Hannibal, la cena è servita!

Uno dei personaggi letterari più noti al mondo raggiunge il piccolo schermo con un adattamento che non intacca il valore originale e anzi crea spunti per ulteriori analisi e riflessioni, con uno strabiliante comparto visivo.

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a cura di Andrea Balena

Una rapida ricerca su Internet mostra come l'antropofagia sia una delle ossessioni ricorrenti dell'umanità sin dall'alba dei tempi: le raccapriccianti visioni di uomini che si cibano di carne umana sono presenti in praticamente ogni mitologia e folklore, quasi sempre con un'accezione negativa.

Tra le popolazioni antiche e tribali l’atto era un rituale per acquisire la forza della vittima oppure per renderle omaggio, oppure come sacrificio verso le divinità. Nelle culture occidentali moderne, invece, il cannibalismo è considerato il punto più basso dell'intelletto umano, il passo che fa regredire l'individuo allo stato animale. Non a caso è un carattere ereditato dagli zombie romeriani e da tutto il trend che ne è seguito.

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Nel secolo scorso lo scrittore Thomas Harris creò il personaggio di Hannibal Lecter, il villain che esemplifica al meglio questa ancestrale paura. Sempre in cima nelle classifiche degli appassionati, il Dr. Lecter vince in popolarità sui suoi colleghi dell'horror grazie al suo essere, sostanzialmente, un mostro con una pelle umana. Dietro l'affascinante facciata di psichiatra dotto e uomo di cultura si nasconde un serial killer che caccia per appagare il suo lato animalesco, per poi offrire le sue prede in sfarzose tavolate a ignari commensali.

Il suo notevole intelletto gli ha permesso di agire nell'ombra senza quasi mai venire scoperto, e di ingannare la legge cambiando sempre modus operandi. Una figura così affascinante, complessa e controversa è diventata quasi una ossessione per l'industria dell'intrattenimento, che ha messo in scena per ben cinque volte lo psichiatra cannibale. Rimarrà sicuramente negli annali l'interpretazione di Anthony Hopkins nel Silenzio degli Innocenti, che gli è valsa un Premio Oscar come miglior attore protagonista.

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L'Hannibal televisivo creato da Bryan Fuller (Pushing Daisies e il prossimo Star Trek: Discovery) si basa sull'idea di analizzare la storia sotto una lente differente, concentrandosi più sulle relazioni e la psicologia dei personaggi piuttosto che sulle reali investigazioni. Il materiale letterario è spesso alterato e ampliato, ma non tradito nelle tematiche. Il risultato visivo è un prodotto allucinante e allucinato.

La storia comincia molto tempo prima dell'arresto del dottore raccontato in Red Dragon, con il focus sul lavoro dell'agente dell'FBI Will Graham (Hugh Dancy) e sulla forte empatia che gli permette di scovare i serial killer, seppur a costo del suo equilibrio mentale. Lecter, interpretato dallo spigoloso Mads Mikkelsen, viene chiamato a fare una perizia psichiatrica del protagonista, ma rimane affascinato dalla malleabilità di Graham. Comincia così un lungo e perverso gioco fra i due, nel quale non è mai chiaro chi sia il manipolatore e chi il manipolato e che presto coinvolgerà in maniera violenta tutte le persone intorno a loro.

Il serial propone una struttura cangiante, le cui tre stagioni sono distaccate una dall'altra, con una divisione in atti netta ma mai esplicitata: la prima rimane una crime story procedurale, mentre già nella seconda la struttura dei casi settimanali viene abbandonata in favore di un racconto orizzontale, fino a sublimare nella terza stagione in un racconto in cui anche il fattore tempo si disgrega . Al suo posto, sempre più presente, c’è il flusso di coscienza dei personaggi principali, i quali balzano avanti e indietro nella cronologia degli eventi, rendendo l'ambiente circostante poco più che una quinta teatrale amorfa.

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La relazione fra Will e Hannibal rimane centrale per tutta la vicenda, in un turbinio di emozioni sempre diverse che intercorrono fra i due murder husbands. Uno tocca l'animo dell'altro e lo influenza fino a fargli compiere scelte forti e radicali, che prevedono anche modifiche sostanziali nei loro versanti. Non si tocca mai realmente l'argomento omosessualità, ma mentre la vicenda si evolve i due fantastici interpreti riescono a simulare la tensione fisica e mentale tanto bene da spiazzare continuamente lo spettatore.

Il fiore all'occhiello di questa produzione risiede nella componente visiva: Fuller è uno studioso dell'immagine, e in ogni frame di ogni puntata si può apprezzare la sua cura maniacale dei dettagli e della costruzione scenica. Combinata con una fotografia dalle tonalità fredde, la regia riesce a fornire uno spettacolo visivo vivo e pulsante, che trasforma le innumerevoli scene violente e macabre in veri e propri quadri artistici, ovviamente secondo il raffinato (e malato) gusto estetico di Lecter.

Hannibal è una serie che merita la visione per la sua natura ibrida e in continuo mutamento, come i pensieri di Will Graham. La brusca interruzione dovuta allo scarso interesse del pubblico americano le dona un'aura di genialità incompresa, o perlomeno compresa solo da un piccolo ma motivatissimo fandom che chiede a gran voce una quarta stagione. Per recuperarla in questa afosa estate, cercatela su Premium Crime, canale dell'offerta Mediaset Premium.