeccatissime, soprattutto nella rappresentazione di questo nuovo Dylan barbuto, forse nella sua migliore rappresentazione. Non mancano le sorprese per i vecchi affezionati che continuano a interrogarsi sugli altri comprimari.

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Dylan Dog #403 - La lama, la Luna e l’orco